Neonata in arresto cardiaco salvata via telefono: episodio eccezionale quello accaduto questa mattina a Borgosatollo, un comune di Brescia. Oggi, giovedì 22 febbraio 2018, una donna madre di cinque figli ha dato alla luce una bimba tra le proprie mura in provincia di Brescia. Uno di questi cinque figli, allarmato dalla situazione, ha chiamato il 112, mentre una vicina è giunta a dare supporto, avvertita dalle forti urla della madre. Come sottolinea Bergamo News, fondamentale l’intervento dell’infermiere della sala operativa 118 di Bergamo Manuel Spinelli. L’infermiere, trentasette anni, ha preso in mano le redini del caso e, da un capo all’altro del telefono, ha iniziato a teleguidare la donna per facilitare il parto. Ma ecco l’inconveniente tragico: essendo in posizione podalica, la bambina nasce in arresto cardiaco. Le sue indicazioni risultano fondamentali: “Appena presa in carico la telefonata ho intuito la complessità della situazione, ma fortunatamente sono riuscito ad instaurare un rapporto di fiducia con la vicina. È stato un lavoro di testa e cuore. Gran parte del merito è stato suo”.



NEONATA IN ARRESTO CARDIACO SALVATA VIA TELEFONO

L’infermiere, di Albano Sant’Alessandro, ha raccontato passo passo la sua azione ai microfoni di Bergamo News: “Come prima cosa le chiedo di asciugare la piccola con un lenzuolo per capire se dava o meno segni di reazione, ma i primi esiti sono negativi. A quel punto iniziamo le manovre di rianimazione. Le chiedo di posizionare le mani al di sotto della schiena, lasciando i pollici al di sopra del torace, a livello dei capezzoli, e di eseguire delle compressioni seguendo il mio ritmo: 1, 2, 3; 1, 2, 3”. Manuel continua a darle le indicazioni, fino all’arrivo sul posto dei soccorritori, anche loro guidati dalle dritte dell’infermiere bergamasco. Fino all’arrivo del pianto della bimba. Ora, sia lei che la mamma, stanno bene, per la soddisfazione dell’uomo: “È una soddisfazione enorme-. A livello professionale rappresenta un’iniezione di benzina non da poco. Inoltre, essendo papà di due bambini, posso soltanto immaginare come si senta la madre”. Ma guai a chiamarlo eroe: “Non deve passare questo concetto perché la differenza l’abbiamo fatta tutti insieme: dall’Areu delle Alpi ai soccorritori, quelli occasionali e quelli che hanno preso in carico e portato a termine con successo le operazioni”.

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