Come detto, quella del tranviere Garlaschi sembrava una vera e propria strategia, e Jessica Faoro è caduta in una rete che il 39enne aveva già teso altre volte. Garlaschi portava le giovani ragazze a fare shopping, in particolare in un negozio di ottica in cui sarebbe stato anche con Jessica, per adescarle e conquistare la loro fiducia. In particolare, nel negozio che si trova in zona Castello Sforzesco a Milano (e dove Garlaschi si riforniva grazie a una convenzione di quel particolare ottico con l’ATM, dove Garlaschi lavorava), l’assassino ha regalato a Jessica delle lenti a contatto. L’acquisto è avvenuto intorno alle 18.30 di martedì, mentre alle 3.30 della notte successiva sarebbe avvenuta la colluttazione con le dieci coltellate fatali inferte da Garlaschi a Jessica. (agg. di Fabio Belli)
LA RABBIA DEI VICINI DI GARLASCHI
La vedevano girare da qualche giorno con un cucciolo di pitbull marrone. A parlare sono i vicini di Alessandro Garlaschi, il tranviere accusato di aver ucciso Jessica Valentina Faoro. «Era carina, gentile, ma parlava a monosillabi, sembrava sulla difensiva», così parlano della 18enne a Il Giornale, spiegando che la ragazza non era stata registrata come prevista dal loro regolamento. «Anche lui parlava poco, era riservato, un tipo che non dava confidenza insomma, spesso collerico. Solo da qualche tempo si era trasferito con la moglie nell’appartamento al secondo piano della scala 11», dicono invece di lui. Quando la polizia lo ha portato in questura i residenti, in preda alla rabbia e all’orrore, hanno gridato «mostro» contro il 39enne. C’è poi un collega, amministratore della cooperativa, che parlando di Garlashi rivela: «Al lavoro mostrava le foto di questa povera ragazza, facendo intendere senza troppi riguardi che si trattava di una sua conquista. Era successo tempo prima con un’altra giovane, una colf. Si vantava. A sentire lui la ragazza delle pulizie stirava in topless». (agg. di Silvana Palazzo)
TAGLI SULLE MANI DI GARLASCHI: PERIZIA FARÀ LUCE SULLA NATURA
Avrebbe provato a difendersi la giovane Jessica Faoro, vittima della violenza inaudita ed ingiustificata dell’uomo che la stava ospitando. E’ quanto emerge dalle parole di Alessandro Garlaschi, il tranviere 39enne trasferito la scorsa notte a San Vittore dopo un interrogatorio fiume. L’uomo ha raccontato che prima di morire la giovane avrebbe tentato invano di fermarlo, ma “io ho rigirato il coltello”, ha ammesso, colpendola poi allo stomaco. Tutto, secondo la sua versione, per una banale discussione. Sulle mani, lo stesso Garlaschi avrebbe delle ferite ma, come riporta SkyTg24, spetterà ad una perizia fare chiarezza sulla natura di quei tagli, se frutto di difesa o se invece il 39enne se li sia procurati da solo durante l’aggressione spietata. Non emergono dettagli, al momento, neppure sul ruolo della moglie di Garlaschi, anche se dopo ore in questura sarebbe risultata estranea al delitto di Jessica. Poche ore prima dell’aggressione, infatti, sarebbe uscita di casa per andare a dormire dalla madre, lasciando da solo il marito con la vittima. Pare che la moglie venisse descritta come una donna remissiva, disposta perfino a chiudere un occhio sulle attenzioni del marito nei confronti di altre donne. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
SCIENTIFICA SUL LUOGO DEL DELITTO
Per l’intera giornata di oggi, la Scientifica che indaga sul delitto di Jessica Faoro ha fatto la spola tra la palazzina di via Brioschi, dove si è consumato il drammatico omicidio, e il locale pattumiera, al centro del cortile, dove quasi certamente il tranviere Alessandro Garlaschi avrebbe provato a nascondere anche l’arma del delitto, un coltello che al momento non sarebbe ancora stato trovato. A darne notizia è l’agenzia di stampa Ansa, che spiega come Jessica, per vivere nell’abitazione dell’uomo (insieme alla moglie di lui) pagasse anche una piccola cifra. La ragazza era arrivata solo una decina di giorni fa dopo essere stata ospite di una comunità per ragazze madri, in quanto da poco aveva dato alla luce un bambino decidendo però di darlo in adozione. Sono numerosi i punti oscuri dell’intera vicenda, nonostante le ammissioni del presunto assassino. Gli inquirenti starebbero procedendo nel massimo riserbo e con la medesima riservatezza starebbero cercando di fare luce sul tentativo di Garlaschi di disfarsi del cadavere dopo il delitto di Jessica. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
OSSESSIONE DEL TRANVIERE PER LE RAGAZZE
Secondo le fonti investigative citate dal Corriere della Sera, il tranviere accusato del brutale omicidio di Jessica Faoro aveva una vera e propria ossessione per le giovanissime ragazze. La studentessa non poteva saperlo quando si è rivolta all’annuncio della famiglia Garlaschi, lei cercava solo un posto dove vivere e pagare poco di affitto: ma l’uomo già in passato pare avesse ospitato già altre ragazze per le quali nutriva una smodata ossessione sessuale. «Anche con le altre giovani che aveva ospitato in casa aveva seguito un copione simile, fatto di passeggiate, regali – l’ultimo martedì sera in un negozio di ottica nei pressi del Castello Sforzesco, dove il 39enne e la 19enne sono stati immortalati insieme – finalizzati a un approccio sessuale», spiega il CorSera. Pare tra l’altro che Garlaschi, con le precedenti ragazze ospitate in casa, se ne vantava con i colleghi ai quali mostrava foto esplicite di loro in topless, non si sa quanto “volontarie” o scatti “rubati”. Insomma, altro che “lite per un film”, il movente dell’omicidio potrebbe realmente essere il rifiuto, l’ennesimo, fatto da una giovane e bella ragazza nei confronti del tranviere Atm.
“HO RIGIRATO IL COLTELLO”
Jessica Valentina Faoro ha provato a difendersi prima di essere uccisa: è Alessandro Garlaschi, il tranviere accusato di averla assassinata, a rivelare nuovi particolari. Il 39enne ha dichiarato di aver «rigirato il coltello» che aveva in mano la ragazza contro di lei. «L’ho colpita allo stomaco». Questa la spiegazione che ha dato al pm Cristiana Roveda e agli uomini della Squadra Mobile di Milano. «Abbiamo avuto un banale litigio, lei mi ha ferito con un coltello, io l’ho disarmata e poi colpita», ha raccontato Garlaschi, il quale ha delle ferite alle mani, medicate ieri dal 118. Sarà una perizia del medico legale a stabilire se si tratta di tagli da difesa o se Garlaschi se gli è autoinferti. Dopo il primo colpo allo stomaco di Jessica, ha inferto altre coltellate al petto, poi – stando a quanto riportato da La Stampa – le ha dato fuoco alla parte inferiore del corpo nel tentativo di sbarazzarsi del cadavere. Il tranviere, interrogato fino a notte fonda, ha in sostanza confessato l’omicidio. Poi è stato trasferito a San Vittore, nel centro osservazione neuropsichiatrica all’interno del centro clinico, dove è sorvegliato a vista. (agg. di Silvana Palazzo)
IL TRANVIERE CONFESSA: “LITE PER UN FILM”
Emergono nuovi inquietanti dettagli sulla morte della piccola Jessica, accoltellata per almeno 10 volte dal tranviere in raptus omicida la scorsa mattina nell’appartamento di Via Brioschi: una lite banale, sulla scelta del film fa vedere sarebbe alla base dell’omicidio, secondo le confessione fatta da Garlaschi davanti al pm in carcere a San Vittore. Una versione che evidentemente viene presa con tutti i “se” del caso dagli inquirenti che forse anche per questo hanno ricoverato in reparto neuopsichiatrico per osservazione l’accusato dell’omicidio di Jessica Faoro. O più semplicemente, l’uomo potrebbe star cercando di alleggerire la sua posizione dopo aver confessato l’assassinio brutale: «Abbiamo avuto una banale discussione, lei mi ha ferito con coltello, l’ho disarmata e l’ho colpita». Solo che l’ha fatto 10 volte e probabilmente per un approccio rifiutato alla bella e biondissima ragazza innocente; questa è solo una pista possibile per la Mobile di Milano, ma resta ovviamente tutto aperto di fronte alle versioni già molto deboli del tranviere Atm. Potrà aiutare una ulteriore perizia sulle braccia di Garlschi che dovrà stabilire se i tagli alle mani del 39enne siano da difesa – come da lui sostenuto – o conseguenza delle coltellate inferte alla ragazza.
CADAVERE INFILATO IN UN BORSONE
Garlaschi, dopo la confessione davanti ai pm (e il tentativo di discolparsi dalla premeditazione, “ho solo reagito alle sue aggressioni col coltello”) si trova sorvegliato a vista in un centro di osservazione neuropsichiatrica milanese. L’omicidio di Jessica ancora deve registrare gli ultimi dettagli per essere del tutto risolto, ma di certo lo sviluppo delle ultime ore ha consegnato alla giustizia quello che è assai probabilmente il carnefice della ragazza. Ha tentato di bruciarla dopo averla accoltellata, ma non ce l’ha fatta e ha desistito: a quel punto ha chiamato attorno alle 10.30 l’ambulanza e le forze dell’ordine. Quando la Mobile di Milano è entrata nell’appartamento di Via Brioschi ha visto una scena raccapricciante: il corpo era infatti infilato solo per una metà in un borsone – dove probabilmente avrebbe dovuto poi dargli fuoco – e il tutto scaraventato sotto il divano letto della struttura. Ha tentato di far sparire il corpo di Jessica ma non ci è riuscito, dimostrando l’estrema e maldestra incapacità a “ragionare” in una situazione più grande di lui. Un orrore in una piccola casa, solo perché la 19enne avrebbe rifiutato gli approcci insistenti del tranviere ora osservato h24 in una struttura psichiatrica.
LA CONFESSIONE DEL TRANVIERE
La confessione del tranviere Alessandro Garlaschi alla fine è arrivata: «ho rigirato il coltello che aveva in mano contro di lei, e l’ho colpita allo stomaco», ha spiegato l’ormai ex dipendente Atm 39enne, accusato di omicidio volontario ai danni della 19enne Jessica Faoro. Le parole decisive arrivano all’orecchio del pm dopo l’interrogatorio delle ultime ore per il delitto orrendo avvenuto in Via Brioschi a Milano, ieri mattina, con la studentessa che ancora per motivi non meglio specificati si trovava in casa da qualche giorno del Garlaschi. Il tranviere Atm l’ha assassinata pare dopo che lei aveva resistito ai suoi continui approcci e dopo la morte ha cercato anche di bruciare il corpo (senza riuscirci). «Sei un mostro, devi marcire in galera», gli urlavano ieri durante l’arresto avvenuto proprio nel suo appartamento, dove è stata trovata la ragazza senza vita in un lago di sangue. «Non salutava mai, era quasi ai limiti della maleducazione, ma non avrei mai pensato che potesse finire così», spiega un tranviere a Il Giorno; condivideva con lui il deposito di competenza, quello di via Custodi al Ticinese.
IL TRANVIERE SCHIVO E IL TRADIMENTO FINITO MALE
Quello che ha raccolto il collega del Giorno sul quotidiano in edicola questa mattina ha davvero dell’inquietante: viene costruito un “profilo” di Garlaschi che presenta un passato turbolento proprio dal punto di vista dei rapporti affettivi ed extramatrimoniali. Sposato con una donna (V.E., che l’altra notte ha dormito a casa della madre),qualche anno fa Garlaschi aveva avuto una relazione con una collega Atm che viveva al piano di sotto, nella stessa scala di via Brioschi 93. Pare però che la storia, oltre ad avere compromesso il matrimonio, si era anche conclusa molto male, pare con una denuncia per atti persecutori presentata dalla donna nel 2014. La moglie al momento non pare abbia alcun ruolo nella vicenda tragica della povera Jessica anche se verrà risentita nelle prossime ore, specie alla luce della confessione del marito. «Ho fatto un guaio enorme, ho una ragazza morta in casa», la frase che ha rivolto ieri alle 10.30 al portinaio dello stabile poco dopo aver trucidato quella ragazza, colpevole solo di aver rifiutato gli interessamenti e gli approcci sessuali del tranviere. Pare che Jessica fosse andata a vivere con la famiglia Garlaschi attirata dal posto letto con prezzo di saldo dopo che aveva appena lasciato una comunità di ragazze madri in Via Antonini. Sperava in una vita più tranquilla del suo turbolento passato, ma purtroppo tutto questo non è avvenuto. Anzi…