San Paolo Miki e compagni
Il 6 febbraio la Chiesa Cattolica festeggia San Paolo Miki e compagni. La particolarità di questo santo è che è stato il primo giapponese a essere ucciso per la sua fede cristiana. La sua conversione è dovuta all’opera di evangelizzazione di San Francesco Saverio che con i suoi proseliti si spinse fino nelle terre di Oriente per convertire alla fede cristiana gli abitanti di quella nazione. Paolo Miki nacque a Kioto nel 1556. A cinque anni venne battezzato e decise poco dopo di entrare in seminario ad Anzuciana. Con i Gesuiti Paolo Miki rafforzò sempre di più la sua fede e decise di aggregarsi ai seguaci di Sant’Ignazio, particolarmente attivi per quanto riguarda l’evangelizzazione dei popoli non convertiti. Durante gli anni di studio Paolo Miki incontrò non poche difficoltà con lo studio del latino ma divenne un approfondito conoscitore delle Sacre Scritture. Iniziò la sua opera di proselitismo e si dimostrò ben presto un ottimo predicatore. Le cose iniziarono a cambiare del 1590 circa. Infatti è proprio in quel momento che l’intolleranza verso i cristiani divenne sempre più pressante e crescente. Nel 1596 lo shagun Taicosama proclamò prima l’espulsione di tutti i cristiani e in seguito – poiché molti restarono in Giappone nascondendosi – richiese il loro immediato arresto. Nello stesso anno Paolo Miki venne arrestato a Osaka con alcuni compagni. Fu subito trasferito nel carcere di Meaco dove trovò molti altri cristiani, fra cui anche ragazzini e adolescenti. Per alcuni mesi furono tutti sottoposti non solo a torture fisiche e morali ma anche allo scherno della popolazione locale. Il 5 febbraio del 1597 Paolo Miki e i suoi compagni furono messi a morte presso la località di Nagasaki, su una piccola altura chiamata la “Santa Collina”. Fu una morte lenta e atroce in quanto vennero prima crocifissi e poi infilzati con delle lance. Prima di spirare, Paolo Miki ebbe la forza di pronunciare parole di perdono nei confronti dei suoi carnefici.
La canonizzazione
La santificazione di Paolo Miki fu operata nel 1862 da Papa Pio IX che non solo santificò il martire giapponese ma anche i suoi 25 compagni di martirio. Ad iniziare il processo di beatificazione era invece stato Papa Urbano VIII molti anni prima, nel 1627. Nell’iconografia classica, il santo viene sempre rappresentato con la croce e con la palma stretta nella mano. Tante le chiese e le basiliche a lui dedicate ma di particolare pregio è la statua del santo che si trova a Bamberga, nella chiesta di San Martino, realizzata dallo scultore Johannes Bitterich. Gli altri santi e beati festeggiati lo stesso giorno sono Amando di Maastricht, Antoliano, Dorotea di Alessandria, beato Francesco Spinelli, Guarino di Palestrina, Silvano di Emesa, la Badessa Renilde e Matteo Correa Magallanes che fu sacerdote e poi martire.