È intervenuto Marco Cappato sul caso di Patrizia Cocco e si è detto soddisfatto perché quella legge per cui lui ha combattuto per anni – passando da tanti casi come dj Fabo o la stessa Eluana Englaro – ora vede la luce con il suo primo caso “effettivo”. «Patrizia mi aveva contattato, quest’estate, chiedendomi aiuto: non aveva le risorse per andare in Svizzera. E le spiegai che nelle sue condizioni avrebbe potuto chiedere e ottenere l’interruzione delle terapie, ma non c’era certezza di questo», spiega il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, nonché leader dei Radicali. Secondo Cappato infatti, finché la legge sul Biotestamente non fosse stata approvata, non vi era certezza di ottenere quell’interruzione delle terapie: «Questa vicenda dimostra l’utilità pratica della legge che sull’interruzione delle terapie non introduce una nuova possibilità, ma la garanzia di vedere ora rispettata la propria volontà». Da ultimo, il radicale spiega che l’intera vicenda fa prendere atto positivamente di come «la volontà della donna, ferma e determinata, ha trovato così il rispetto come lei voleva».
PRIMO CASO DOPO LEGGE BIOTESTAMENTO
Sabato 3 febbraio in Italia si è fatta la storia, e non è detto che sia per forza una notizia positiva: Patrizia Cocco, 49enne di Nuoro malata di Sla ha deciso di accettare la sedazione palliativa profonda. E per farlo ha utilizzato le DAT, con l’assenso allo “staccare la spina” giunta al momento di crisi: si tratta così del primo caso in Italia dopo l’approvazione della legge sul Biotestamento. La speranza di guarigione negli anni si è affievolita fino a consumarne il corpo e gli organi con quella malattia tanto terribile quanto purtroppo “comune” ormai nelle cronache quotidiane. Dopo 5 anni di fatiche e dure prove per la malattia, Patrizia ha deciso di dire basta a tutto e si è “affidata” alla sua scelta personale e autodeterminata, con la firma sul Testamento Biologico. Se n’è andata nelle poche ore successive dopo avere manifestato per quattro volte – così come prescrive la legge – davanti a un’equipe di medici e due testimoni, la volontà di rinunciare alla ventilazione meccanica. La morte di Patrizia è avvenuta è per soffocamento dopo la sedazione, a quel punto indispensabile, e rappresenta un unicum oltre il quale il futuro si delinea davanti come una possibile “normalità” di quanto successo di drammatico con la prima morte “autodecisa” e permessa dallo Stato.
LE PAROLE DELL’AVVOCATO
Come nota l’Avvenire, la signora Cocco non aveva lasciato scritte le sue Disposizioni anticipate di trattamento ma la legge comunque prevede che qualsiasi volontà dal paziente va assecondata anche quando comporta la sospensione dei supporti vitali, « pur non essendo il paziente in condizioni di terminalità (è appunto il caso della malata nuorese di Sla)». Nel caso specifico della donna sarda, i medici dell’ospedale di Nuoro hanno di fatto preso atto della sua ferma volontà espressa nel recente passato con la richiesta al proprio legale. Il tutto prima dell’entrata in vigore della legge sul biotestamento: a quel punto poi, con l’entrata in vigore dal 31 gennaio scorso, la parola ai fatti è divenuta praticamente immediata. In tre giorni è avvenuta la morte per una legge dello Stato, la prima nella storia italiana e molto difficilmente sarà l’ultima. «E’ stata una scelta di Patrizia molto lucida e coraggiosa», ha detto il suo avvocato e cugino Sebastian Cocco all’Ansa questa mattina. «La nuova legge permette ai medici di dare subito esecuzione alla volontà del paziente senza doversi rivolgere al giudice come succedeva prima della sua entrata in vigore e così a Patrizia è stato permesso di fare la sua scelta». Patrizia Cocco aspettava questa legge da anni e il dramma che ha segnato la sua vita nessuno può realmente comprenderlo o “giudicarlo”: giudicare però questa legge è possibile e molto probabilmente nei prossimi mesi, con l’avvicendarsi dei tanti possibili nuovi casi, si tornerà eccome a discutere sulla pratica stessa del Biotestamento.