Negli ultimi giorni, le notizie riguardanti aggressioni a scapito di professori e professoresse da parte di genitori di alunni si sono moltiplicate, con numerosi casi registrati in tutta Italia. La trasmissione Le Iene, in un servizio dell’inviato Silvio Schembri ha voluto approfondire l’argomento intervistando uno dei docenti aggrediti ma sentendo anche le ragioni del genitore intervenuto violentemente in difesa del proprio figlio. A prendere per primo la parola è stato Giuseppe, docente di matematica in una scuola del Nord Italia, il quale ha raccontato ai microfoni del programma la sua versione dei fatti, supportata anche da alcuni testimoni che hanno assistito alla vicenda. Secondo il regolamento della scuola dice quando c’è la ricreazione i ragazzi in caso di bel tempo escono dall’atrio e raggiungono il cortile. Quel giorno tocca a Giuseppe controllare gli alunni durante l’intervallo e dopo averli fatti tutti uscire si accorge che ce n’è uno che non ha alcuna intenzione di seguire i compagni fuori. Si tratta di un alunno, figlio di genitori rom, tra i 12 e i 13 anni e che nonostante l’invito del prof non intende muoversi giustificandosi e dicendo di avere freddo.



Il docente a quel punto lo invita a prendere il giubbotto: “ho appoggiato la mano sulla spalla e l’ho accompagnato fuori come farebbe un papà con il proprio figlio”, ha raccontato Giuseppe. Lui, di contro, lo avrebbe guardato con “due occhi pieni d’odio” e il desiderio di fargliela pagare. Due giorni dopo l’accaduto, la famiglia del ragazzo si presenta a scuola: “Hanno cominciato ad offendere”, ha spiegato il prof. Il padre dell’alunno lo avrebbe preso per un braccio e mentre tentava di liberarsi il fratello 16enne lo avrebbe compito dietro la testa. A quel punto, mentre l’insegnante si girava per capire chi lo avesse colpito il padre dell’allievo gli assestava un altro schiaffone facendogli volare gli occhiali. Il tutto condito da minacce verbali molto pesanti.



GENITORE ROM PICCHIA IL PROF DEL FIGLIO, LA SUA VERSIONE

La iena Schembri, dopo aver sentito la versione del professore ha poi voluto ascoltare le ragioni del papà del bambino. “Lui non voleva uscire perché aveva i pantaloni con i buchi, strappati, e sentiva freddo e il professore ha toccato brutalmente mio figlio”, ha spiegato il genitore, secondo il quale quelli non erano affatto “spintoni normali” ma “colpi per buttarlo fuori”. Secondo l’uomo, dunque, il prof non si sarebbe limitato a mettere una mano sulla spalla. “Io gli volevo chiedere dove ha preso il potere di mettere le mani addosso a mio figlio”, ha proseguito il rom. Dopo aver invitato il professore a seguirlo fuori per fargli vedere in che modo ha spintonato il ragazzo, “ha cominciato ad alterarsi”, ha raccontato il padre che ha ammesso il colpo alla nuca assestato dall’altro figlio maggiore. A quel punto, dopo la minaccia dell’insegnante di denunciarlo, “ho dato uno spintone e gli ho detto è così che hai spinto mio figlio?”, ha aggiunto. Ma perché non è stato lui a denunciare l’insegnante?, ha chiesto la iena. “Noi siamo i discriminati… siccome sono un rom sono sempre discriminato”, ha proseguito il genitore. Poi, senza mezzi termini, ha aggiunto: “Sicuramente lo avrei pestato. Non sono un genitore come voi italiani che girano in mutante… io non mi sento italiano”. Cosa avrebbe insegnato in questo modo al figlio? “Gli ho fatto vedere che ha un padre che per lui fa di tutto. Io per due giorni son stato così male che non riuscivo a dormire la notte. Non dopo ma prima, quando ho saputo quello che aveva fatto a mio figlio. Non vedevo l’ora che arrivasse sto giorno che lui (il professore, ndR) ci fosse”. Quindi l’inviato ha interpellato la madre del ragazzo: “Tutti i professori non devono alzare le mani ai bambini. Ho insegnato a mio figlio che se ha un problema è giusto risolverlo in questo modo. Il problema si risolve alzando le mani”.



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