I responsabili della basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme – Theophilos III e Nourhan Manougian, rispettivamente patriarca greco-ortodosso e armeno di Gerusalemme, e il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton – hanno deciso ieri notte la riapertura del luogo più caro alla cristianità di tutto il mondo, la basilica del Santo Sepolcro, riapertura che si è tenuta stamane alle 4 di mattino. Ci sono voluti tre giorni di battaglie contro lo stato israeliano con la chiusura del luogo santo per protesta: il governo e la municipalità di Gerusalemme hanno sospeso le misure fiscali che penalizzano le chiese e le tasse sui beni immobili che non siano luoghi di culto. Un po’ come si voleva fare in Italia e ancora si tenta. E’ stato deciso poi un gruppo di lavoro per trovare una soluzione definitiva al caso. E’ previsto anche un incontro con il ministro della cooperazione generale che sovrintende i rapporti con le Chiese cristiane “per garantire che la nostra Città Santa, dove la nostra presenza cristiana continua ad affrontare sfide, resti un luogo dove le tre fedi monoteiste possono vivere e prosperare insieme” si legge nella nota ufficiale diffusa dai tre leader.
Ma non è finita qui. Il sindaco di Gerusalemme in particolare aveva portato avanti lo scontro, sostenendo che le chiese di Gerusalemme hanno un debito pari a 152 milioni di euro, ma adesso ammette che a dover essere tassati saranno solo gli hotel e le attività commerciali di proprietà delle chiese. Il problema, dice il patriarca greco ortodosso, che adesso tutte queste proprietà rischiano di essere espropriate sulla base “di una serie di scandalosi avvisi e ordini di sequestro delle proprietà delle Chiese e dei conti bancari per presunti debiti per punitive tasse municipali. Questo ci richiama alla memoria tutte le leggi della stessa natura che sono state applicate agli ebrei nelle ore buie dell’Europa”.