Sarà difficile acclarare quali siano le reali responsabilità del brutto episodio accaduto a Firenze lo scorso settembre. Difficile cioè dimostrare si sia trattato di abuso sessuale contro la volontà delle due ragazze americane da parte di due carabinieri, perché il filo è davvero sottile tra la violenza e l’essersi approfittati di due donne un po’ alticce che, come dicono loro, almeno inizialmente, erano consenzienti. Ma ci sono comunque già abbastanza capi di accusa così evidenti, a conclusione delle indagini, che i due militari potrebbero e dovrebbero essere radiati quantomeno dall’arma. Innanzitutto l’uso della macchina in orario di servizio per “un galante” accompagnamento a casa, ma è proibito dall’ordinamento usare la vettura per scopi privati. I due di questo sono evidentemente colpevoli, hanno trasgredito al loro dovere. Secondo, accompagnarle fin dentro casa con la patetica scusante, ha detto Marco Camuffo, uno dei due che “nel portone delle abitazioni si possono fare brutti incontri”. Un militare in servizio senza apposito ordine del magistrato non può mettere piede nell’abitazione di nessuno. E anche qui si è trasgredito al proprio dovere. E poi l’approccio sessuale: qualcuno ci ha provato, è indubbio, e qualcuno si è lasciato andare. Non ci sono prove concrete, se non le parole delle ragazze, ma è ovvio che a cominciare siano stati i due carabinieri. Una delle ragazze dice anche di essere stata obbligata a fare sesso orale. E’ la parola degli uni contro la parola degli altri, dunque difficile trovare prove reali.
AMERICANE STUPRATE A FIRENZE: DICHIARAZIONI CHOC DEI CARABINIERI
I militari respingono l’accusa di violenza sessuale: Camuffo sostiene che una delle ragazze abbia avuto un ruolo attivo. «Io diciamo ho iniziato l’atto sessuale, però ho detto vediamo, cioè… voglio vedere se questa ci stava. Allora stavo fermo io, stavo fermo, ho detto… voglio vedere lei che fa… e lei muoveva… Volevo vedere se a lei piacesse questo fatto o era contraria… cioè non mi accontentavo di sapere se era girata e tutto, allora io stavo fermo ed era lei che si muoveva», riporta l’Huffington Post. Una brutta storia, come sottolineano le parole dei due militari: sono state loro a prendere l’iniziativa: «Soltanto quando mi ritrovai nell’androne capii che si era realizzata un’occasione di sesso e così ci siamo comportati da maschietti». Robe che spiegano una mentalità maschilista che evidentemente in Italia non scomparirà mai, e la considerazione della donna come puro oggetto. La versione di Costa si discosta da quella del collega: «La scena che io ho visto è questa che lui si abbassa e le tira giù i pantaloni alla ragazza, all’altra ragazza; le inizialmente diceva “No, cosa fai” e lui: “No, aspetta, dai, guarda, tiro giù”, e poi lei se li è fatti tirare giù. Io faccio questo lavoro e tutti sanno che queste americane spesso e volentieri fanno delle avances, questa è la storia che sappiamo un po’ tutti. Ho sbagliato. Ho fatto un errore». (agg. di Silvana Palazzo)