Sono numerosi i messaggi di cordoglio giunti in seguito alla notizia della morte di Stephen Hawking, l’astrofisico inglese deceduto ieri all’età di 76 anni. “Ci ha dimostrato che non ci sono limiti per raggiungere i nostri sogni”, ha twittato l’Agenzia Spaziale Europea, dicendosi vicina alla famiglia per il triste momento. La Nasa ha invece scritto: “Che tu possa continuare a volare come superman nella microgravità”, ricordando Hawking anche attraverso un video. Anche il cast di Big Bang Memory ha ricordato con una foto il giorno in cui lo scienziato si è recato a fargli visita e ha aggiunto: “Grazie per avere ispirato noi e il mondo”. Il mondo dello spettacolo non è rimasto indifferente alla notizia della perdita di una delle più grandi menti dei nostri giorni. Sharon Stone ha scritto nel suo profilo Twitter: “Senza imperfezioni, niente esisterebbe” mentre la cantante Katy Perry ha ricordato che “oggi c’è un buco nero nel mio cuore”.
IL RICORDO DI EDDIE REDMAYNE
Alla figura di Stephen Hawking, morto oggi all’età di 76 anni, è stato dedicato il film biografico La teoria del tutto che ha visto Eddie Redmayne ricoprire il ruolo da protagonista. Grazie alla sua interpretazione, l’attore e modello britannico si è aggiudicato anche un Premio Oscar nella categoria Miglior Attore Protagonista. Nel giorno della morte dell’astrofisico, non poteva non arrivare il messaggio di cordoglio da parte di Eddie Redmayne. L’attore, con il suo messaggio, ha voluto ricordare l’incontro con Stephen Hawking avvenuto in occasione della premiere del film La teoria del tutto. Queste sono state le parole scelte dall’attore Premio Oscar: “Abbiamo perduto una bella mente, uno stupefacente scienziato e l’uomo più divertente che io abbia avuto il piacere di conoscere. Il mio amore e i miei pensieri ora sono con la sua straordinaria famiglia”. La teoria del tutto è un film uscito nel 2014 nelle sale cinematografico, diretto da James Marsh. Il film incassò oltre 123 milioni di dollari in tutto il mondo. (Aggiornamento di Fabio Morasca)
STEPHEN HAWKING: L’EQUAZIONE SUI BUCHI NERI SULLA SUA LAPIDE
La morte di Stephen Hawking, scomparso oggi all’età di 76 anni, si colora di un tocco di romanticismo e tocca, in alcuni casi, profondità cosmiche proprio come quelle che lo scienziato britannico ha studiato nel corso della sua vita. Nelle ultime ore, infatti, sta destando molto scalpore una clamorosa coincidenza, ovvero che le date di nascita e di morte del fisico e matematico originario di Oxford coincidano rispettivamente con quelle di Galileo Galilei (8 gennaio), come aveva più volte ricordato lui stesso, e di Albert Einstein (14 marzo), anche se non ha potuto fare caso a quest’ultima casualità. Inoltre, come rivelato all’Ansa da Remo Ruffini, direttore del Centro Internazionale per la Rete di Astrofisica Relativistica nonché collaboratore dello scienziato, uno degli ultimi desideri di Hawking sarebbe stato quello di vedere immortalata sulla propria lapide l’equazione che porta anche il suo nome e che studiava il comportamento dei buchi neri. Formulato assieme a Jacob Bekenstein, il Paradosso dell’informazione dei buchi neri spiegava come queste misteriose regioni dello spazio-tempo dal fortissimo campo gravitazionale non fossero totalmente “oscure” e che fossero capaci di emettere anche delle radiazioni elettromagnetiche. Da quell’intuizione nacque la formula che dimostra come l’entropia di un buco nero (indicata con S) è data da una equazione che coinvolge anche la velocità della luce e la costante gravitazionale. (agg. di R. G. Flore)
LO SCIENZIATO ATEO E “L’INTERRUTTORE DI DIO”
Era ateo, e questo lo sapevano tutti anche perché Stephen Hawking lo ripeteva ogni spesso: eppure è riuscito nell’impresa di incontrare ben 4 papi lungo la sua ricchissima carriera scientifica e di ricerca, ammirato per l’animo “passionale” verso quell’universo misterioso che ci precede. Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco: tutti in maniera diversa e diversificata hanno riconosciuto grande stima per quell’astrofisica che ha sempre negato l’esistenza di Dio, relegando la religione sempre al di sotto della scienza. L’’Accademia Pontifica delle Scienze, di cui Hawking faceva parte, oggi ha voluto ricordare così il triste giorno della scomparsa di un genio: «Siamo profondamente rattristati dalla notizia della scomparsa del nostro eccezionale membro Stephen Hawking che è stato così fedele alla nostra Accademia. Ai quattro Papi che ha incontrato ha detto che voleva fare avanzare la relazione tra fede e ragione scientifica. Preghiamo il Signore che lo accolga nella sua gloria». Così è stato, anche se il testardo e spesso “provocatore” astrofisico cercava il più possibile lo scontro tra fede e scienza: amava ripetere infatti, «Non è necessario invocare l’intervento di Dio per accendere l’interruttore e far partire l’Universo». Eppure questo non ha impedito l’abbraccio, la stima e la collaborazione con scienziati e ricercatori cristiani, con uomini di fede: il grande “paradosso” che oggi permette a Stephen Hawking di essere ricordato e stimato da tutti, nonostante le sue teorie non siano da tutti accettate. (agg. di Niccolò Magnani)
“LA TERRA È TROPPO PICCOLA, CI STIAMO AUTODISTRUGGENDO”
E’ morto all’età di 76 anni il genio Stephen Hawking. Malato da tempo, si è spento nelle scorse ore, lasciando un vuoto profondo non soltanto nel mondo dell’astrofisica, uno dei suoi campi principali. Spesso e volentieri il genio britannico ha regalato vere e proprie perle di saggezza, e dichiarazioni forti. Un anno fa, ad esempio, parlando nel corso di una conferenza stampa che si tenne nella nota università di Cambridge, spiegò: «La nostra Terra sta diventando troppo piccola per noi, la popolazione globale sta aumentando ad un ritmo allarmante e siamo in pericolo di autodistruggerci». Uno scenario quello descritto, quasi apocalittico, ma che se ipotizzato da un genio come appunto Hawking, deve fare riflettere. Tra l’altro queste dichiarazioni riemergono dopo altre preoccupazioni, quelle esternate nella giornata di ieri da un altro genio dei nostri tempi come Elon Musk, il padre di Tesla, definendo l’intelligenza artificiale ben più pericolosa delle armi nucleari. Insomma, da una parte le parole di Hawking sulla sovrappopolazione, e dall’altra, quelle di Musk sull’IA: il futuro del nostro pianeta sembrerebbe davvero a rischio… (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
IL QUOZIENTE INTELLETTIVO DI HAWKING
E’ scomparso nelle scorse ore Stephen Hawking, fra i più autorevoli fisici teorici al mondo. Cosmologo, matematico, fisico e astrofisico, se ne va all’età di 76 anni, dopo aver combattuto per praticamente 60 anni con una malattia che lo ha obbligato a vivere su una sedia a rotelle e a parlare con un sintonizzatore vocale. Si può considerare come il più grande genio dell’epoca moderna, visto che il suo quoziente intellettivo, che per una persona normale è pari a 100, oscillava fra i 160 e i 165, gli stessi numeri attribuiti ad altri due geni della storia come Albert Einstein e Isaac Newton. Rimanendo nell’ambito del QI, Hawking resta probabilmente la mente più brillante del nostro millennio, ma in passato vi sono stati personaggi ancora più “intelligenti”. Una classifica stilata qualche anno fa mette ad esempio al primo posto Wolfgang von Goethe, considerato la più grande figura letteraria tedesca dell’era moderna, con un quoziente pari a 210. Al secondo posto, campeggia invece un nostro connazionale, leggasi Leonardo Da Vinci, famoso in tutto il mondo per le sue opere artistiche e ingegneristiche, avanti anni luce rispetto al periodo in cui ha vissuto: per il nostro Leonardo, un QI pari a 205. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
“LA TEORIA DEL TUTTO” E LO “SCONTRO” CON DIO
Negli ultimi anni, anche grazie al bel film con Eddy Redmayne, Stephen Hawking è stato iconizzato con la proprio “teoria del tutto” ovvero con quella sfrenata passione nella scienza che lo ha portato nei suoi 50 anni di ricerca scientifica a rincorre quello che realmente “fa girare” l’intero universo. In questa ricerca il suo scontro con la religione e con la fede in Dio è stata spesse volte dura, cinica e irriverente contro chi – specie nella scienza – crede in un Dio eterno che genera di continuo la realtà che abbiamo davanti. Secondo Hawking Dio non può «assolutamente conciliarsi con la scienza», e non solo: «C’è una fondamentale differenza tra la religione, che è basata sull’autorità, e la scienza, che è basata su osservazione e ragionamento. E la scienza vincerà perché funziona», amava ripetere il grande scienziato. Questo però non ha tolto al Vaticano la possibilità e la grande disponibilità nell’accoglierlo all’interno della Pontificia Accademia delle Scienze nel 1986: lui ha rifiutato Dio, ma i “suoi” rappresentanti in Terra hanno deciso di accoglierlo lo stesso: si sono scontrati, si sono spesso allontanati l’uno dall’altro, ma oggi nel giorno dell’addio chissà cosa succederà Lassù quando uno dei maggiori geni della storia recente si troverà di fronte all’ignoto e al mistero che ha sempre ricercato nella propria vita terrena… (agg. di Niccolò Magnani)
È MORTO STEPHEN HAWKING
Stephen Hawking è morto all’età di 76 anni nella sua casa di Cambridge. Lo comunicano i figli attraverso una breve nota ufficiale, nel quale confermano anche tutta l’ammirazione verso uno dei più grandi scienziati dei nostri tempi: “Siamo profondamente rattristati dal fatto che il nostro amato padre sia morto oggi. Era un grande scienziato e un uomo straordinario il cui lavoro vivrà per molti anni. Il suo coraggio e la sua perseveranza con la sua brillantezza e il suo umorismo hanno ispirato persone in tutto il mondo”. Hawking ha rappresentato un esempio da seguire sia per quanto riguarda le sue ricerche nel campo della cosmologia, sia per il coraggio con il quale ha affrontato l’astrofia muscolare progressiva correlata alla Sla che lo ha colpito ma non ha fermato il suo lavoro. La malattia si è manifestata già all’età di 13 anni ma non gli ha impedito di laurearsi a soli 20 anni, occupando una delle cattebre più prestigiose del Regno Unito, la stessa di Isaac Newton.
STEPHEN HAWKING E LE SUE RICERCHE
Nato ad Oxford l’8 gennaio 1942, da una madre che aveva dovuto fuggire dai bombardamenti nazisti su Londra, Stephen Hawikng evidenziò molto presto l’interesse per la cosmologia e la teoria della gravità quantistica, legata soprattutto ai buchi neri. Fu lui a dimostrare che subito dopo il Big Bang si svilupparono degli oggetti di massa enorme ma di dimensioni di un protone: furono questi quelli che lui definì dei micro-buchi neri. Ma le sue ricerche proseguirono senza sosta, giungendo alla conclusione che gli stessi buchi neri emettono radiazioni (tale legge fu chiamata radiazione di Hawking) che portano all’evaporazione segurendo le leggi della meccanica quantistica. Si dedicò anche allo studio dell’universo, arrivando ad ipotizzare che esso non abbia limiti spazio temporali fin dalla sua nascita. Tesi che lo portò spesso in contrasto con la Chiesa: Hawking non negò mai il suo ateismo, sostenendo che l’universo non è stato creato da Dio e che scienza e religione non sono in nessun modo conciliabili.
LA MALATTIA E IL CORAGGIO
Stephen Hawking manifestò i primi segni di sclerosi laterale amiotrofica già all’età di 13 anni e a poco più di 20 cominciò ad evidenziare già gravi problemi motori alle mani. Perse presto l’uso delle corte vocali e fu costretto su una sedie rotelle, impossibilitato anche ad alimentarsi da solo. Tali problemi non fermarono i suoi studi anche grazie all’uso di un sintetizzatore vocale che fu ideato apposta per lui. Nel 2012 si rese disponibile ad un esperimento dell’Università di Stanford per la crazione di uno scanner cerebrale il cui obiettivo è tradurre in parole l’attività elettrica del cervello. In varie occasioni, confermò comunque il suo coraggio, arrivando ad affermare di non essere sopraffatto dalla malattia e di sentirsi in generale fortunato: “A parte la sfortuna di contrarre la mia grave malattia, sono stato fortunato sotto quasi ogni altro aspetto”. Nel 2014, la sua vita e le sue opere furono raccontate nel film ‘La teoria del tutto’, diretto da James Marsh. Per l’interpretazione dello scienziato inglese, Eddie Redmayne ottenne l’Oscar come migliore attore protagonista.