A sedici anni dalla morte di Marco Biagi finalmente il Capo della polizia condanna gli “autoparlanti” delle Brigate rosse che addirittura si fanno pagare in cattedra raccontando la strategia con la quale hanno massacrato il Prof. Biagi e il Prof. d’Antona. È bene allora non dimenticare che Cinzia Banelli, la compagna So delle Brigate Rosse, condannati gli altri del commando, ha beneficiato della protezione dello Stato e ancora oggi vive con falsa identità e a nostre spese. La ex “compagna So”, Galesi, Lioce, Morandi, Blefari, Melazzi, tutti brigatisti assassini che hanno avuto l’onore delle prime pagine. Apologia del reato con l’aiuto di giornalisti e testate che per il mercato pagano le loro delittuose testimonianze ancora oggi sui giornali e in televisione come se fossero delle fiction.
Ricordo bene invece l’articolo del settimanale Panorama redatto sulla base di un allarme terrorismo dei servizi segreti e pubblicato qualche tempo prima dell’omicidio del professor Biagi. Affermò allora Banelli: “Leggemmo l’articolo e capimmo che poteva costituire un problema. Veniva indicata chiaramente una persona come Biagi come possibile obiettivo. Avremmo dovuto fare più attenzione, osservare possibili cambiamenti nella situazione del professore. Dovevamo controllare che non fosse solo. Invece arrivò alla stazione di Bologna da solo”.
Noi non dimentichiamo che lo Stato non seppe e non sa ancora oggi difendere i suoi servitori leali e coraggiosi e che la mercanzia della stampa permette al diritto “dell’informazione” di pubblicizzare il terrorismo, come ha fatto recentemente Purgatori. È bene ricordare nell’anniversario della morte dell’amico geniale e coraggioso che l’interesse nei confronti di Marco Biagi iniziò da parte delle Br con la collaborazione con il Comune di Milano, con il “Patto di Milano”. Lui diventò, poi, un vero e proprio obiettivo nell’estate 2001, “nel momento in cui il Libro Bianco, di cui lui era il principale autore, diventò un obiettivo politico”.
La decisione finale di uccidere Biagi, disse allora e ancora oggi la protetta Banelli, fu presa nel gennaio 2002. Lo hanno massacrato il 19 marzo 2002 sotto casa: un’esecuzione di cui lo Stato anche verso la famiglia deve sentirsi colpevole. Non c’è perdono, non si dimentica.