Un dialogo lungo, accorato e ricco di spunti quello che Papa Francesco ha tenuto lo scorso 4 gennaio con gli orfani di origine rumena che vengono aiutati dalla Ong “FDP protagonisti nell’educazione”: si trovano quest’oggi su Vatican Insider ampli stralci di quel dialogo che il Pontefice ha tenuto con ragazzini e maggiorenni, tutti accumunati da un passato difficile e traumatico fatto di abbandoni, morte e estrema mancanza di affettività. Confessa di aver pianto il Papa quando ha letto una domanda arrivatagli da un giovane della Romania rifiutato per ben due volte dalla mamma: «Mio papà è morto. Che colpa ho io se lei non mi vuole? Perché lei non mi accetta?», chiede il ragazzo al Santo Padre, che si commuove incontrandolo in Vaticano. «Voglio essere sincero con te. Quando ho letto la tua domanda, prima di dare le istruzioni per fare il discorso, ho pianto. Ti sono stato vicino con un paio di lacrime. Perché non so, mi hai dato tanto; gli altri pure, ma tu mi hai preso forse con le difese basse. Quando si parla della mamma sempre c’è qualcosa… e in quel momento mi hai fatto piangere»; la commozione di un Papa per una semplice e difficile storia di un ragazzino “qualunque” ma che in quel momento rappresentava tutto per Francesco. «Al Papa hanno portato le loro domande sulla vita e sulla morte, sulla malattia e sui peccati, sul dolore provocato dall’abbandono dei propri genitori, le difficoltà di mantenere legami duraturi o di accettare le risposte di una Chiesa che, a volte, sembra costruire “muri” più che “ponti”», spiega la responsabile della Ong Simona Carobene. A quelle domande Papa Francesco ha provato a rispondere con la sua presenza e la sua testimonianza sull’amore che Cristo dona ad ogni singolo individuo.



“NEANCHE DI GIUDA POSSIAMO DIRE CHE NON SIA ANDATO IN CIELO”

«Nella vita ci sono tanti “perché?” ai quali non possiamo rispondere. Possiamo soltanto guardare, sentire, soffrire e piangere», spiega il Papa, sottolineando come spesso è sbagliato e “storto” l’intero sistema sociale nel quale viviamo, «questa povertà spirituale indurisce i cuori e provoca quello che sembra impossibile, che una madre abbandoni il proprio figlio». Ma il Papa rassicura sia quel ragazzo che tutti gli altri pieni di perché e spesso di pochissima speranza per il loro futuro: «tua mamma ti ama ma non sa come farlo, non sa come esprimerlo. Non può perché la vita è dura, è ingiusta. E quell’amore che è chiuso in lei non sa come dirlo e come accarezzarti. Prega perché un giorno possa farti vedere quell’amore; non essere scettico, abbi speranza». In conclusione, Bergoglio affronta un tema spinosissimo che spesso attraversa la quotidianità della Chiesa: un ragazzo ha chiesto al Papa se il suo amico morto nell’orfanotrofio potrebbe essere andato in Paradiso, visto che «Un prete ortodosso ci ha detto che è morto peccatore e per questo non andrà in Paradiso». Francesco di getto replica, «forse quel prete non sapeva quello che diceva, forse quel giorno quel prete non stava bene, aveva qualcosa nel cuore che l’ha fatto rispondere così. Nessuno di noi può dire che una persona non è andata in cielo. Ti dico una cosa che forse ti stupisce: neppure di Giuda possiamo dirlo. Tu hai ricordato il vostro amico che è morto. E hai ricordato che è morto il Giovedì Santo. Mi sembra molto strano quello che hai sentito dire da quel sacerdote, bisognerebbe capire meglio, forse non è stato capito bene… Comunque io ti dico che Dio vuole portarci tutti in Paradiso, nessuno escluso»



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