San Leone di Catania: la storia
Il 20 febbraio si commemora San Leone di Catania, detto il Taumaturgo. Leone nacque a Ravenna nel 709 e morì il 20 febbraio 789 a Catania, città di cui era vescovo. Leone di Catania nacque a Ravenna, da una famiglia molto cattolica e devota che, fin dalla più tenera infanzia, lo spinse a coltivare la Fede e la carriera diocesiana. Infatti, su ordine dei genitori, diventò presbitero e fu mandato a formare la sua istruzione, la sua personalità, il suo carattere e la sua fede in un monastero benedettino. Fin dalla giovane età, Leone si dimostrò sempre un ragazzo di spiccata sensibilità, docilità e mitezza. Accettò sempre di buon grado l’inquadramento nella carriera da religioso e studiò con impegno e dedizione in monastero. Riconoscendogli queste doti, il vescovo di Reggio Calabria Cirillo lo gratificò con la nomina di arcidiacono. All’età di 55 anni ottenne l’onoroficenza a vescovo di Catania e iniziò il suo lavoro in Sicilia. Leone si batteva contro l’eresia, con forza e polso fermo, ma senza mai perdere i suoi tratti distintivi di dolcezza e comprensione.
La devozione
Fu un vescovo molto amato, stimato e acclamato dalla sua comunità che, affettuosamente, lo chiamava il Taumaturgo. Questo soprannome Leone lo conquistò grazie alle sue doti di preveggenza e alla sua capacità di compiere miracoli. I più famosi, ricordati tutt’oggi durante la celebrazione della sua morte nelle città di cui è patrono, riguardano la predizione della morte in fornace di Eliodoro e l’accensione di un incendio nel Tempio di Cerere. Le Scritture testimoniano che il Tempio s’incendiò per la sua sola presenza e volontà. San Leone vanta una vasta schiera di devoti, soprattutto siciliani, che si rivolgono a lui per chiedere la grazia di vedere la propria Fede crescere e mai cadere nella tentazione dell’eresia. È il Santo che s’invoca nei momenti in cui si sente vacillare la propria volontà e la totale devozione a Dio. Si chiede a Lui di poter avere lo stesso coraggio e la stessa Fede che Lui stesso ha avuto, quando si salvò dalle fiamme della fornace in quel momento di morte che aveva predetto anni prima. Leone di Catania sosteneva, infatti, che solo credere ciecamente in Dio avrebbe salvato da morte violenta, e che tutti gli eretici sarebbero morti in malo modo, a dimostrazione della veridicità di queste affermazioni.