Nei giorni scorsi sono uscite le motivazioni della sentenza di secondo grado con la quale Padre Graziano è stato ritenuto anche dai giudici della corte d’Assise d’Appello di Firenze colpevole della morte di Guerrina Piscaglia. La nuova condanna era giunta lo scorso 18 dicembre ed aveva confermato quanto stabilito in primo grado a carico del frate congolese nonostante la condanna sia stata ridotta di due anni, da 27 a 25, per via di un errore di calcolo della pena in primo grado ad Arezzo. Sono settanta le pagine nelle quali la Corte d’Appello si è pronunciata sul caso dell’omicidio di Guerrina, la casalinga scomparsa misteriosamente da Ca’ Raffaello, in provincia di Arezzo, il primo maggio 2014. Nel documento, i giudici del secondo grado avrebbero fatto chiarezza su dinamiche e motivazioni di quello che è stato giudicato un caso di omicidio, sebbene il corpo della donna non sia mai stato trovato. “Padre Graziano ha strozzato Guerrina Piscaglia”: è quanto si legge, come spiega Il Giornale, nelle motivazioni dell’appello. Con le medesime mani con le quali avrebbe ucciso la donna, avrebbe poi “consacrato l’ostia”. A scatenare il delitto, sempre secondo le accuse, sarebbe stata la “paura di uno scandalo”. Anche in assenza di un corpo, dunque, i giudici si sarebbero spinti oltre ipotizzando anche la dinamica del presunto delitto commesso a loro detta dal frate congolese, guida spirituale di Guerrina. La Piscaglia, infatti, si sarebbe perdutamente innamorata del prete avendo con lui un rapporto rimasto segreto all’opinione pubblica. Non è escluso che proprio la vittima possa aver manifestato il desiderio di abbandonare la sua famiglia per proseguire la sua vita insieme all’uomo consacrato che a sua volta avrebbe agito al fine di non rendere pubblica la loro storia.
GUERRINA PISCAGLIA: SMS E ZIO FRANCESCO, ELEMENTI CENTRALI DEL GIALLO
I giudici del secondo grado non avrebbero dubbi. Nelle motivazioni della sentenza con la quale Padre Graziano è stato condannato a 25 anni di reclusione, si legge ancora: “Presentandosi come uomo di Dio avrebbe fatto innamorare una donna fragile come Guerrina Piscaglia, arrivando ad eliminarla perché impaurito”. Tra le ipotesi anche la possibile comunicazione da parte di Guerrina al prete del suo stato interessante. Due gli elementi principali che andrebbero a provare la piena colpevolezza di Gratien: il primo luogo l’sms inviato nel medesimo pomeriggio della scomparsa di Guerrina, dal suo cellulare per sbaglio ad un prete nigeriano (“la firma del delitto”) ma anche la mai comprovata figura misteriosa di zio Francesco, che emerge solo dopo l’iscrizione del nome del prete nel registro degli indagati (“la controfirma”). Non sono stati poi sottovalutati i numerosi contatti tra la vittima ed il suo presunto assassino così come la cella telefonica di Guerrina che avrebbe agganciato quella del frate, “quasi a dimostrare che è il sacerdote ad esserne in possesso”. E proprio il cellulare della donna avrebbe avuto un ruolo decisivo nell’intero caso. L’emblematica figura dello zio Francesco, invece, non esisterebbe affatto. Inoltre, in merito alle “disfunzioni erettili” più volte ribadite anche dall’imputato, nelle motivazioni si legge che “dalle frequentazioni precedenti e successive alla scomparsa di Guerrina” ciò sarebbe stato smentito. Padre Graziano, intanto, continua a respingere tutte le accuse e non è escluso che i suoi legali possano ricorrere in Cassazione.