L’accusa è precisa, documentata e pesante. E non viene da organizzazioni Lgbt o atee. Viene da una suora, responsabile Usmi dell’Ufficio tratta delle persone, suor Eugenia Bonetti. “Sono i consumatori, i clienti (per il 90% cattolici), che sostengono e alimentano la tratta e gli ingenti guadagni dei trafficanti” ha detto in occasione della terza Giornata mondiale contro la tratta delle persone che si è tenuta ieri 8 febbraio. Una giornata, come spiega l’agenzia cattolica Agensir, che si tiene in memoria di Santa Giuseppina Bakhita, schiava sudanese diventata poi suora canossiana e proclamata patrona e protettrice di tutti i migranti. La Giornata è stata ispirata da alcune parole di papa Francesco, quando durante il suo primo messaggio Urbi et Orbi definì la tratta delle persone la forma “di schiavitù più estesa del ventunesimo secolo”. E’ dunque dall’8 febbraio 2016 che si tiene questa giornata che ha come suo scopo “spezzare, una volta e per sempre, gli anelli di tale schiavitù moderna, che ha al suo attivo migliaia di vittime anche nel nostro Paese considerato cattolico”. La suora in un articolo pubblicato ieri dalla rivista Vita pastorale racconta di come lei e le sue consorelle abbiano aperto diverse case famiglia in tutto il mondo dove ospitano “migliaia di donne per un recupero della loro dignità e libertà”.
Il momento più significativo della loro esperienza, racconta, è stato l’incontro con il papa. Quattro di loro provenienti da ogni angolo del mondo (in tutto 60 religiose di 27 nazionalità e 28 congregazioni) hanno avuto il privilegio di partecipare alla messa mattutina a Santa Marta. Durante l’incontro Francesco le ha incoraggiate ad andare avanti nel loro servizio. Il papa ha poi accolto la loro richiesta di celebrare una giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta degli esseri umani durante la festa di Santa Giuseppina Bakhita, patrona di tutti gli schiavi: adesso, dice suo Eugenia, “molte diocesi, parrocchie e congregazioni d’Italia si sono unite per vivere questa Giornata, utile per proporre iniziative di formazione, informazione e preghiera per spezzare, una volta e per sempre, gli anelli di tale schiavitù moderna, che ha al suo attivo migliaia di vittime anche nel nostro Paese cosiddetto cattolico. Purtroppo, ci sono ancora troppe comunità diocesane, parrocchiali e congregazioni religiose che non si sono lasciate coinvolgere in questa iniziativa”.