Due fatti hanno sconvolto Firenze e tutto il paese qualche giorno fa, fatti tragici che hanno mosso qualcosa nel popolo non lasciando indifferenti. Eppure spesso passiamo sopra a notizie simili che leggiamo sui giornali, segno che stavolta ci ha colpito qualcosa, che qualcosa ci ha interrogato, fatto riflettere. Non possiamo lasciare che tutto scorra come acqua sul marmo. Per questo a due settimane dai fatti continuo a chiedermi il perché di quella strabordante umanità che tutti abbiamo potuto toccare con mano.



Vedere migliaia di persone in fila per il saluto alla camera ardente o le 10mila persone ai funerali o le 38mila allo stadio per Davide Astori, capitano della Fiorentina, non è “normale”. In tutti quei gesti, nel silenzio assordante dello stadio Artemio Franchi, nell’abbraccio vero tra l’arbitro e i giocatori a fine partita, così come nel pianto solitario in fila alla camera ardente allestita al centro tecnico di Coverciano, negli abbracci e negli applausi sinceri e commossi di Piazza santa Croce anche agli avversari di sempre, c’era una umanità vera che troviamo sempre più difficilmente.



Stessa cosa per quanto accaduto a Idy Diene, ragazzo senegalese ucciso senza ragione mentre passava con le sue cose che vendeva per sfamare la famiglia, le 12mila persone al corteo lungo tutti i lungarni in un abbraccio di Firenze alla comunità senegalese, a Diene e alla sua famiglia, o nel lutto cittadino, nel momento di preghiera di mercoledì con le fedi religiose insieme. Stessa umanità non scontata in questi periodi così difficili.

Abbiamo visto e sentito tutti questi gesti di popolo non come finti, concordati, ma veri, sinceri.

Così storicamente divisi su tutto, così storicamente uniti in alcuni grandi momenti.



Questa umanità vera, Firenze e tutto il paese non possono né devono dimenticarla, perché se è vera in alcuni grandi momenti è vera per tutti i momenti.