La comunità nigeriana è sotto choc, come del resto l’intera cittadinanza di Macerata dopo i gravissimi fatti delle ultime 48 ore: in una breve intervista all’Ansa, ha voluto parlare il responsabile della associazione multiculturale Anolf, presente anche lui al momento del raid razzista di sabato pomeriggio. «Avevamo organizzato un’iniziativa di solidarietà con la famiglia di Pamela. Ma abbiamo dovuto rinviarla, perché abbiamo paura»; è incredibile e inquietante quando racconta di quei particolari minuti di terrori passati sotto il fuoco incrociato della follia razzista di Luca Traini. «Abbiamo sentito gli spari, ma non ci abbiamo fatto troppo caso. Siamo andati in ufficio. Dopo 5 minuti mi chiama il titolare del bar di via Verdi e mi dice ‘Ci stanno ammazzando, ci stanno sparando addosso”». Secondo il sindaco di Macerata, Romano Carancini, la situazione è tutt’altro che “tranquilla” per i prossimi tempi: «Ci hanno messo duramente alla prova, colpito e ferito. È vero, ci sono tantissimi stranieri qui, fino a qualche anno fa non era così, ma noi politici dobbiamo stare attenti ai messaggi che lanciamo. La propaganda di Matteo Salvini purtroppo sta avendo successo. Qui prima la Lega non esisteva, invece adesso sì. Poi arriva un pazzo e spara in mezzo alla strada».
IL DOLORE E LA PAURA DEI FERITI
Emergono in queste ore lacune testimonianze da chi ieri mattina ha subito uno degli attacchi più biechi mai visti a memoria recente nel nostro Paese: sono tutti vivi, per fortuna, gli uomini e le donne colpite dai proiettili di Luca Traini nei tragici momenti di Macerata. Tra di loro c’è anche Jennifer Otioto, 29 anni e nigeriana di origine: sta bene, ma la sua permanenza a Macerata ora non sarà più come prima, «Sono scioccata, impaurita, non so che fare. Non so perché è successo tutto questo: è stato terribile», spiega Jennifer, come anche gli altri ragazzi giovani colpiti dalla follia fascista. «Forse domani (oggi, ndr) mi dimettono, ma io ho paura», spiega un connazionale, Gideon Azeke. Intanto, si riapre ancora la polemica politica dietro i fatti di Macerata, con Matteo Salvini che replica cosi alle polemiche giunte in queste ore: «C’è una sinistra che ha pianificato una sostituzione di popoli perché hanno bisogno di schiavi per lavorare. Io invece lavoro perché in Italia ci siano regole, ordine e buon senso».
MENTANA, “NESSUNO PARLA DEI FERITI”
Enrico Mentana qualche ora dopo i fatti orrendi di Macerata ha voluto lasciare un commento al vetriolo su Facebook contro non solo lo stesso autore del gesto folle razzista, ma anche contro i media e i primi “racconti” della tentata strage nelle Marche. «Mia mamma era di Macerata, e siccome apparteneva a una minoranza a rischio di vita dovette nascondersi per un anno con la madre il padre e la sorellina in un fienile sui monti, fino alla Liberazione. Tutti oggi parlano dello sparatore, per dargli del terrorista, del fascista, del pazzo o della testa calda, dell’isolato o del cittadino esasperato, o perfino del vendicatore. Nessuno parla dei feriti, di chi sono, che storie hanno, come stanno», scrive su FB il direttore del tg di La7, che poi affonda definitivamente nella seconda parte del post. «Sono “gli invasori”. Il sopruso sta anche nell’aver criminalizzato l’accoglienza, nell’aver creato un clima di odio per chi arriva, nell’aver infangato le Ong, nel promettere di ripulire l’Italia senza essere nemmeno in grado di ripulire le proprie liste. L’Italia che specula sulla paura attua un gioco molto rischioso per tutti». Luca Traini ma anche chi volendo attaccare Traini si dimentica dei feriti, le uniche vere vittime di questa brutta vicenda (assieme a Pamela Mastropietro).
GRASSO, “SE FOMENTI RAZZISMO, POI QUALCUNO SPARA”..
Dopo la perquisizione in casa di Luca Traini è stato trovato di tutto: la sparatoria e il raid razzista a Macerata (ecco qui tutta la cronaca delle ultime ore) non è un caso “isolato”, vedendo cosa aveva nel suo appartamento il 28enne marchigiano ora in carcere accusato di tentata strage con l’aggravante del razzismo. Una copia del Mein Kampf di Adolf Hitler, una bandiera con croce celtica e notevoli pubblicazioni legate all’estrema destra: i carabinieri di Tolentino hanno trovato un autentico “arsenale” fascista che lascia ben poco spazio alla “casualità”. Traini ha affermato, «Ero in auto e stavo andando in palestra quando ho sentito per l’ennesima volta alla radio la storia di Pamela. Sono tornato indietro ho aperto la cassaforte e ho preso la pistola»: una vendetta per lui, una follia e una mezza strage per tutti gli altri. Stamattina Forza Nuova si è schierata del tutto a fianco di Traini, «lo sosteniamo e lo aiuteremo nelle spese legali, bisogna reagire all’immigrazione», mentre CasaPound – l’altro fronte dell’estremismo neofascista – si schiera sull’esatta sponda opposta. «Il gesto dello squilibrato che a Macerata ha aperto il fuoco sugli stranieri va condannato senza esitazioni, si tratta di un atto criminale per cui non ci sono giustificazioni», spiega Gianluca Iannone, leader di CasaPound intervistato da Libero. «Affermiamo altresì che il responsabile della sparatoria di Macerata non è tra i tesserati di CasaPound, come qualcuno ha affermato, e che il movimento si tutelerà legalmente contro ogni illazione in questo senso», spiega ancora Iannone. Intanto Pietro Grasso, alla presentazione dei candidati di LeU per le Regionali nel Lazio, commenta ancora i fatti di Macerata: «Se fomenti fascismo e razzismo, uno che spara rischi di trovarlo. Noi siamo contro gli irresponsabili, la solidarietà di Forza Nuova è oltre ogni limite», con evidente riferimento a Salvini e la destra xenofoba italiana.
MAMMA DI PAMELA MASTROPIETRO: “MIA FIGLIA SAREBBE INORRIDITA”
Ha parlato, dopo cosi tanto dolore visto in solo qualche giorno, la mamma di Pamela Mastropietro: eppure, dopo l’uccisione in quel modo orrendo della figlia, Alessandra Verni ha ancora la forza di “commentare” quanto avvenuto per le vie di Macerata. «Chiediamo solamente giustizia, pene esemplari per chi ha ucciso e fatto a pezzi nostra figlia. Ma condanniamo fermamente l’attacco di ieri»: le hanno chiesto i giornalisti cosa ne pensa della sparatoria contro gli stranieri a Macerata e cosa ne pensa di quanto Luca Traini ha potuto generare da solo in una mattinata di lucida follia. «Non siamo razzisti e anche Pamela se fosse ancora viva sarebbe inorridita per questo atto di odio»; le parole di mamma Alessandra colpiscono per la tempistica e la capacità incredibile di poter andare oltre il proprio dolore personale, che è fortissimo. «Non vogliamo altro sangue né alcuna vendetta, e inon strumentalizziamo un momento del genere per fare politica, anche perché di mezzo c’è la vita di una ragazzina e una famiglia che sta soffrendo». Fa specie invece leggere qual’è l’unico politico che l’ha contattata in queste ore in forma privata: «ci ha fatto piacere la chiamata di solidarietà della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. L’unico esponente politico che ci ha chiamato».