La novità di oggi, unite a quelle clamorose di ieri, rivelano per il caso di Pamela Mastropietro un giallo se possibile ancora più fitto: per il gip la ragazza di Roma trovata in pezzi a Macerata, fino a prova contraria, è morta per una overdose di droga (forse eroina) somministrata ancora non si sa bene da chi, sicuramente venduta da un nigeriano pusher che risulta il secondo indagato dopo Innocent Oseghale (da ieri è stato confermato il carcere ma per vilipendio e occultamento di cadavere, non per omicidio), probabilmente gli ultimi ad esser stati con Pamela prima della morte. Un mistero enorme su cosa sia successo in quelle ultime ore dopo il rapporto sessuale consumato dalla 18enne con un 50enne di Macerata per poter ottenere i soldi per l’ultima dose: secondo la testimonianza del procuratore di Macerata, Giovanni Giorgio, rilasciata quest’oggi a Il Giornale, «Tutto ciò che dice Oseghale è che Pamela Mastropietro ha avuto una crisi da overdose, lui l’ha vista strabuzzare gli occhi e, allora, spaventato è uscito di casa». È chiaro però che questo non basta per capire cosa sia successo a Pamela e soprattutto chi abbia barbaramente sezionato e chiuso in due trolley il corpo della povera 18enne fuggita dalla comunità di recupero a Roma.



ECCO PERCHÈ PER IL GIP NON È STATA UCCISA

La versione di Innocent Oseghale non torna per niente, spiega il procuratore, ma non vi sono al momento elementi che certificano la possibilità di omicidio e per questo motivo il gip non ha potuto fare altro che incriminarlo per vilipendio e occultamento di cadavere, ma non per l’assassinio di Pamela. «C’è un testimone che ci consente di avere un’altra versione dei fatti. Si tratta del tassista camerunense abusivo che accompagnò Innocent Oseghale ad abbandonare i due trolley contenenti il corpo di Pamela», chiarisce il magistrato di Macerata. Saranno i risultati dei test tossicologici a stabilire la reale causa della morte della Mastropietro e da lì poi ripartire con le indagini e almeno un punto in più di chiarezza. « Lo stesso gip ci ha obiettato di non essere ancora stati in grado di appurare le cause del decesso della ragazza, ma è da dire che questo sarà possibile solo una volta che saremo in possesso dei risultati. Gli accertamenti – prosegue il procuratore Giorgio – saranno autorizzati oggi, per cui dovremo avvertire anche i legali delle parti interessate e inizieranno giovedì al Ris di Roma. Dovranno essere accurati perché irripetibili», si legge sul Giornale di questa mattina. Ecco perché il gip non può convalidare il fermo per omicidio, ma non toglie questo il fatto che Oseghale, il secondo pusher e forse altre persone potrebbero essere coinvolte nell’omicidio/morte di Pamela. Qualcuno deve averla tagliata con dovizia di particolari, «sapeva esattamente come fare», spiega il pm; non solo, all’appello mancano numerose parti del corpo di Pamela, in particolar modo quelle sessuali e questo fa pensare ad un ancora più tremendo scenario, «Le parti sessuali del corpo non si trovano, per questo abbiamo difficoltà nella ricostruzione dell’accaduto. Possibile violenza sessuale? Il dubbio sorge, vista la mancanza delle parti intime», chiarisce il procuratore di Macerata.

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