L’ambasciata della Nigeria ha mandato un messaggio di solidarietà alla famiglia di Pamela Mastropietro: «Nella cultura nigeriana, come in quella africana, non c’è posto per atti di barbarie, noi li rigettiamo come tutti gli italiani. Ma – aggiunge ancora il comunicato dell’ambasciata – auspichiamo che quanto accaduto non venga politicizzato e prevalga la calma per evitare ulteriori fatti di sangue. Condividiamo l’appello lanciato dallo zio di Pamela affinché non si combatta la barbarie con altra barbarie». Nel frattempo, mentre le indagini sulla morte di Pamela continuano con gli ultimi attesi risultati tossicologici sul corpo fatto a pezzi della povera 18enne, nei prossimi giorni potrebbero tenersi finalmente i funerali di Pamela dove la famiglia potrà dare quell’ultimo straziante saluto. Come riporta il Corriere della Sera, le celebrazioni si terranno nella parrocchia di Ognissanti in via Appia Nuova, ovviamente non appena la procura di Macerata darà il nulla osta ai parenti per la consegna della salma. Il sindaco Raggi ha fatto sapere che il Comune metterà a disposizione un loculo per la famiglia per poter seppellire Pamela nel cimitero del Verano.
LA MAMMA DI PAMELA, “TRAINI NON DOVEVA VENDICARE MIA FIGLIA”
In una intervista al Tempo ha parlato di nuovo la mamma di Pamela Mastropietro, Alessandra Verni, ribadendo la totale estraneità tra Luca Traini e la propria amata figlia 18enne morta in un modo orrendo a Macerata. «Mia figlia non conosceva nessuno a Macerata, tantomeno Luca Traini. Basta con queste sciocchezze»; lo ringrazia per il cero lasciato sul luogo del ritrovamento di Pamela, ma nello stesso tempo tende a precisare, «sono contraria alla violenza e alla strumentalizzazione politica che di tutta questa orribile storia si sta facendo». Interessante invece quanto rivela sulle ultime ore della ragazza, nel pieno mistero che avvolge proprio questo lasso di tempo decisivo per capire come sia morta quella povera 18enne: «mia figlia odiava gli aghi, non si è mai bucata non è mai stata trovata nemmeno la siringa, sullo scontrino non c’ è scritto cosa ha acquistato e il farmacista non ha specificato. Io so alcune cose che ancora non diciamo e che i carabinieri stanno accertando», sostiene ancora Alessandra Verni ai colleghi de Il Tempo. Proseguono intanto le indagini sull’altro pusher nigeriano che sarebbe stato con Oseghale e Pamela la sera prima della morte: da quel momento in poi, dopo anche il rapporto sessuale avuto con un 50enne, non si sa più nulla.
SESSO CON UN 50ENNE PER LA DROGA
Ancora nuovi dettagli sul giallo di Pamela e per nulla “positivi”, specie per la famiglia della povera 18enne che giorno dopo giorno vede emergere nuove possibili piste per capire chi possa essere stato con la ragazza nelle ore precedenti alla sua morte. Secondo quanto riporta Il Gazzettino, ci sarebbe anche un 50enne di Mogliano (provincia di Macerata) che nelle ultime ore di vita di Pamela avrebbe incontrato la ragazza in fuga e avrebbe concordato una prestazione sessuale in cambio di 50 euro, utili per comprare l’ultima dose di eroina. La prestazione, sempre secondo le fonti dagli inquirenti, si sarebbe consumata in un garage di Corridonia e dopo quel rapporto l’uomo non avrebbe più saputo nulla di Pamela, fino alla tragica scoperta del corpo sezionato. «Cosa volete da me? Non ho niente da dire, lasciate lavorare i carabinieri, è un fatto atroce. Se la notte dormo? Non bestemmiate», risponde così l’uomo ai cronisti appena dopo l’interrogatorio tenuto a Macerata come “persona informata sui fatti”. Poche ore dopo il ritrovamento del corpo, il 50enne è stato fermato dai carabinieri che avevano individuato la targa della sua auto mentre, ripreso da alcune telecamere, faceva salire a bordo Pamela. Ora l’uomo è uno dei testimoni chiave per capire chi possa aver accompagnato la ragazza a poche ore dalla sua morte: ha ammesso il rapporto e, come riporta il Gazzettino, «ha dichiarato di essere stato con Pamela fino alle 18 del pomeriggio, prima di riaccompagnarla alla stazione di Piediripa. Da qui, fino alle 9.30 del mattino seguente, c’è un vuoto che gli inquirenti stanno cercando di colmare».
OSEGHALE PUÒ SPERARE NEI DOMICILIARI
Non ci sono elementi a sufficienza per accusare Innocent Oseghale di aver ucciso la 18enne Pamela Mastropietro. Con questa motivazione il gip di Macerata ha fatto cadere una delle tre accuse mosse dagli inquirenti nei confronti dello spacciatore nigeriano: omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere. In attesa degli esami tossicologici, che dovranno dire se Pamela è morta realmente per un’overdose di eroina come sostenuto fin al principio dal pusher, per il nigeriano e i suoi presunti complici si aprono scenari giuridicamente impensabili fino a qualche giorno fa. Gli inquirenti, per il momento, stanno cercando di definire il ruolo dell’amico di Innocent, lo spacciatore che avrebbe rivenduto la dose di “eroina bianca” richiesta da Pamela e che potrebbe aver partecipato al sezionamento del cadavere della vittima. Nel caso in cui, però, venisse dimostrato che la Mastropietro è morta davvero per overdose, gli autori di quella pratica macabra potrebbero aspirare addirittura agli arresti domiciliari. (agg. di Dario D’Angelo)
ATTESA PER ESAMI TOSSICOLOGICI
Dopo il colpo di scena del gip che esclude la morte di Pamela per omicidio, o quanto meno esclude che vi siano prove certe della colpevolezza di Innocent Oseghale, emergono novità anche dalle parole del nigeriano interrogato dalla Procura di Macerata. «Pamela ha avuto una crisi di overdose e io spaventato sono scappato», avrebbe detto ai magistrati, non confermando nulla né l’omicidio, né il corpo a pezzi e nemmeno il cadavere messe in due trolley. Qui bisogna anche capire cosa effettivamente abbia detto alla Procura perché in questi giorni se ne sono sentite un po’ di tutti i colori, ad esempio stamattina pareva che Oseghale avesse confermato il taglio in pezzi del corpo di Pamela ma non l’omicidio. Al netto di tutta la chiarezza che ancora manca negli inquirenti e nei “presunti” testimoni e fonti giudiziarie, resta il mistero su come sia morta la giovanissima ragazza romana e chi veramente sia implicato in questo orrore. Come scrive il Resto del Carlino, per sapere realmente com’è morta Pamela Mastropietro «si dovranno attendere i responsi degli esami tossicologici che il perito Rino Froldi sta svolgendo nell’ambito degli accertamenti autoptici del medico legale Antonio Tombolini».
“OSEGHALE NON HA UCCISO PAMELA”
Rimane in carcere e indagato per omicidio aggravato, ma per il gip di Macerata Innocent Oseghale non ha ucciso Pamela Mastropietro. O almeno, non vi sono prove certe che incastrano il giovane nigeriano in carcere per la morte e la sezione del cadavere in pezzi ritrovato la scorsa settimane nelle campagne di Pollenza. Svolta clamorosa nel caso che sta infiammando l’Italia – anche per le conseguenze folli di quel raid razzista compiuto sabato scorso in centro Macerata dal leghista fascistoide Luca Traini. Secondo il gip Giovanni Maria Manzoni, il fermo del giovane nigeriano va confermato (e così è stato fatto questa mattina) per occultamento e vilipendio di cadavere, ma non per omicidio. Si aprono dunque nuove ipotesi circa la morte della povera ragazza fuggita dalla comunità di recupero di Roma: Pamela, secondo l’autopsia, potrebbe essere morta per overdose e solo in un secondo momento fatta a pezzi e smembrata orribilmente. Questo tra l’altro è quello che sostiene lo stesso Oseghale: «ho perso la testa quando l’ho vista morta dopo l’ultima dose», e a quel punto avrebbe deciso di sezionarne il cadavere, comprare della candeggina e pulire tutto prima di lasciare il corpo diviso in due trolley nelle campagne di Pollenza.
CORPO SMEMBRATO E MUTILATA: ALCUNI ORGANI NON SI TROVANO
Il giudice ha quindi ritenuto non vi fosse alcuna prova certa per sostenere l’addebito di omicidio, ma il mistero sul caso Mastropietro resta ovviamente apertissimo. Il nigeriano rimane indagato per omicidio anche perché non vi sono prove che lo scagionino del tutto: anzi, nelle ultime ore è stato indagato un secondo uomo, un pusher, che avrebbe venduto a Pamela l’ultima dose probabilmente fatale e che potrebbe aver aiutato Oseghale a disfarsi del corpo e pulire tutto dopo la mattanza compiuta in quell’appartamento di Macerata. Resta oscuro anche il numero di persone visto e frequentato dalla ragazza in completa dipendenza dalle droghe tra il 29 e il 30 gennaio scorso a Macerata: «Oseghale racconta di aver chiamato col proprio cellulare un connazionale con il quale la ragazza si sarebbe poi incontrata allo stadio dei Pini per ricevere una dose. Sempre secondo la versione del nigeriano arrestato si sarebbero avviati tutti e tre verso la sua abitazione e durante il tragitto la ragazza avrebbe acquistato una siringa», spiega il Tempo ricostruendo le parole del nigeriano durante gli interrogatori. Da quel momento in poi resta il mistero che gli investigatori dovranno capire nel più rapido tempo possibile: intanto si viene a sapere che mancherebbero ancora diversi organi e parti del corpo di Pamela, non tutti ritrovati dopo la mattanza.