Oggi, 23 febbraio venerdì di Quaresima, la Chiese celebra la giornata straordinaria di preghiera e digiuno per la pace indetta da Papa Francesco lo scorso 4 febbraio: per tutti i conflitti nel mondo e in particolare per le popolazioni del Sud Sudan e del Congo dilaniate da guerre civili e terrorismo strisciante lontano di riflettori dei media e della comunità internazionale, Papa Bergoglio ripropone la giornata di digiuno e preghiera come era già avvenuto lo scorso 12 aprile 2017 come forma e sostanza assieme di un maggior impegno a riguardo. Non un attivismo ma una preghiera, non un umanitarismo freddo ma un sincero interesse per l’altro in quanto figlio di Dio come noi, con l’educazione continua della Chiesa nell’essere ricettivi con la realtà multiforme e complesse che ci si presenta davanti. Come ha ricordato lo stesso Pontefice in un recente dialogo con i parroci romani, «io credevo che la pienezza della mia vocazione – ma senza dirlo, adesso me ne accorgo – fosse nel fare le cose, queste. Eh no, c’è un’altra cosa! Non ho lasciato la preghiera, questo mi ha aiutato tanto. Ho pregato tanto, in questo tempo, ma ero “secco come un legno”. Mi ha aiutato tanto la preghiera lì, davanti al tabernacolo».
L’APPELLO DI PAPA FRANCESCO
Ecco dunque l’appello che il Papa ha rivolto per la giornata di oggi dove ogni cristiano è chiamato a riunirsi in preghiera e osservare una libera e varia forma di digiuno personale per provare a seguire l’invito della Chiesa nel rendersi più prossima ai fratelli trucidati in Sud Sudan e Congo, ma anche alle tantissime vittime di questi ultimi giorni in Siria tra Afrin e Ghouta (con i bombardamenti della Turchia di Erdogan). «Dinanzi al tragico protrarsi di situazioni di conflitto in diverse parti del mondo, invito tutti i fedeli ad una speciale Giornata di preghiera e digiuno per la pace il 23 febbraio prossimo, venerdì della Prima Settimana di Quaresima. La offriremo in particolare per le popolazioni della Repubblica Democratica del Congo e del Sud Sudan», parlava così il Pontefice dal balcone di Piazza San Pietro. Precisa poi, «Come in altre occasioni simili, invito anche i fratelli e le sorelle non cattolici e non cristiani ad associarsi a questa iniziativa nelle modalità che riterranno più opportune, ma tutti insieme. Il nostro Padre celeste ascolta sempre i suoi figli che gridano a Lui nel dolore e nell’angoscia, «risana i cuori affranti e fascia le loro ferite» (Sal 147,3).
Rivolgo un accorato appello perché anche noi ascoltiamo questo grido e, ciascuno nella propria coscienza, davanti a Dio, ci domandiamo: “Che cosa posso fare io per la pace?”. Sicuramente possiamo pregare; ma non solo: ognuno può dire concretamente “no” alla violenza per quanto dipende da lui o da lei. Perché le vittorie ottenute con la violenza sono false vittorie; mentre lavorare per la pace fa bene a tutti!». Da ultimo, l’appello spiega come nel mondo di oggi chi lotta davvero per la vita e non per la logica di scarto e morte è sempre più lasciato solo e “abbandonato”: «ogni giorno si fanno più leggi contro la vita, ogni giorno va avanti questa cultura dello scarto, di scartare quello che non serve, quello che dà fastidio. Per favore preghiamo perché il nostro popolo sia più cosciente della difesa della vita in questo momento di distruzione e di scarto dell’umanità».