Nella lettera di Joseph Ratzinger in cui viene analizzato anche il Pontificato di Bergoglio, uno dei passaggi più importanti è senza ombra di dubbio quello in cui si parla di “continuità interiore tra i due pontificati”. Un’affermazione energica che vuole mettere a tacere le polemiche sulle differenze e sul fatto che il pontificato di Papa Francesco avrebbe uno spessore teologico inferiore rispetto a quello di Benedetto XVI. D’altronde i due Papi, così diversi all’apparenza, in questi cinque anni di pontificato di Bergoglio hanno evidenziato molti più punti in comune di quanti fossero immaginabili, anche sulle questioni teoriche e teologiche. Ratzinger in questi anni ha continuato a scrivere e studiare e ha potuto argomentare con grande forza la sua difesa nei confronti di Papa Francesco e del suo primo lustro al Soglio Pontificio. (agg. di Fabio Belli)
“BASTA PREGIUDIZIO SU BERGOGLIO”
Sono cinque anni che Papa Francesco è stato eletto nel conclave storico dopo le dimissioni di Benedetto XVI e oggi, alla vigilia di questo importante anniversario, arriva una “clamorosa” lettera in difesa di Francesco e della sua pregnanza teologica-teorica non proprio dall’ultimo che passa. Benedetto XVI prende carta e penna e scrive al prefetto della Segreteria per la Comunicazione (Dario Viganò) in occasione della presentazione della collana ‘La teologia di Papa Francesco’: il testo di questa lettera è stato letto in parte dallo stesso Viganò questa mattina, suscitando reazioni in tutto il mondo ecclesiale e non. «Plaudo a questa iniziativa – scrive Benedetto XVI nella missiva – che vuole opporsi e reagire allo stolto pregiudizio per cui Papa Francesco sarebbe solo un uomo pratico privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre io sarei stato unicamente un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano oggi». Il Papa Emerito Joseph Ratzinger ha voluto sottolineare poi con forza come i due pontificati, da tanti commentatori tenuti molti lontani e diversificati, non sono poi così separati, anzi. «I piccoli volumi – aggiunge Benedetto XVI citando l’opera di 11 libri scritti da altrettanti teologi che spiegano la dottrina e il magistero di Bergoglio – mostrano a ragione che Papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore tra i due pontificati, pur con tutte le differenze di stile e di temperamento».
FRANCESCO NON È “SOLO PRATICO” (E RATZINGER NON È “SOLO TEORICO”)
Non è certo la prima volta che il Papa Emerito interviene in difesa del suo successore per marcare sì la differenza di temperamento e stile ma non quella di contenuti principali del magistero petrino: nell’ottobre del 2015, ricorda Vatican Insider, a Roma in un convegno sulla dottrina della giustificazione, Ratzinger fece leggere all’arcivescovo Georg Gänswein il testo di una sua intervista in cui spiegava, «l’idea della misericordia di Dio diventi sempre più centrale e dominante – a partire da suor Faustina (Kowalska, santa, ndr), le cui visioni in vario modo riflettono in profondità l’immagine di Dio propria dell’uomo di oggi e il suo desiderio della bontà divina». Papa Giovani Paolo II era impregnato in questa sfida e Francesco, secondo Ratzinger, ne ha raccolto la giusta eredità: «La sua pratica pastorale si esprime proprio nel fatto che egli ci parla continuamente della misericordia di Dio. È la misericordia quello che ci muove verso Dio, mentre la giustizia ci spaventa al suo cospetto. A mio parere ciò mette in risalto che sotto la patina della sicurezza di sé e della propria giustizia l’uomo di oggi nasconde una profonda conoscenza delle sue ferite e della sua indegnità di fronte a Dio. Egli è in attesa della misericordia».
Ci permettiamo di far sottolineare un piccolo ma sostanziale particolare, che in pochi stanno notando pur dando l’importante notizia della lettera di Benedetto XVI: il Papa Emerito, con queste righe, coglie un duplice aspetto molto sottile e acuto (e lucidissimo, nonostante i quasi 91 anni di età). Da un lato difende con forza Bergoglio e non lo declassa come “solo uomo pratico e per nulla teologico”; ma dall’altro ribadisce – come invece i tanti amanti “a giorni alterni” della Chiesa tendono a non voler riconoscere – come lui stesso sia sempre stato ancorato alla vita concreta, centrato su Cristo come uomo all’ennesima potenza. Insomma, altro che teoria. Parla in prima persona Ratzinger e lo spiega con poche ma decisive parole: «io non sono unicamente un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta». E queste parole lo dimostrano una volta di più: il cristianesimo è incontro, vita, anima e teologia. Un tutt’uno, come Ratzinger ci insegna ancora una volta.