Luca Traini voleva andare in tribunale e uccidere Innocent Oseghale, il nigeriano presunto assassino di Pamela Mastropietro, ma avrebbe cambiato idea all’ultimo e quindi ha cominciato a sparare contro ogni persona di colore che incrociava per strada. Questo è quanto ha raccontato lo stesso Traini nelle dichiarazioni spontanee che ha rilasciato ai carabinieri dopo l’arresto. Il procuratore di Macerata Giovanni Giorgio ha anche spiegato che Luca Traini ha sparato contro la serie del Pd e verso alcuni esercizi commerciali che erano frequentati da immigrati o erano luoghi dove si spacciava droga. L’avvocato Giancarlo Giulianelli ha però smentito che Traini mediasse di uccidere Oseghale. «Non mi risulta», ha detto uscendo dal carcere di Montacuto. Il legale ha condannato l’azione «scellerata» del suo assistito, giudicandola come «punta di un iceberg». Giulianelli ha spiegato che «politicamente c’è un problema: mi ferma la gente a Macerata per darmi messaggi di solidarietà nei confronti di Luca. È allarmante ma ci dà la misura di quello che sta succedendo». L’avvocato ha chiesto a Luca Traini se si fosse reso conto di quello che ha fatto e della portata del suo gesto: «Mi ha detto di no: credo che non se ne rendesse conto neanche quando ha agito». (agg. di Silvana Palazzo)



MAMMA DI PAMELA MASTROPIETRO: “NON LO PERDONO”

Ha parlato ancora la mamma di Pamela Mastropietro e ha confermato quanto detto nei primi attimi dopo l’incredibile strage: quell’uomo che ha ridotto così sua figlia non lo perdonerà mai, e non perdonerà neanche chi avrebbe potuto fare qualcosa per rimandarlo nel Paese da dove veniva e non l’ha fatto. «Da mamma non lo perdono, non è umano quello che ha fatto. Mia figlia non doveva finire così. Mi aspetto che lo Stato faccia giustizia. Spero che un eventuale complice venga preso al più presto. Si poteva evitare: con il permesso di soggiorno scaduto che faceva uno così in Italia? Pamela era stupenda, era solare, dolce, simpatica, aiutava tutti», spiega Alessandra Verni. «Non si era integrato, lo abbiamo allontanato dal progetto circa un anno fa. Ho avuto minacce per la nostra attività», aveva spiegato questa mattina il presidente del Gus (associazione che gestisce l’accoglienza ai migranti dove stava anche Innocent Oseghale circa un anno fa), Paolo Bernabacci. Ha poi aggiunto, ancora al Resto del Carlino: «Noi conosciamo tutto di tutti i migranti, che ospitiamo e nel suo caso era emerso che lui si era buttato nello spaccio di droga, quindi lo abbiamo dovuto segnalare alle forze dell’ordine. Chiaramente è uscito definitivamente dall’accoglienza e ha iniziato a fare la sua vita». 



“VOLEVO UCCIDERE L’ASSASSINO DI PAMELA”

Proseguono le indiscrezioni e novità sul caso di Pamela Mastropietro, con le ammissioni del 29enne arrestato per i raid razzisti in centro a Macerata che avrebbe confessato così come riporta Tg Com24: «volevo andare in tribunale e uccidere Innocent Oseghale», ovvero il possibile assassino della ragazza fuggita dalla comunità di recupero a Roma. Era diretto proprio al tribunale ma all’ultimo ha cambiato idea, «Sono rimasto sconvolto dalle modalità brutali con le quali è stata uccisa e così ho deciso di fare un’azione personale. Volevo andare in tribunale e fare giustizia, volevo colpire il nigeriano ma poi ho cambiato idea», spiega ancora Luca Traini nei primi verbali dell’interrogatorio. Intanto stamane il Procuratore di Macerata, Giovanni Giorgio, ha fatto ordine rispetto alle tanti voci uscite in queste ore sugli obiettivi di Traini: sono 11 in tutto i ragazzi e ragazze immigrati presi di mira sabato mattina per le vie di Macerata. 6 sono rimasti feriti, altri tre hanno schivato per un soffio i proiettili e in due invece si sono dileguati perché probabilmente non in possesso dei documenti regolari di soggiorno. 



“HO LASCIATO UN BUSTO DI MUSSOLINI A POLLENZA”

Ancora più inquietante quanto fuoriesce dai primi interrogatori dei carabinieri a Luca Traini, rinchiuso nel carcere di Ancona: secondo quanto riportato dalla Repubblica, prima del raid in centro Macerata, «ho tenuto un minuto di raccoglimento e preghiera a Polenta, nel punto in cui hanno ritrovato il cadavere di Pamela Mastropietro». Secondo il Fatto Quotidiano invece, appena prima di farsi arrestare, il 29enne marchigiano ha lasciato sul posto un busto di Mussolini, a dimostrazione del suo deciso connotato politico unito ad una ben poco chiara situazione psicologica. Appena dopo esser stato arrestato, Traini avrebbe spiegato «Ero in auto, volevo andare in palestra, ho acceso la radio e ho sentito per l’ennesima volta la storia di Pamela. Ho sentito un impulso irrefrenabile: sono tornato a casa, ho aperto la cassaforte e ho preso la pistola. Poi sono uscito per colpirli tutti». Quando poi, a domanda precisa, gli è stato chiesto perché avesse fatto quell’attentato, il 29enne fascista ha replicato: «Ho fatto tutto da solo, andava fatto. Dovevo assolutamente farlo, per Pamela e per le altre ragazze rovinate dai neri».

PARLA L’AMICO DI LUCA TRAINI

Intervistato dal Resto del Carlino, parla un amico di Luca Traini a due giorni dagli incresciosi fatti di Macerata, con la sparatoria folle contro i ragazzi immigrati della città marchigiana. I feriti sono per fortuna tutti in buona salute, anche se terrorizzati e spaventati dal poter uscire dall’ospedale e “rischiare” nuovi gesti emulativi in stile Traini: per evitare tutto questo le forze dell’ordine sono presenti massicciamente a Macerata ma è chiaro che il problema va ben oltre il “rischio sicurezza” per le strade e si situa invece in una profonda emergenza culturale che sconfina ben fuori le Marche. «Ci siamo conosciuti in palestra quando lui aveva 16-17 anni. Era dimagrito e stava iniziando a costruire il fisico. Noi, in modo bonario, lo chiamavamo ‘dinosauro’ perché mangiava tanto. Era fidanzato con una ragazza di Pollenza, che qualche volta lo veniva a prendere in macchina», spiega Gianni Seri, uno dei pochissimi amici rimasti vicini a Luca Traini in questi anni di forte “radicalizzazione” fascista. Con quella ragazza finì male e il 29enne rimase molto male.

«È stato sempre buono, calmo. Solo con chi conosceva bene si prendeva la libertà di abbracciarlo forte. L’ho visto piangere più volte, soprattutto per la madre. Il padre non si è mai preoccupato delle condizioni in cui versava la famiglia, secondo quanto mi raccontava Luca. Con il fratello Mirko non andava d’accordo. Era andato a vivere dalla nonna a Tolentino, lasciando la zona Corneto, proprio perché non riusciva a mantenersi. Ma aveva voglia di lavorare», spiega ancora l’amico con cui però non si vedevano dall’estate. E quel razzismo sempre più strisciante era un motivo abbastanza imponente: «Negli ultimi anni però era diventato razzista perché si diceva infastidito dal fatto che gli autori di colore, di furti o tentativi di stupro, rimanessero sempre impuniti. Le percepiva come ingiustizie. E penso che l’altra mattina, anche se io mai avrei immaginato avesse fatto un gesto simile, per lui sia stato come uno sfogo, un monito, un avvertimento. Secondo me Luca non voleva uccidere, altrimenti avrebbe sparato in modo diverso, voleva vendicarsi di quanto avvenuto alla 18enne, fatta a pezzi. È stato quello il fattore scatenante. Non era un gesto premeditato».

DA CALENDA A MARONI: GLI “ATTACCHI” A SALVINI

Roberto Maroni, in maniera sottile, commentando i fatti di Macerata ha tirato una frecciatina al suo segretario Salvini, finito nella bufera in questi giorni per le forti dosi di razzismo e xenofobia di cui è accusato ormai da tanto tempo e non solo in questa campagna elettorale. «Che orrore. Questo è un criminale fascistoide, non c’entra nulla con la gloriosa storia della nostra grande Lega Nord», sottolineando forse un cambio di passo della stessa Lega negli ultimi anni di allontanamento dal progetto iniziale di Bossi. Contro Salvini, ma in maniera più esplicita si muove anche il ministro Carlo Calenda, oggi intervistato sul Corriere della Sera: «Manca di etica, senso delle istituzioni e sta spingendo la Lega ai limiti di quello che una volta si chiamava l’arco costituzionale», attacca il ministro dello Sviluppo Economico, che poi conclude «Maroni per esempio è stato un ottimo ministro e un buon amministratore e anche Zaia è apprezzato in Veneto. Ora il partito si è trasformato nelle mani di questo ragazzo che dimostra quotidianamente di non avere alcuna competenza o visione se non quella di soffiare sul fuoco delle paure». A completare l’arco degli interventi politici a contorno della tentata strage di Macerata, è Berlusconi questa mattina a commentare il rischio razzismo in una intervista alla radio. «Solo uno squilibrato può fare una cosa del genere, non ci vedo nulla di politico perché la politica non porta a queste follie. Non c’è un clima generale di odio ma qualche persona fuori di testa che in questo clima ci sguazza».