C’è una famiglia intera che ancora l’aspetta, ma di Maria Chindamo non c’è da traccia ormai da anni. Era il 6 maggio 2016: l’imprenditrice agricola di Laureana di Borrello, in provincia di Vibo Valentia, si era recata ad un appuntamento nella sua azienda. Neanche il tempo di scendere dalla sua auto per aprire il cancello, il tempo di lasciare aperta la vettura con il motore acceso, che qualcuno l’ha aggredita facendola svanire nel nulla. Le tracce di sangue ritrovate sulla portiera dell’auto lasciano pochi dubbi sul fatto che Maria sia stata portata via con la forza, anche perché mai avrebbe abbandonato i suoi 3 figli, quegli stessi figli che ancora continuano a chiedere di lei alla nonna. Ma proprio adesso, quando la rassegnazione sembrava aver messo le tende, ecco una svolta nelle indagini: gli investigatori avrebbero appurato che l’unica telecamera di sorveglianza presente sul posto, quella che affaccia proprio sul cancello, sarebbe stata manomessa.
IL FRATELLO DI MARIA, “ASSASSINI IN LIBERTA'”
A parlare di questa presunta manomissione della telecamera di sorveglianza è stato, ai microfoni di Storie Italiane, il programma condotto su Rai Uno da Eleonora Daniele, il fratello di Maria Chindamo, Vincenzo:”Seguiamo con attenzione ogni fase di tutta la storia perché soffriamo tanto. Su un settimanale c’è una novità per quanto riguarda la manomissione della telecamera. Quelle che puntavano sul cancello sono state manomesse qualche ora o giorno prima. Questa notizia è importantissima”. Effettivamente, se questa notizia fosse confermata, si avrebbe la certezza che l’aggressione ai danni della Chindamo è stata premeditata:”Una cosa è certa – ha detto Vincenzo – Maria davanti al cancello è stata aggredita brutalmente, forse fatta a pezzi e fatta sparire. Nessuno ha visto niente: questi non-uomini che hanno compiuto questo brutale crimine sono ancora liberi e lo Stato ce li deve togliere da torno, perché sono un pericolo per noi e la comunità”.