Perché il capitano Ultimo, Sergio De Caprio, ha rifiutato il titolo di Cavaliere della Repubblica che gli era stato dato a giugno? Il carabiniere, oggi colonnello, ha comunicato di non volere più l’onorificenza. Lo ha annunciato il Quirinale, che nella nota parla «rinuncia da parte dell’interessato». Stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, sulla decisione potrebbe aver forse influito quanto accaduto nell’inchiesta Consip che ha coinvolto alcuni ufficiali del Noe, fino a poco tempo fa suoi diretti collaboratori. In particolare, c’è il capitano Scafarto, accusato di aver falsificato alcune informative e sospeso. L’indagine in questione ha convinto i vertici dei servizi segreti, dove Ultimo era stato impiegato, a restituirlo all’Arma. Un provvedimento condiviso da De Caprio, il quale affermò che «era stato sollecitato» per impedire polemiche. E che invece ha deciso poi di contrastare platealmente. (agg. di Silvana Palazzo)
SERGIO DE CAPRIO RINUNCIA ALL’ONORIFICENZA
Con un messaggio chiaro e netto, Sergio De Caprio il carabiniere e oggi colonnello che nel 1993 arrestò Riina e conosciuto con l’appellativo di Ultimo ha rifiutato categoricamente il titolo di Cavaliere della Repubblica che gli era stato concesso con decreto presidenziale del 2 giugno scorso. Rivolgendosi a Mattarella, dunque, Ultimo ha fatto sapere: “Gentilissimo presidente della Repubblica, nel ringraziarla per l’onorificenza mi vedo costretto a non accertarla per valutazioni strettamente personali. Con umiltà le porgo deferenti saluti, con profondo rispetto per ciò che lei rappresenta e con ammirazione per come ha saputo affrontare le sofferenze che la vita le ha imposto”. Con queste parole il colonnello ha così obbligato il Quirinale a revocare il decreto. Sebbene non abbia voluto commentare, spiega Corriere.it, i pochi con cui ha parlato hanno riferito la sua enorme sorpresa anche in riferimento al fatto che una decisione ormai vecchia possa venire a galla solo ora. Ai suoi fedelissimi avrebbe detto: “Mi chiamo Ultimo perché non voglio essere il primo e non voglio premi”. Poi avrebbe aggiunto agli stessi amici: “Io sono un mendicante, un povero. Questo tipo di riconoscimenti sono di un mondo che non mi appartiene”. Non è un premio, dunque, ciò che più desidera Ultimo, che sembra accontentarsi piuttosto dello sguardo della gente e di una pacca sulle spalle. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
MATTARELLA ANNULLA IL DECRETO
Sergio De Caprio, in arte, Capitano Ultimo, ha rinunciato al titolo di Cavaliere. Una mossa a sorpresa quella dell’ex vertice del Crimor, famoso per essere riuscito a mettere le mani sul capo dei capi di Costa Nostra, il notissimo boss Totò Riina, tutt’ora in carcere dopo una serie di ergastoli. Dopo tale decisione il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non ha potuto far altro che annullare l’onorificenza concessa lo scorso 2 giugno 2017, in occasione della Festa della Repubblica. Il decreto è stato annullato lo scorso 29 dicembre, e la notizia è emersa solo in queste ore, svelata dai colleghi del quotidiano La Repubblica. Quello dell’ex carabiniere è stato un arresto storico, che è però sfociato in scenari impensabili; lo stesso Ultimo, infatti, finì sotto processo per favoreggiamento alla mafia per la mancata perquisizione del covo di Riina, ricevendo però l’assoluzione. In seguito, a finire nel mirino degli inquirenti, fu l’ex generale del Ros, Mario Mori (processo tutt’ora in corso), per la trattativa tra pezzi delle Istituzioni e la mafia.
IL RITORNO NEI CARABINIERI NEL 2017
Una carriera costellata da diversi punti oscuri quella di De Caprio, come ad esempio il suo ritorno nell’Arma dei Carabinieri nel luglio dello scorso anno, con conseguente addio ai servizi segreti. Secondo la versione “ufficiosa” Ultimo sarebbe rientrato nello storico corpo militare per via di un rapporto di mancata fiducia fra i vari soggetti. La versione ufficiale racconta invece di una decisione presa in autonomia da De Caprio e da altri sui colleghi, di tornare appunto ad indossare la divisa dei Carabinieri. Misteri che probabilmente non verranno mai svelati, o forse, su cui si farà luce solamente fra molti anni, come spesso e volentieri accade in questi casi. La cosa certa è che dal quadro generale emerge un chiaro conflitto di interessi fra reparti, che probabilmente hanno portato ai problemi che sono sorti in seguito: questioni di competenze, responsabilità, e probabilmente invidia, dispetti e malignità varie.