Nel recente incontro a “Tempo di Libri” si è discusso di realtà, giovinezza, senso religioso, educazione, sfide attuali e fede: insomma, si è parlato dell’opera e della vita di Don Luigi Giussani, geniale educatore e fondatore di Comunione e Liberazione. Nella sala Volta, sul tema “Ribellione” della seconda giornata di Tempo di Libri (venerdì scorso), hanno parlato Don Julián Carrón (attuale Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione) e il giornalista Gianni Riotta: per l’occasione hanno presentato l’ultimo volume postumo di Luigi Giussani dal titolo “Realtà e giovinezza. La sfida”. Il testo raccoglie conferenze di don Giussani ed anche dialoghi con studenti liceali e universitari dagli anni Cinquanta al 1995, ma dalla attualità incredibilmente intatta. Come racconta Paola Bergamini sul sito di Comunione e Liberazione – dove riporta ampi stralci della presentazione – «nel libro, giovani o condizione giovanile non sono termini legati all’età anagrafica».
Carrón racconta che il termine giovinezza per il “Giuss” era tutt’altro che uno stato d’animo o una condizione anagrafica: «L’urgenza naturale che rende la vita veramente umana è qualcosa che è radicato nell’uomo, ma se non viene educato decade. Per questo l’uomo ha bisogno di una provocazione perché questa esigenza sia ridestata». Lo slancio del giovane nell’adulto spesso si tinge di cinismo, fatalismo e disillusione: ma Carrón rilancia la sfida alla platea con il verso della poesia di Ada Negri, citata da Riotta all’interno del libro di Don Giussani. «”Tutto / per me Tu fosti e sei”. È davvero così?. Sì, appartiene alla natura dell’uomo», spiega Carrón che ricorda come centrale nella nostra vita è trovare qualcosa che vale per sempre. «L’alternativa è racchiusa nella domanda di Eliot “Dove è la vita che abbiamo perduto vivendo?”. La presenza di Cristo tiene giovani. Basti pensare a Madre Teresa di Calcutta. Ed io l’ho visto proprio in don Giussani con cui ho vissuto negli ultimi anni della sua vita», spiega il Presidente della Movimento di Cl.
LA SFIDA EDUCATIVA
La testimonianza di Carrón affronta anche i dettagli della vita di Don Giussani, la sua incredibile capacità di colpire l’umano di fronte a lui in una modalità nuova e, appunto, giovane. «Aveva qualcosa nello sguardo che colpiva. Da cui lui si era fatto colpire. Siamo fatti per una pienezza, per questo l’uomo non è mai soddisfatto», si legge ancora negli stralci riportati sul portale online della Fraternità di Comunione e Liberazione. Si parla poi di incontro, necessario e fondamentale nella vita cristiana fin dalle origini: «Occorre una provocazione», risponde Carrón a Riotta che gli chiede come avviene quell’incontro che può cambiare la propria vita. «Tutti abbiamo il desiderio di amare, ma solo quando incontriamo l’amato ci infiammiamo. È qualcosa che accade in ogni ambito perché l’incontro è fondamentale per scoprire sé. Anzi di più: per capire chi sono io». Secondo l’insegnamento di Don Giussani per poter vedere accadere tutto questo, vi è bisogno della Grazia divina e soprattutto dell’educazione: «l’educazione risponde alle sollecitazioni, alle domande radicali che la realtà suscita. È il nesso tra il particolare e la totalità. La vera educazione aiuta a vivere tutto con significato, anche il dubbio perché se si è attenti alla realtà si intercettano le risposte», spiega ancora Carrón.
“IL SENSO RELIGIOSO AI TEMPI DI WIKIPEDIA”
In ultima analisi, Riotta ricorda come il libro sia stato scritto decenni prima dell’avvento di internet e dell’era social: per i due commentatori, il libro di Don Giussani aiuta a comprendere quel divario all’epoca in potenza e oggi determinante ed emergenziale della frattura tra la realtà e l’esperienza, tra la “connessione” e il “reale”: «Non c’è tecnica, crescita dell’informazione che non vada di pari passo con la crescita dell’individuo», conclude Carrón che poi ripropone quello che era il punto di partenza dell’educazione e insegnamento giussaniano, il senso religioso. «Il metodo è fondamentale. Per sapere cosa è il senso religioso bastano le informazioni di Wikipedia? No, altrimenti si cade nell’alienazione. Hai bisogno di un incontro per poter mettere in atto il giudizio, cioè la capacita di verificare secondo le tue esigenze fondamentali. Il giudizio è ciò che conferisce dignità all’uomo. I ragazzi, lo vedo negli incontri, hanno una grande ricchezza di cui a volte non si rendono conto. Hanno bisogno di qualcuno che li accompagni, che indichi quel punto di fuga che ha dentro la sete di infinito».