Comunità. Abbiamo bisogno di relazione, di politica come lavoro per il bene comune, abbiamo bisogno di comunità che dialoghino, pensino, operino, preghino. Quando il tessuto sociale è più disgregato, quando la nausea per l’impegno sembra prevalere, o lo scoramento, abbiamo bisogno di com-unione, di metterci insieme, al di là delle ideologie, fondando un nuovo umanesimo. C’è un’enciclica, la Laudato si’, che da tre anni chiede di mettersi all’opera col cervello e col cuore per la tutela della casa comune, dove casa non è genericamente il pianeta, ma anzitutto quartiere e paese in cui viviamo, casa sono i rapporti umani che saltano, e fanno saltare anche noi nella solitudine o nella follia. Casa è la voglia e la lena di costruire a partire dalle ferite, della terra e degli uomini.



Il terremoto che ha squassato l’alto Lazio e le Marche ha un fulcro tragico, Amatrice. Un modello di Italia, dove l’attaccamento alle radici era slancio per un turismo sano, intelligente, dove la modernità non aveva saputo spezzare storia e legami e cultura. Il cratere ha inghiottito le speranze insieme agli uomini e alle case. Amatrice può essere il cuore da cui far ripartire un nuovo modello di alleanza, unendo ideali e capacità, amicizie e competenze diversissime, ma tese insieme a ricostruire un tessuto umano, poi sociale ed economico. Slow Food e la Chiesa di Rieti, Carlìn Petrini e monsignor Domenico Pompili, insieme all’economista Luigino Bruni, a un tavolo da pranzo di quella Langa dove il genio Petrini ha fondato la prima Libera Università di Scienze gastronomiche, a Pollenzo, hanno parlato, ragionato, e lanciato un’idea balzana, ma esaltante, con una baldanza che si vorrebbe in tanti giovani. 

A partire dalla Laudato si’, di cui è proprio Petrini a firmare l’introduzione, nascono le Comunità. Strutture leggere, nate dall’amicizia di gente di buona volontà, che ha voglia di studiare l’enciclica, trovarsi a parlarne, diffonderne i contenuti. E poi raccogliere fondi, perché proprio da Amatrice si riparta. I soldi servono, ma non sono che l’inizio. Per entrare in una mentalità diversa, operosa; i soldi servono anche ai paesi terremotati, ma serve di più che nascano poli in cui fare cultura, impresa, scuola, bottega. Che tutto ciò sia stato ideato a partire da un piatto di agnolotti e un bicchiere di barbera, è già una buona partenza. Che i commensali siano un vescovo aperto, brillante, colto e fedele, e un attivista, un po’ sociologo e un po’ gastronomo, un po’ filosofo, e uno studioso che sostiene nel mondo l’economia di comunione voluta da Chiara Lubich, è già un mezzo miracolo. Chiesa e società civile, Don Camillo e Peppone, un modello così familiare agli italiani e amato, compreso, vicino. 

Le Comunità Laudato si’ saranno aconfessionali, trasversali, aperte a tutti ma inclusive, legate solo da un codice etico ben preciso, con un obiettivo materiale ben preciso che è, per ora, Amatrice. Un centro studi e lavoro, un luogo di educazione e scuola per i giovani, dove si recuperino i saperi, si impari ad essere autosufficienti producendo i prodotti tipici, incentivando le attività artigianali, le occasioni culturali. Amatrice, poi chissà. Perché si parte sempre dalla realtà, perché le parole e i convegni, gli osservatori valgono se portano frutti concreti. L’ambiente e gli uomini sono una cosa sola. E i nostri paesi, i nostri ambienti non scompaiono solo sotto la furia della natura, incontrollabile e anche incontrollata.  Sono invece luoghi di tutti, che non possiamo lasciare a vecchi soli e turisti incapaci di capirli, se manca la gente ad abitarli. 

Slow Food e la Chiesa insieme intorno a una ferita, certi che si possono affrontare insieme le sfide se c’è una sicurezza affettiva. Un’alleanza inedita, che ricorda alleanze di tempi difficili ma esaltanti per ricostruire il paese; una sintonia  che potrà rendere, in umanità e fors’anche in economia, dipende da cosa intendiamo per “far rendere”, dagli indicatori che utilizziamo, ben sapendo che non tutto è misurabile, tanto meno lo star bene in un posto, la felicità. Le Comunità Laudato si’ nascono per contagio, come tutte le proposte belle e vere; si è già partiti, in Piemonte, ma rispondono Roma e San Paolo, la Germania…Quando lo Stato latita, quando le lamentele dominano, chi si rimbocca le maniche impara a costruire. Mattoni nuovi su pietre antiche. Cattedrali, nel deserto dell’umano che non riusciamo più a sopportare.