Poliziotti fuori delle chiese nei paesi a maggioranza islamica già ci sono, visto il numero di attentati da parte dei fondamentalisti islamici, purtroppo spesso e volentieri si girano dall’altra parte. Qui in Europa, a parte il caso del povero sacerdote sgozzato durante la messa in Normandia, di attacchi terroristici alle chiese non se ne vedono, ma ce ne sono di altro tipo. Forse arriveremo al punto di tenere le chiese chiuse e mettere il campanello, come fanno le gioiellerie, per vedere chi vuole entrare e decidere così se farlo entrare o no. Di invasioni di edifici religiosi da parte delle femministe ne abbiamo purtroppo visti tanti, soprattutto in Francia, uno dei paesi più anticlericali al mondo. E ancora la Francia è vittima di questi eventi blasfemi. Un trans, appartenente a un gruppo anarchico, sembra, è entrato in una chiesa in abiti succinti, mini pant, maglietta scollata e è andata a sdraiarsi sull’altare dell’edificio, pensando bene di mettere in mostra anche il dito medio.



Insomma, un vero gesto di protesta, coraggioso, ardito, che sfida il potere e la repressione di questa chiesa che ancora oggi usa i metodi della Santa Inquisizione torturando e incarcerando omosessuali e trans. Ma dove? Ma chi li tocca? Fanno tutto loro, combattendo battaglie immaginarie per riempire le loro vite vuote, fatte di una trasgressione che ormai non impressiona nessuno. Ovviamente il commento è sempre lo stesso in questi casi: attaccare la Chiesa è come sparare sulla Croce Rossa, facilissimo e per nulla rischioso. Ma fare una azione del genere in una bella moschea, simbolo di una religione che riduce le donne a oggetti costretti a nascondersi, a non uscire di casa, e che giustifica anche l’uso della violenza su di loro? Mica scemi: sanno bene questi paladini della libertà che nel giro di 24 ore si troverebbero stesi per terra. Ammazzati. La foto del gesto blasfemo è stata pubblicata dall’Osservatorio francese sulla cristianofobia.

Leggi anche

Louis Dassilva, avvocato: "Manca il Dna sul corpo? Elemento favorevole"/ "Potremmo chiedere la scarcerazione"Chiara Petrolini, il datore di lavoro: "Con i miei figli era amorevole"/ "C'è qualcosa che non torna"