Le Iene continuano ad indagare sul legame esistente tra sacerdoti e presunti abusi. Al centro del nuovo servizio andato in onda ieri, Jurek, un giovane che ha denunciato al programma di Italia 1 di aver subito abusi sessuali, all’età di 13 anni da parte di un prete che ancora oggi, molti anni dopo, continua a lavorare in una parrocchia del Molise, stando a stretto contatto con piccoli fedeli. Jurek oggi ha 34 anni ma ricorda ancora perfettamente ciò che gli sarebbe accaduto quando era appena un ragazzino. La sua è stata un’infanzia non semplice: viveva in Polonia ed il padre era dipendente dall’alcol. Per questo frequentava spesso la Chiesa, “per staccarsi un attimo da questo ambiente un po’ malsano”. A causa della sua situazione familiare delicata, dunque, il giovane trova conforto proprio nella Chiesa. In questo contesto Jurek conosce il prete che poi avrebbe abusato di lui. “All’inizio non erano così evidenti questi suo scopi secondari”, ha rivelato, sebbene ci fossero stati dei segnali e dei tentativi di contatto. “Io lo trattavo come se fosse mio papà”, ha aggiunto il 34enne. Dopo poco, il Don si trasferisce in Italia, in Molise e da lì telefona a Jurek invitandolo a seguirlo e promettendogli di farlo studiare. Per la madre rappresenta un’ottima opportunità ed una possibilità per il figlio, che viene così affidato totalmente al Don. I due vivevano sotto lo stesso tetto ma ogni volta che calava il buio, le cose cambiavano: “Si eccitava alla mia presenza, voleva essere baciato in bocca, spesso cercava di mettersi nel mio letto, voleva contatto fisico…”, racconta il giovane che inizialmente dice di non essere stato del tutto consapevole di ciò che accadeva.
JUREK, ABUSATO DAL PRETE A 13 ANNI: L’INCONTRO E LE PAROLE DEL VESCOVO
Quello che per Jurek poteva sembrare qualcosa di normale, quasi una sorta di rapporto padre-figlio, lo stesso comprese ben presto che così non era. Il giovane iniziò a provare fastidio per alcuni atteggiamenti del prete, come quando lo invitava a contare fino a dieci mentre gli metteva le mani sulle parti intime, atteggiamenti che col passare del tempo assunsero quasi il principio del ricatto. “Io la vivevo male, a me piacevano le ragazzine ma lui era estremamente geloso”, racconta a Le Iene. La famiglia di Jurek, nel frattempo, era all’oscuro di tutto in quanto lo stesso provava vergogna a raccontare, a distanza, ciò che accadeva. Quindi il giovane polacco decise di rivolgersi all’ambiente del clero che lui frequentava. Ormai adolescente, preso coscienza degli abusi sessuali che stava subendo dal sacerdote, ne parla con un altro prete specializzato in esorcismo, ma la risposta che riceve è incredibile: “Devi stare in silenzio perché queste cose te le fa vedere il diavolo”. A Jurek non resta che dare ascolto al secondo sacerdote e gli abusi sessuali non si fermano. “Per diversi anni, almeno quando lui non ha perso questo interesse nei miei confronti perché io ero già cresciuto”, ha ammesso. Fino ai 17 anni però le cose sono andate avanti, fino a quando il giovane decide di andare via e cercare di dimenticare tutto, ma nel modo sbagliato. “Ho cercato di curarmi con sostanze come la cocaina e alcol, per dipingermi la realtà in modo artificiale”, ha ammesso. Successivamente sceglie finalmente soluzioni più sane per lasciarsi alle spalle l’incubo, come ad esempio la psicoterapia e la meditazione.
Ma Jurek ha finora raccontato la verità? Una domanda che si sono poste anche Le Iene e per questo, 17 anni dopo, ha deciso di tornare nel piccolo paesino in Molise e parlare con l’uomo che avrebbe abusato di lui per anni. Il confronto tra i due avviene in lingua polacca. Il giovane gli confessa di aver avuto grandi problemi a relazionarsi con gli altri dopo gli anni passati insieme. “Avevo 13 anni quando mi mettevi le mani nelle mutande”, gli ricorda Jurek. Lui non nega ma replica: “Sinceramente sono contento di vederti, credimi. Tu per me eri tutto”. E su quello che accadeva tra i due, il prete ha aggiunto: “A volte nella vita uno può anche sbagliare! Per quegli errori che ho commesso ti chiedo sinceramente scusa. Non sto dicendo che ero un santo!”. Tra le altre cose che il Don faceva, c’era quello di far dormire il giovane con i cani perché questo lo eccitava. Quando Jurek glielo rammenta, lui glissa. E sul loro rapporto insiste: “Ti amavo così… come potevo… ti amavo”, invitandolo a non scavare nel passato, “mettiamoci una pietra sopra. Tu dimentica e io dimentico! Iniziamo a vivere in modo cristiano”. Ora però la paura di Jurek è che possa ripetersi quanto accaduto a lui a qualche altro bambino, in quanto il prete sarebbe costantemente a contatto con piccoli fedeli. Matteo Viviani de Le Iene, quindi, dopo aver conosciuto Jurek ha voluto incontrare il prete che avrebbe abusato di lui, senza ricevere risposta ma limitandosi a commentare: “Qua comanda il vescovo”. Il riferimento è a Mons. Camillo Cibotti, vescovo di Isernia, che da quasi un anno è già al corrente di tutto. Raggiunto da Viviani, Cibotti ha commentato: “Abbiamo iniziato il nostro percorso canonico per accertare la verità”. E su un presunto quanto necessario allontanamento, il vescovo ha detto di non ritenere ciò opportuno, alla luce della correttezza delle sue azioni finora evidenziata. Quindi si è domandata come mai il giovane non ha denunciato prima: “Le opportunità erano tali che avrebbe potuto dire la verità”. Ma in caso di una confessione del Don, “avrebbe tutte le ripercussioni canoniche, quindi sospensione a divinis e giudizio”. A detta del vescovo, un’ammissione di colpevolezza creerebbe anche il rischio che possano esserci state altre vittime. Una ammissione, in realtà, il prete l’ha fatta proprio a Jurek, 17 anni dopo, come documentato da Le Iene.
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