Si sono già letti sulle pagine di cronache casi in cui alcuni medici non avevano “diagnosticato” problematiche al feto durante la gravidanza, scoprendo poi dopo la nascita che il bambino era affetto da qualche problema insomma per la mentalità comune “un handicappato”. Casi che hanno visto i genitori ricorrere al tribunale per ottenere risarcimenti perché “il medico non si era accorto che quel bambino andava abortito”. E’ risaputo anche che il bambino non “perfetto” da ogni punto di vista venga normalmente eliminato tramite interruzione di gravidanza. E’ il caso dei down, che ormai quasi non vengono più fatti nascere. Adesso spuntano agli onori delle cronache due casi simili e ugualmente incredibili nel loro svolgimento. A Genova una mamma si è recata ad abortire, ma nessuno si era accorto che la signora aspettava una coppia di gemelli, cosa di cui si è venuti a conoscenza solo quando dopo l’aborto la donna si accorge di essere ancora incinta, ma non può più abortire perché è pasta il tempo concesso per legge. Nasce una bambina perfettamente sana ma i genitori chiedono un risarcimento perché, in sosstanza, non hanno fatto bene il loro lavoro, lasciando una delle due gemelle in vita. Ad Alessandria invece una donna ha un aborto spontaneo, ma i medici, secondo l’accusa, non effettuano bene il raschiamento e salta fuori che anche questa signora era incinta di una coppia di gemelli.



Fortunatamente l’altra è ancora viva e nasce sanissima. Ma anche qui si chiede il risarcimento danni per “nascita indesiderata” come a Genova. Ci si può solo immaginare che danno psicologico avranno queste bambine se mai verranno a sapere di essere nate “indesiderate” mentre la loro sorellina veniva ammazzata tramite aborto. La cosa poi assurda è che nel caso di Alessandria i giudici hanno concesso il risarcimento anche al padre che come si sa nella legge sull’aborto non ha nessuna voce in capitolo, deve subire l’aborto da parte della donna amache se lui è contrario: e allora perché il risarcimento sì? Non è chiaro, ma è interessante il dibattito processuale di Genova. Dapprima era stato concesso il risarcimento per “danno non patrimoniale di nascita indesiderata per la lesione della libertà di autodeterminazione della madre”. Poi il ricorso in appello dell’ospedale, un ricorso in cassazione, un secondo esame della Corte di appello e quindi nuovo ricorso in cassazione. Infine interviene la Corte suprema che stabilisce che “la nascita indesiderata, anche di un figlio sano, lede il  diritto all’autodeterminazione  e alla libertà della madre, nonché il generico “diritto alla salute” della stessa, inteso come benessere psicofisco della persona (C.Cost. 438/2008), e – come si desume anche dagli artt. 1 e 4 della  l. 194/1978 – il «diritto a non dar seguito alla gestazione». In sostanza come fa notare il sito Provita nel suo approfondito articolo, è stato riconosciuto il diritto di uccidere alle madri e ai medici il dovere di uccidere: che figlia crescerà una madre che non la voleva e l’avrebbe preferita morta? Come diceva Marco Pannella, un feto è solo un ammasso di cellule, quale è il problema?

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