Ci sono voluti due tentativi dei coraggiosi sommozzatori della Marina militare per portare a compimento l’esplosione della bomba inglese risalente alla Seconda guerra mondiale ritrovata per puro caso da alcuni operai sul lungomare di Fano. Ben undici di loro sono stati impegnati nell’operazione. Therry Trevisan, capitano di Corvetta, ha spiegato a Il Resto del Carlino come è stata portata a termine l’operazione, dopo un primo tentativo mercoledì scorso quando l’ordigno era stato posato sul fondale marino a dieci metri di profondità: “Non è stato facile a causa delle condizioni meteo non favorevoli: eravamo oltre il limite, per le onde, per la forte corrente marina e perché la visibilità era pari a zero. Il primo operatore che è sceso sott’acqua per agganciare l’ordigno non è riuscito ad arrivare fino in fondo. Ci abbiamo riprovato una seconda volta perché volevamo porre fine ai disagi legati al divieto di navigazione e di sorvolo aereo”. Una seconda immersione dunque: “L’ordigno è stato agganciato e attaccato ad un pallone per sollevarlo dal fondale e portarlo a 6 metri. Le successive immersioni sono servite per le cariche di circostanza necessarie ad allontanare i pesci ed evitare danni all’ambiente marino. Poi è stata innescata la carica”. L’operazione era molto pericolosa perché come ha spiegato ancora Trevisan, dal momento della sua rimozione, era possibile un nuovo innesco e quindi una esplosione. Sembra incredibile, ma le bombe che si ritrovano ancora oggi nel nostro paese risalgono in alcuni casi anche alla prima guerra mondiale. Sempre il gruppo del capitano Trevisan ha eliminato ben 500 proiettili risalenti alla grande guerra trovati su un mezzo degli austriaci sul fondo del fiume Isonzo. Nel solo anno 2017 sono stati fatti brillare ben 22mila ordigni (Agg. Paolo Vites)
ESPLOSO L’ORDIGNO RITROVATO A FANO
È stata alla fine fatta brillare la bomba da 225 chili della Seconda Guerra Mondiale che lo scorso 13 marzo dopo improvviso ritrovamento fece scattare l’allarme generale per il timore di un’esplosione incontrollata in pieno centro di Fano, nota località sulla costa del Mar Adriatico nelle Marche. Durante i lavori di rifacimento del Lungomare Sassonia gli operai si imbatterono nell’ordigno bellico del 1945 e in maniera accidentale la innescarono, scatenando il panico e l’intervento immediato di Esercito e forze speciali: «Si trattava di un ordigno d’aereo inglese MK6 da 500 libbre (226 kg), con un particolare dispositivo d’innesco che prevedeva un ritardo d’armamento compreso tra le 6 e le 144 ore», spiegava l’Ansa giorni fa durante le fasi di disinnesco per salvaguardare i circa 25mila sfollati d’urgenza dal lungomare di Fano. Oggi il percorso dell’ordigno ha terminato il suo “timore” con l’esplosione controllata poche ore fa a circa 2 miglia dalla costa e 10 metri in profondità.
L’ATTESA E L’ULTIMO VIAGGIO
Il sindaco di Fano, Massimo Seri, ha spiegato che l’alta fontana di acqua alzata dall’esplosione della bomba era visibile fin da terra: in effetti il video amatoriale girato qui sotto lo dimostra, con alcune ripercussioni di vibrazioni e boati uditi in alcune case sul Lungomare (qualche vetro tremato, nulla più). Le operazioni di brillamento hanno causato più tempo del previsto dato che le condizioni del meteo e del mare non sono state perfette ma per fortuna tutto è andato per il verso giusto: come spiega il Resto del Carlino, i palombari del gruppo operativo subacquei della Marina Militare entrati in azione questa mattina per fare esplodere la bomba, «sono gli stessi che nelle prime ore di mercoledì 14 marzo si sono assunti la responsabilità, a rischio delle loro vite, e in collaborazione con gli artificieri del Genio Ferrovieri dell’Esercito, di rimuovere la bomba e trasportarla a 2 miglia dalla costa, a 10 metri di profondità». Tutto a posto, bomba esplosa, nessun ferito e nessuna conseguenza negativa: la paura è stata tanta ma la professionalità e la competenza delle forze speciali entrate in azione hanno risolto in breve tempo una situazione di panico incontrollato.