Dopo l’udienza privata con papa Francesco del 2 febbraio scorso, don Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, ha scritto una lettera a tutti gli amici del movimento. Ecco il testo.

 

Cari amici,

come sapete, venerdì 2 febbraio ho avuto la gioia di essere ricevuto in udienza privata da papa Francesco. Il mio desiderio era quello di condividere con lui, che è alla guida del popolo cristiano, i passi che abbiamo fatto dopo il nostro grande incontro del 7 marzo 2015 in Piazza San Pietro. 



1. Innanzitutto gli ho raccontato del cammino che stiamo compiendo per rendere sempre più nostro il carisma ricevuto da don Giussani. Ricorderete tutti come il Papa ci avesse richiamato a «tenere vivo il fuoco» del carisma, attraverso una più profonda personalizzazione di esso.

2. L’ho poi ringraziato di nuovo per la lettera sulla povertà a conclusione del Giubileo della Misericordia, che ha dettato il contenuto degli ultimi Esercizi della Fraternità. Ho quindi accennato ad alcune delle tante iniziative di risposta ai bisogni delle persone – famiglie povere, anziani, immigrati, disabili, eccetera -, che nascono nel nostro popolo come frutto dell’educazione alla gratuità che impariamo attraverso il gesto della caritativa. 



3. Nel solco della preparazione al prossimo Sinodo dei Vescovi sui giovani, ho descritto sinteticamente al Papa il nostro impegno appassionato per la loro educazione, un impegno dettato dal desiderio di rispondere al loro bisogno di trovare una strada per raggiungere la pienezza a cui pure aspirano, a volte confusamente, a volte inseguendo immagini o perseguendo tentativi incapaci di soddisfare il cuore. Ho potuto constatare quanto stia a cuore a papa Francesco ascoltare tutti i giovani, credenti e non credenti, indifferenti o in ricerca; per questo – mi ha detto – ha deciso di convocare a Roma ragazzi da tutto il mondo per un incontro prima della Domenica delle Palme, per rendersi conto di persona di tutte le loro domande, gli interessi, le obiezioni e le preoccupazioni che hanno. Potete immaginare la mia gioia di poter condividere con lui il percorso che stiamo facendo con i giovani, nel tentativo di aiutarli a riguadagnare un’autentica affezione a sé e a scoprire come Cristo è presente ora: attraverso un incontro, come il Papa ci aveva detto il 7 marzo, con un fenomeno di umanità diversa, che suscita stupore e adesione. Che responsabilità mi sono sentito addosso per il compito storico che abbiamo!



4. Infine ho accennato ai tanti incontri e dialoghi con personalità appartenenti a tradizioni culturali e religiose diverse dalla nostra (laici, ebrei, ortodossi, protestanti, musulmani, non credenti, eccetera), che sono avvenuti in questi ultimi anni in Italia e nel mondo, nel tentativo di assecondare il suo invito a essere «centrati in Cristo» per vivere come «Chiesa in uscita». 
Alla domanda finale se avesse qualcosa da dirmi, perché noi non desideriamo altro che seguirlo, il Papa mi ha risposto: «Solo ringraziarvi per tutto quello che fate», esortandomi ad andare avanti. È un invito che ho sentito come rivolto a me e a ciascuno di voi, per poter attuare le parole di don Giussani: «Vivendo dentro la comunità ecclesiale […] si arriva così a quella certezza e chiarezza di verità di cui l’uomo ha bisogno per affrontare la vita» (Perché la Chiesa, Rizzoli, Milano 2014, p. 223). 

Salutandomi, mentre era sulla porta della biblioteca privata, mi ha chiesto di continuare a pregare per lui. Come non sentire tutto lo struggimento davanti a una tale richiesta: domandiamo allo Spirito di Cristo risorto di aiutarlo a portare il peso di tutta la Chiesa! Accogliamo con tutta la consapevolezza e l’affezione di cui siamo capaci l’appello a pregare il Signore perché non gli faccia mai mancare la Sua grazia per il compito assegnatogli di essere Suo testimone davanti a tutti i popoli, come ci documenta ogni giorno.

A questo proposito, approfitto dell’occasione per raccomandarvi di accogliere la proposta che papa Francesco ha rivolto a tutti al termine dell’Angelus di domenica scorsa: «Dinanzi al tragico protrarsi di situazioni di conflitto in diverse parti del mondo, invito tutti i fedeli ad una speciale Giornata di preghiera e digiuno per la pace il 23 febbraio prossimo, venerdì della Prima Settimana di Quaresima. La offriremo in particolare per le popolazioni della Repubblica Democratica del Congo e del Sud Sudan. Come in altre occasioni simili, invito anche i fratelli e le sorelle non cattolici e non cristiani ad associarsi a questa iniziativa nelle modalità che riterranno più opportune, ma tutti insieme» (4 febbraio 2018).

Con affetto riconoscente verso ciascuno di voi e sempre più stupito per il cammino che stiamo facendo insieme,
vostro

don Julián Carrón