La notizia ha trovato ampio risalto su molti siti. Elon Musk, il patron visionario di Tesla e di Space X, in pochissimi giorni è riuscito a vendere via internet 20mila lanciafiamme come gadget aziendali, al prezzo di 500 euro cadauno, guadagnando da questa operazione (nata — secondo lo stesso Musk — solo per scherzo), la bellezza di 10 milioni di dollari. Solo un’innocua sfida commerciale, stramba quanto si vuole, ma perfettamente in linea con il personaggio? Solo una curiosità rilanciata dalla rete, dove la stravaganza attira, seduce, conquista? Oppure un “segno dei tempi” che stiamo vivendo? Prima di rispondere un paio di premesse sono d’obbligo.
Premessa numero uno: Elon Musk è “l’uomo che sta creando il futuro” (Ashlee Vance), è l’imprenditore per antonomasia che incarna il detto “Le buone idee sembrano sempre folli finché non lo sono più” (Larry Page dixit), è il fondatore di società come PayPal, diventata la protagonista assoluta dei pagamenti online, come Tesla, che ha sviluppato la prima auto integralmente elettrica, come SpaceX, un’impresa spaziale che si è posta l’obiettivo di colonizzare Marte. Un creativo, eclettico e pragmatico; un Re Mida che vuole trasformare in oro (business) tutto ciò che tocca (invenzioni, sogni, follie, sfide, missioni tecnologiche impossibili).
Premessa numero due: agli americani le armi piacciono, le comprano, le tengono in casa e le usano. Per noi europei (lo diceva anni fa lo storico e politologo Robert Kagan, “Gli europei vengono da Venere, gli americani da Marte”) è una cosa incomprensibile, ma fa parte del Dna di quel Paese, quel lottare duramente per conquistare e difendere ogni centimetro di terra, di business, di affetti: non a caso il football, l’apoteosi dell’avanzare yard dopo yard, è la quintessenza dello spirito di frontiera tipico degli americani.
Bene, fatte le due doverose premesse, ecco il punto. Che non è tanto perché a Musk sia venuta l’idea stramba di vendere degli aggeggi che sputano fuoco a qualche centimetro di distanza per sconfiggere orde di zombie invasori. No, a colpire è il fatto che in poche ore in tanti si siano affrettati ad acquistare l’arma. E che arma: non una pistola o un mitragliatore, bensì un lanciafiamme. Uno strumento di incenerimento, di annientamento, di azzeramento. Speriamo che a nessuno, benché sia un gadget, venga voglia di utilizzarlo, ma questa “corsa” al lanciafiamme è un po’ l’esemplificazione plastica di come, tante volte, noi intendiamo i rapporti con gli altri, con la realtà, con il pezzo di mondo con cui quotidianamente veniamo a contatto. Quante volte, non sapendo abbracciare l’altro, vorremmo abbracciare qualcosa per disfarcene? Quante volte, volendo evitare la fatica di costruire rapporti, superare distanze, perdonare errori, creare relazioni, gettare ponti, dialogare senza dialettizzare, preferiremmo mandare tutto all’aria, cancellare con un colpo di spugna fatiche, incomprensioni, asperità e differenze?
Dubito che Elon Musk abbia letto Cecco Angiolieri (“s’i fossi foco / arderei ‘l mondo“); ho la quasi certezza che non abbia mai sfogliato la biografia di Louis de Wohl su santa Caterina da Siena (La mia natura è il fuoco). Probabilmente, però, avrà avuto tra le mani il romanzo La strada, di Cormac McCarthy: “Ce la caveremo, vero, papà? Sí. Ce la caveremo. E non succederà niente di male. Esatto. Perché noi portiamo il fuoco”. Ecco, non abbiamo bisogno di un lanciafiamme (per incenerire il mondo); abbiamo bisogno di un cuore, ardente, per infiammarlo, di bene, di bellezza, di giustizia, di verità. Le “fiamme” che ogni giorno dovremmo irradiare intorno a noi.
(Marco Biscella)