Gli scandali sono due, uno ovviamente più grave dell’altro ma comunque entrambi “malevoli”: da un lato le accuse dell’escort Francesco Mangiacapre che prima sul fronte “Don Euro” e poi con un dossier di 1300 pagine su oltre 50 preti gay del sud Italia rivela la presenza di una fascia perversa e pericolosa di alcuni sacerdoti di Santa Romana Chiesa. Dall’altro proprio questa denuncia: Mangiacapra è uno gigolo che a pagamento milionario va con sacerdoti, seminaristi e anche semplici cittadini privati. Lo fa di mestiere, dopo aver abbandonato la professione di avvocato, e si fa pagare per questo anche molto bene: è chiaramente illegale la sua “professione” (si tratta di soldi completamente in nero, ogni tanto occorre ricordarlo) ma da mesi ormai il “marchettaro” (come si faceva chiamare nel suo stesso libro dove svelava i primi scandali nella Chiesa del Sud Italia) cerca ospitate e poltrone tv dove raccontare le sue storie e mostrare le prove di sacerdoti che “sporcano” la tonaca con atteggiamenti ignobili. Qui si fanno distinzioni, è chiaro: voler segnalare le due cose non significa negare una delle due realtà. Se infatti condanniamo le scelte drammatiche e perverse di alcuni preti lontani dal voto di castità sacerdotale, non vuol dire che “appoggiamo” in toto il “metodo Mangiacapra”, e anche viceversa non “santificare” il testimone-gigolo non significa fare finta che gli scandali da lui dimostrati di oltre 50 preti non esistano.

IL METODO “MEDIATICO”

In questa cultura “banalizzante”, spesso se non quasi sempre bisogna prendere posizione e dietro quella trincerarsi: invece ogni tanto ci vorrebbe la libertà di dire che non esistono “monoliti”-verità ma che la stessa verità alberga in più punti. Il metodo usato dall’escort napoletano che un giorno si e l’altro pure parla degli scandali sessuali della Chiesa, non è esattamente quello che giudichiamo “un buon servizio giornalistico”, fatto di allusioni, violazioni di privacy e creazione di un “circo mediatico di sputtanamento” (perdonate il termine, ndr) con cui i giornali “beoni” sfruttano appieno. Di contro, quanto denunciato da Mangiacapra è davvero ripugnante per il grado di perversione che alberga in alcuni, ripetiamo non tutti, sacerdoti di diocesi del sud Italia. «Redigo questo catalogo di mele marce non con l’intento di gettare fango sulla Chiesa ma con quello di contribuire a estirparne il marcio che contaminerebbe tutto quanto c’è di integro. Al solito i presuli si svegliano solo quando si montano i casi mass-mediatici: l’atteggiamento di quei vescovi già informati e che ancora non hanno preso provvedimenti è omertoso perché un vescovo, informato con dovizia di particolari su un sacerdote soggetto alla sua giurisdizione, si muove con premura e affetto e non interviene con forza solo quando scoppia uno scandalo», scrive lo stesso gigolo nella presentazione del dossier da più di 1300 pagine fatto di foto, chat segrete, appuntamenti e video presentato alle varie Diocesi per provare a far luce su vari casi.

LE NUOVE PROVE

L’intento è anche nobile, la modalità usata forse, molto meno: in una nuova ospitata a La Zanzara su Radio 24, Mangiacapra rivela altre prove nuove dopo il dossier presentato: «La cosa più squallida che ho visto è un sacerdote che ha eiaculato davanti alla statua della Madonna di Fatima. Questo l’ho visto con i miei occhi, e ci sono le prove. E poi orge tra loro e con seminaristi. E fanno sesso anche in Chiesa». Mangiacapra si professa ateo ma interessato a far venire fuori le mele marce: in questo gli va riconosciuto che non intende attaccare la Chiesa in toto, ma solo chi reputa responsabile di comportamenti indegni. Resta però il dubbio sulla modalità “mediatica” attuata: se realmente l’intento è quello detto da Mangiacapra, la scelta di rivelare a tutti i giornali e le tv le pagine del dossier non è certamente la scelta più adatta per far distinguere mele marce da perfetti innocenti. «Non faccio nessuna denuncia alla procura – insiste-  ma alla Curia perché si tratta di peccati. Molti di questi preti quando dicono Messa puntano il dito contro la libertà sessuale di quelli come me che contribuiscono a fargli mettere il c.. dove vogliono». Vi risparmiamo altri dettagli, ormai avete capito, ma vi riportiamo il suo ultimo pensiero rivolto a Cruciani in diretta radio: «Dimostro che i preti dicono di conoscersi, aiutarsi, una mutua assistenza tra di loro. Pedofilia? Quando ho denunciato qualche prete il vescovo ti risponde: ci sono minorenni? L’unica loro preoccupazione, giusta, è la pedofilia. Per il resto tollerano fino a quando non scoppia lo scandalo mediatico. Ma se sei un esempio per una collettività bisogna dar conto dell’abito che si porta». Proprio sicuri che non vi sia una malcelata volontà di “notorietà”?