Fa impressione legge le dichiarazioni di alcuni volontari che assieme alla guida alpina nell’occhio del ciclone per la Gendarmerie Francese, ogni giorno soccorrono e aiutano i disperati di passaggio tra l’Italia e la Francia nell’interminabile viaggio verso la libertà “immaginata”. «la madre rischiava choc termico, esausta, non poteva neanche più mettere un piede davanti all’altro. Il nostro thermos di tè caldo e le nostre coperte non erano sufficienti ad affrontare la situazione di pericolo in cui queste persone si trovavano», racconta Joël Pruvost, un testimone di Refuge solidaire, gruppo del quale fa parte anche la guida alpina incriminata. Impressionante il racconto dell’incontro con la polizia a pochi metri dall’ospedale dove le guide alpine stavano portando la donna migrante incinta di 8 mesi. «Ha iniziato un lungo controllo: “che cosa stai facendo qui? Chi sono le persone in macchina? Presentaci i tuoi documenti? Dove hai trovato questi migranti? Sai che sono in una situazione irregolare? Stai violando la legge”».  Duclois li esorta a farli andare in ospedale con la massima urgenza; ma niente. «Mettono in dubbio la gravidanza all’ottavo mese. Non sono in grado di giudicare l’urgenza o meno della situazione – continua il volontario -. Gli dico che sono un primo soccorritore e che io sono in grado di valutare una situazione di emergenza. Niente da fare, la macchina non ripartirà. Finiscono per chiamare i vigili del fuoco. Questi ultimi impiegheranno più di un’ora per arrivare. Siamo a 500 metri dall’ospedale. La mamma continua a girarsi sul sedile del passeggero, i bambini piangono nel sedile posteriore. Una situazione assurda». Ogni altro commento è forse inutile..



“TRATTATI COME CANI”

Se in Francia il caso era scoppiato alcuni giorni fa, in Italia è diventato di dominio pubblico solamente nelle ultime ore grazie a un comunicato emesso da una associazione umanitaria che ha reso noto quando accaduto lo scorso 10 marzo al confine tra i due Paesi. Dopo aver salvato una famiglia nigeriana composta da un uomo, i suoi due bambini e la moglie incinta, la guida alpina Benoit Ducos è stato fermato dalla Gendarmerie con l’accusa di aver violato le (peraltro molto severe) leggi che Oltralpe regolamento l’immigrazione e aver fatto entrare “clandestinamente delle persone in Francia”. L’uomo, che in una intervista rilasciata al sito Dauphiné Libéré ha spiegato di non essersi pentito di ciò che ha fatto, pur rischiando ora non solamente 5 anni di carcere ma pure una salatissima multa di quasi 30mila euro, ha ricevuto comunque la solidarietà della comunità locale che vive nei dintorni del passo del Monginevro. Alcuni manifestanti, infatti, si sono riuniti di fronte alla stazione della Gendarmeria e hanno protestato denunciando le “pratiche illegali e disumane da parte delle autorità di polizia” e, stando a quanto si apprende dai medie francesi, hanno anche simbolicamente bloccato il passaggio al confine in direzione dell’Italia prima che fosse ristabilita la normale circolazione. Parlando ai manifestanti, lo stesso Ducos ha spiegato i motivi per cui ha deciso di salvare la famiglia di immigrati (“Si trovavano lì per caso”) e non ha usato mezzi termini per definire il trattamento che spesso è riservato loro dalle forze dell’ordine: “Sono trattati come dei cani” (agg. di R. G. Flore)



SALVA MIGRANTE INCINTA, ORA RISCHIA 5 ANNI DI CARCERE

Ha salvato una donna che stava per partorire e morire dal freddo, ma adesso rischia cinque anni di carcere. E’ il paradosso della situazione che divide i paesi della cosiddetta Unione europea, unita per (pochi) interessi economici, divisa e molto sull’accoglienza dei migranti, cosa che pesa praticamente in modo esclusivo su Italia e Grecia. In Francia le regole di respingimento sono durissime: qualunque migrante che varchi la frontiera dall’Italia alla Francia viene immediatamente riportato nel nostro paese. Dopo che i tentativi sul versante costiero, a Ventimiglia, sono stati quasi del tutto bloccati, non senza vittime, da tempo i migranti cercano di passare in Francia attraverso i valichi di montagna, partendo dalla zona di Bardonecchia per impervi sentieri ad alta quota anche nella stagione invernale dove rischiano la morte per il freddo. Nell’altro versante, quello francese, esiste da anno a Briancon un centro di accoglienza privato, che il governo di Parigi ha cercato di far chiudere, ma che il sindaco della località montana è riuscito a tenere aperto.



LA “COLPA” DELLA GUIDA ALPINA

In tutta la zona anche i sacerdoti offrono spazio nelle loro parrocchie ai disgraziati, ma la gendarmeria francese vigila attenta. Benoît Ducos, una guida alpina appartenente all’associazione di volontariato Refuge Solidarie di Briancon, ha incontrato nei pressi del passo del Monginevro a quota 1900 una famiglia nigeriana (mamma, compagno e due figli di 2 e 3 anni) in grave difficoltà. Ma la donna era anche in stato di gravidanza, ormai vicina a partorire, e in gravi condizioni. La guida alpina si è subito data da fare per aiutarla ad arrivare a Briancon, verso l’ospedale civile. Qui il colpo di scena, ma neanche tanto: mentre porta la famigliola in ospedale due gendarmi lo fermano. La colpa? Avere a bordo della sua macchina dei clandestini senza documenti. Insomma, qualcosa di simile alle SS ai tempi del nazismo che fermavano chi aiutava gli ebrei. Fortunatamente la donna viene portata in ospedale, ma Ducos viene arrestato: adesso rischia fino a 5 anni che i giudici francesi, implacabili nel loro compito di osservanza delle ordinanze sull’immigrazione, quasi certamente gli daranno. Questa è la politica sull’immigrazione della Francia, degna appunto della Germania nazista.