Nel giorno del 40esimo anniversario della strage di via Fani, non solo l’Italia intera e le istituzioni politiche ricordano la scorta di Aldo Moro, trucidata dai brigatisti. A Famiglia Cristiana lascia il suo ricordo doloroso anche Giovanni Ricci, figlio di Domenico, l’agente 42enne che era alla guida della Fiat 130. La vita dell’allora 12enne cambiò radicalmente da quel 16 marzo 1978. “C’era il braccio scoperto e ho riconosciuto mio padre dal suo orologio Zenith, l’unico regalo importante che si era fatto in tanti anni di lavoro. Se lo toglieva la sera prima di andare a dormire, lo caricava e lo rimetteva al polso prima dell’alba, alle quattro, quattro e mezza, quando si alzava per andare al lavoro”, dice oggi. Giovanni ricorda alla perfezione quel vociare intenso che seguì le drammatiche telefonate e le mezze parole della madre. Poi la tv accesa e quel lenzuolo bianco su un corpo ormai senza vita, in via Fani, luogo della strage. Ma in quel notiziario trasmesso di fronte ad un giovanissimo Giovanni c’erano anche le immagini dei corpi non ancora coperti: “il primo piano di mio padre crivellato da sette colpi di arma da fuoco. Per anni la mia vita è stata bloccata in quel fotogramma”, dice oggi, 40 anni dopo la strage. Giovanni apre l’album dei ricordi ed indica le foto del padre, che riconosce tra la folla attorno ad Aldo Moro, insieme al collega Oreste Leonardi, il maresciallo anche lui morto con altri tre uomini della scorta del presidente Dc. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
SCORTA TRUCIDATA: “MARTIRIO DEI CINQUE UOMINI NON RESTI VANO”
Dal presidente Mattarella a Virginia Raggi: sono numerose le personalità politiche che oggi, nel 40esimo anniversario dalla strage di via Fani hanno voluto rendere omaggio ad Aldo Moro, presidente della Dc ed ai cinque uomini della sua scorta rimasti uccisi. “Le attività che portano avanti familiari per far conoscere i cinque martiri che persero la vita quel 16 marzo è fondamentale perché la loro morte non sia stata vana”, ha commentato il sindaco di Roma, come riporta LaPresse, nel corso dell’inaugurazione odierna del “Giardino Martiri di via Fani”. Intanto, come fa sapere l’agenzia di stampa Ansa, era previsto inizialmente per oggi il ricordo per uno degli uomini, Giulio Rivera, il giovane 24enne originario di Guglionesi per il quale era stato indetto per oggi un consiglio Comunale straordinario e una cerimonia nel cimitero poi però rinviato al prossimo 19 marzo. A partire dalle ore 10:00, dunque, nei prossimi giorni sarà ricordato l’agente rimasto ucciso insieme ad altri quattro colleghi in uno degli eventi più tragici e cupi della nostra storia italiana. Per l’occasione, l’amministrazione comunale di Guglionesi ha convocato per il quarantesimo anniversario della strage di via Fani un’assemblea consiliare ad hoc e successivamente sarà deposta una corona di alloro sulla tomba di Rivera. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
RAGGI INAUGURA GIARDINO IN MEMORIA DELLA SCORTA
Sono trascorsi 40 anni dal drammatico rapimento e dall’assassinio di Aldo Moro, ma quella strage resta ad oggi ancora difficile da raccontare. Siamo in un momento cupo della nostra Repubblica, caratterizzato da una forte reticenza dei protagonisti che non ha permesso di comprendere con facilità quanto accadde quella mattina del 16 marzo 1978 in via Fani, quando cinque uomini della scorta di Aldo Moro furono trucidati nell’ambito di un’operazione messa in atto dalle Brigate Rosse. Nel quarantesimo anniversario della strage, il Comune di Roma ha deciso di non dimenticare quanto avvenuto in via Fani: il sindaco Virginia Raggi, come spiega AffariItalia.it, ha provveduto oggi a intitolare i giardini di via Igea alla memoria di Aldo Moro e della sua scorta. In Largo Cervinia è stato così inaugurato nella mattinata odierna il “Giardino Martiri di via Fani”, alla presenza del presidente della Repubblica Mattarella, con l’inaugurazione di una nuova targa. Un gesto che ha portato la Raggi a ricordare un altro triste fatto accaduto solo lo scorso 21 febbraio, quando la vecchia targa fu barbaramente vilipesa. “Noi questo non lo possiamo accettare. Non possiamo accettare che qualcuno insulti quelle persone. Anche per questo ringrazio la Sovrintendenza per il nuovo memoriale che abbiamo inaugurato oggi”, ha aggiunto il primo cittadino di Roma. Per la Raggi la data odierna ha un significato importante poiché la stessa ha ricordato come 40 anni fa, proprio nell’anno della strage di Aldo Moro, nasceva anche lei: “I miei genitori mi hanno sempre ricordato di essere nata nell’anno di Moro”, ha commentato, pensando con commozione a quell’anno, il 1978, che ha di fatto rappresentato uno spartiacque per la sua generazione.
I CINQUE UOMINI DELLA SCORTA MORTI TRUCIDATI
Oggi ricorre il 40esimo anniversario della strage di via Fani: il ricordo va non solo ad Aldo Moro ma anche ai cinque uomini che componevano la sua scorta. Con il presidente della Democrazia Cristiana, infatti, c’erano anche cinque persone, di età compresa tra i 24 e i 52 anni. L’agenzia di stampa Ansa li ha voluti ricordare partendo proprio dai più giovani, Giulio Rivera e Raffaele Iozzino. Il primo veniva da Guglionesi, in provincia di Campobasso. Assegnato alla scorta Moro nel 1974 subito dopo essersi arruolato appena maggiorenne. Era lui alla guida dell’Alfetta che precedeva l’auto sulla quale viaggiava Moro la mattina del 16 marzo ’78. A raggiungerlo furono 8 proiettili che ovviamente si rivelarono mortali. Il secondo 24enne veniva da Casoria, Napoli. Si trovava nella medesima Alfetta, sul sedile posteriore ma il suo corpo fu ritrovato supino in strada. Francesco Zizzi di anni ne aveva 30 quando fu trucidato dal commando di brigatisti: veniva da Fasano (Brindisi) e subito dopo il suo trasferimento a Roma, in vista del matrimonio, fu assegnato alla scorta Moro come capo equipaggio. Era il terzo presente nell’Alfetta ed il 16 marzo era il primo giorno con la scorta in quanto sostituiva un suo collega nel turno. Lui morì mentre veniva trasportato in ospedale. Domenico Ricci aveva 42 anni, veniva da San Paolo di Jesi (Ancona) ed era alla guida della Fiat 130 su cui viaggiava Moro; suo autista di fiducia entrò a far parte della sua scorta negli anni ’50. Infine Oreste Leonardi, 52 anni di Torino ed a capo della scorta; era anche lui a bordo della Fiat 130. Dal 1963 guardia del corpo di Moro, con lui aveva instaurato nel tempo un legame di fiducia molto forte.