Poteva finire in tragedia quanto accaduto domenica pomeriggio a Borgo San Lorenzo, in provincia di Firenze. L’uomo che ha prima rapito una bimba di 2 anni e poi ha minacciato di gettarla nel fiume è stato arrestato con accuse gravissime. Il nigeriano dovrà infatti rispondere di lesioni, minacce aggravate e resistenza a pubblico ufficiale. Sull’uomo pendeva una denuncia per maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale al punto che moglie e figli erano già stati allontanati da lui. A commentare la vicenda è stato anche Luigi Andreini che, come riporta il quotidiano La Nazione ha asserito: “Si tratta di un episodio grave. Voglio ringraziare i Carabinieri, i soccorritori, gli operatori del centro e anche gli altri ospiti”. L’uomo è il presidente di Progetto Accoglienza, lo stesso che gestisce lo Sprar Villaggio La Brocchi, il centro di accoglienza nel quale si trovava il 27enne nigeriano insieme alla bambina sottratta alla madre anche lei ospite del medesimo centro di accoglienza. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
NIGERIANO ARRESTATO: “RITORSIONE SUI COMPAGNI”
Il livello di convivenza nei centri di accoglienza tra migranti, abbandonati per mesi senza sapere la loro sorte in strutture poco più che fatiscenti, può portare a un livello di contrasto e odio fra gli stessi migranti. L’esempio di quanto successo ieri a Firenze è indicativo, non si è trattato infatti di un gesto, come si era pensato inizialmente, di un immigrato ai danni di una coppia di italiani. Un nigeriano di 27 anni, richiedente protezione internazionale, ha rapito dal centro di accoglienza in cui si trova, una bambina di 2 anni e mezzo, figlia di altri nigeriani. Dopo di che è scappato con la piccola fino sulle rive del fiume Sieve minacciando di colpirla con un bastone e buttarcela dentro e farla così annegare.
Fortunatamente i carabinieri intervenuti prontamente lo hanno immobilizzato prima che compisse il gesto e portato in salvo la piccola. Era in leggero stato di ipotermia ed è stata ricoverata all’ospedale di Borgo San Lorenzo, ma su di lei nessun segno di trauma. Il 27enne invece è adesso in carcere. Si è poi scoperto cosa c’era dietro all’insano gesto. Il giovane voleva vendicarsi di alcuni suoi connazionali che con le loro testimonianze hanno convalidato la denuncia di violenze e maltrattamenti dell’uomo nei confronti della moglie, che era stata allontanata da lui e portata in una casa accoglienza. Una vendetta dunque, dietro denunce di cui non si conosce la veridicità, una sorta di guerra interna fra migranti, la cui convivenza obbligata non può che portare a episodi di insofferenza.