Una figura vestita di bianco che avanza piano piano, a piccoli passi, sembra in difficoltà. Sembra che non abbia voglia di apparire. La gente in piazza San Pietro trattiene il fiato. Quando finalmente è affacciato al balcone della basilica, le braccia ferme lungo i fianchi, quasi un soldatino, le persone di sotto esplodono in urla e applausi, anche se nessuno ha ancora capito chi è il nuovo papa. E’ stato un conclave non lungo, ma che ha tenuto con il fiato sospeso perché non era mai accaduto che si eleggesse un nuovo pontefice mentre quello precedente era ancora vivo, aveva dato le dimissioni, qualcosa di inaudito. Chi era entrato nel conclave vincente è uscito sconfitto, come sempre (ci sarà anche una clamorosa gaffe della Cei che aveva inviato all’Ansa un telegramma di auguri al nuovo papa, solo che il nome era sbagliato). Dice che  “i fratelli cardinali sono andati a prendere il vescovo di Roma quasi alla fine del mondo”. E’ il primo papa sudamericano, e anche il primo papa gesuita. In Italia praticamente nessuno lo conosce, un po’ come quando era stato eletto Wojtila. Si presenta subito con l’umiltà del parroco come sarà il suo stile, dicendosi semplicemente “vescovo di Roma” e chiedendo, cosa che farà sempre, “di pregare per me”. Poi si allontana.



E’ il 13 marzo 2013, sono passati cinque anni di un pontificato che ha sconvolto e ancora sconvolge il mondo, sia quello della Chiesa che quello laico. Un papa che chiede subito alla Chiesa “di essere in uscita e di andare alle periferie del mondo” là dove sono i poveri. E di accogliere i migranti, il suo grande tema, tanto che il suo primo viaggio sarà proprio all’isola di Lampedusa, dove sbarcano i reietti del mondo. Un papa che come il suo predecessore Giovanni XXIII ha salvato il mondo dall’apocalisse della guerra nucleare quando in una memorabile notte chiese al mondo di pregare per la pace, mentre le navi americane puntavano i missili sulla Siria. Fermò i missili. Ma papa Francesco, José Bergoglio, ha avuto e ha ancora oggi una parte, seppur piccola, della Chiesa che gli fa guerra, arrivando addirittura a inventarsi un fantomatico conclave truccato, una elezione falsificata. Bestemmie contro Dio. Si è dovuto  muovere proprio in questi giorni il suo predecessore Benedetto XVI per mettere a tacere quelli che ha definito “stolti” e dire che papa Francesco ha tutte le carte in regola per essere a capo della Chiesa: “Basta stolto pregiudizio contro di lui, tra i due pontificati c’è continuità interiore”.



Non a caso una lettera resa nota proprio in questi giorni in cui ricorre il quinto anniversario dell’elezione di Bergoglio. Che continua la sua lotta contro i privilegi di una certa parte del clero, che indossa scarponi e non mocassini di velluto, che telefona a casa di sofferenti e gente comune, che ha riaperto le porte della Chiesa al mondo, incontrando tutti, anche gli islamici con i quali ha aperto un dialogo senza precedenti. Come lo ha definito il direttore della rivista Civiltà Cattolica, Padre Spadaro, “Il pontificato di Francesco è un pontificato che annuncia il nucleo del Vangelo non solamente al mondo, ma anche alla Chiesa. Per questo è un pontificato di riforma nonostante i sociologi cerchino di misurare la sua azione in termini di riforme curiali o successi mondani. Non c’entra nulla”.

Leggi anche