ROMA SOTTO LA NEVE. Va bene, i torinesi e i milanesi ridono. Che dire, poi, dei veneti di Campoluzzo, che tocca -41 gradi e segna il record italiano del freddo. I venti centimetri che hanno imbiancato Roma per qualche ora sono un nonnulla, e possono sfottere a bell’agio. Però l’invidia è un difetto e un peccato, che rovina la vita a chi la prova. Dunque, raccontiamo davvero la giornata romana.
Ti svegli, vedi un’alba che attarda, e svela un mondo incantato, le strade intonse, le macchine coperte, il silenzio. Impossibile buttarsi in strada, inutile sperare nei mezzi di trasporto pubblico, se abiti lontano dalla metro puoi solo appallottolarti in un maglione caldo, goderti il tuo cappuccino, guardando fuori. Poi, riesumi stivali galoches e moon boot d’antan, e scendi in strada.
La rara gente che incontri saluta come se abitasse un paese, sorride, nessuno si lamenta, nessuno corre perché rischia lo scivolone, l’unico caffè aperto alle 8 accoglie con carineria gli avventori, sfornando cornetti come doni natalizi. I bambini sono entusiasti, si sono svegliati di buon’ora e guardano stupiti. I ragazzi appena ci si può spostare tentano pure lo slittino o i sacchi di plastica per discese improvvisate, scatenando la creatività. Fa freddo, e il vento trasforma i fiocchi sugli alberi in nuove nevicate, turbina la neve e le guance si arrossano, pare il dì di festa.
Per carità, è drammatico se cadono gli alberi per mancato controllo, se si fermano i bus per scarsa manutenzione, se chi ha bisogno non può essere assistito e curato. Credo si sia fatto l’impossibile, sentendo amici medici e infermieri negli ospedali.
Capita di rado, ma tutte le volte riarde la polemica: eppure lo sappiamo, Roma non può dotarsi di decine di spazzaneve da usare una volta ogni sei anni. Facile indignarsi se abiti ad Aosta e gli spazzaneve sono abituali quanto da noi i sight seeing zeppi di giapponesi. Le scuole chiudono due giorni di fila, scandaloso. In effetti, toccherebbe vedere caso e caso, ma le ordinanze si sa, sono generali e generiche. Meglio due giorni a casa che gambe rotte e code che intasano le strade gelate. Mi pare più grave far perdere scuola ai bambini per le elezioni, dato che lo Stato avrebbe altre soluzioni, dalle anagrafi alle caserme, per ottemperare all’esercizio del voto.
La sindaca è a Città del Messico: sta sul pezzo, si diceva stamattina, è laggiù a parlare di clima…E se Burian impazza non è perché anticipa una nuova era glaciale, ma per sconvolgimenti climatici che, con buona pace dei negazionisti, hanno purtroppo a che fare con il riscaldamento globale. Ora, io credo che il sindaco di Roma come di Caserta o Trieste, dovrebbe starsene nella sua città, pronto alle emergenze, soprattutto quando sono largamente profetizzate; e lasciare il clima a meteorologi e studiosi, dato che poi come sappiamo le conferenze non servono a nulla, e dubito che l’apporto della Raggi, pur così esperta in ponentino e miasmi della capitale, fosse fondamentale.
Dev’essere il tallone d’Achille dei sindaci romani: vanno all’estero quando nevica, si può dire, cioè quasi mai; eppure sempre quando nevica. Cadrà sul tempo anche la Raggi, come già Alemanno e Marino. Quelli del Pd sono meglio anche in questo, si sa, loro governano anche il clima… Si fa per scherzare, naturalmente.
Ma lasciateci dire che questa giornata di bianco romano è stata un regalo, un’occasione, una bellezza. Tanta gente aveva lo sguardo all’insù, una volta tanto; tanta aveva voglia di chiacchierare, di chiamare gli amici; tanta ha raccolto coperte e maglie pesanti per i volontari che si curano dei clochard. Si sarà perso tempo, e talvolta fa bene. Aiuta a guadagnare la vita.