Papa Francesco questa mattina ha incontrato a Roma al Pontificio Collegio Internazionale “Maria Mater Ecclesiae” i giovani all’interno del primo incontro pre-sinodale in vista dell’importante appuntamento del prossimo autunno. Un lungo discorso di presentazione prima della preghiera comune che come sempre tocca moltissimi aspetti, tutti attinenti alla vita quotidiana e complessa dei giovani impegnati con il difficile percorso di fede nella società ultra-secolarizzata di oggi. «Parlare con coraggio. Senza vergogna, no. Qui la vergogna si lascia dietro la porta. Si parla con coraggio: quello che sento lo dico e se qualcuno si sente offeso, chiedo perdono e vado avanti. Voi sapete parlare così. Ma bisogna ascoltare con umiltà. Se parla quello che non mi piace, devo ascoltarlo di più, perché ognuno ha il diritto di essere ascoltato, come ognuno ha il diritto di parlare», introduce Bergoglio davanti a 300 giovani radunati, di ogni età e tradizione. Un punto caro al Magistero del Pontefice argentino è certamente quello del lavoro, non tanto come “assillo” personale ma come preoccupazione per una dimensione che è ineludibile per ogni persona ma che spesso rischia di schiacciare le aspettative della vita: sui giovani tale discorso viene chiaramente ancora più amplificato. «Per i giovani la mancanza di lavoro è un peccato sociale la società è responsabile di questo. Spesso siete emarginati dalla vita pubblica ordinaria e vi trovate a mendicare occupazioni che non vi garantiscono un domani».



Francesco ha introdotto poi il tema del prossimo Sinodo dei giovani, con la prova e la verifica della fede personale che tutti siamo chiamati a “rapportarci” se ci interessa il cammino e l’esempio proposto dalla libera esperienza di Cristo: « i giovani siano accompagnati con passione e competenza nel discernimento vocazionale, cioè nel «riconoscere e accogliere la chiamata all’amore e alla vita in pienezza» (Documento preparatorio, Introduzione). Tutti noi abbiamo questa chiamata. Voi, nella fase iniziale, siete giovani. Questa è la certezza di fondo: Dio ama ciascuno e a ciascuno rivolge personalmente una chiamata. È un dono che, quando lo si scopre, riempie di gioia». Puntualizza ancora, Francesco richiamando alla proposta di Gesù che al giovane chiede «Cosa cerchi?». «Lui vi invita a condividere la ricerca della vita con Lui, a camminare insieme. E noi, desideriamo fare lo stesso, perché non possiamo che condividere con entusiasmo la ricerca della vera gioia di ciascuno; e non possiamo tenere solo per noi Chi ci ha cambiato la vita: Gesù. I vostri coetanei e i vostri amici, anche senza saperlo, aspettano anche loro una chiamata di salvezza».



“NON ESISTE LA GIOVENTÙ, ESISTONO I GIOVANI”

Per Francesco e per la Chiesa non esiste la gioventù, bensì esistono i giovani: «Cercate quanti articoli, quante conferenze parlano della gioventù d’oggi. Ma io voglio dirvi una cosa: la gioventù non esiste, esistono i giovani, le storie, i volti gli sguardi le illusioni». Secondo il Santo Padre parlare della gioventù è assai facile e spesso si fanno astrazioni intellettuali che nulla hanno a che vedere con la particolarità della vita giovane di scusino: «Parlare della gioventù è facile, si fanno astrazioni percentuali, ma il tuo cuore cosa dice? Ascolta i giovani e parla con loro». Importante il passaggio in cui il Santo Padre denuncia quella mancanza di lavoro come “decisiva e fatale” in molte situazioni che purtroppo la quotidianità ci presenta non solo nei casi eclatanti di cronaca. «Non basta scambiarsi qualche messaggino o condividere foto simpatiche. I giovani vanno presi sul serio», ha sottolineato Bergoglio. «Se non sbaglio – ha proseguito il Santo Padre – il tasso di disoccupazione giovanile qui in Italia da 25 anni in su ruota attorno al 35%, in un altro Paese d’Europa che confina con l’Italia al 47%, in un altro oltre il 50%». A quel punto si riferisce ancora più direttamente ai giovani volti che ha davanti: «Cosa fa un giovane che non trova lavoro? Si ammala di depressione, cade nelle dipendenze, si suicida, fa il ribelle o prende l’aereo e va in una città che non voglio nominare e si arruola nell’Isis o in un altro di questi movimenti guerriglieri. Almeno ritrova il senso di vivere e avrà uno stipendio mensile».

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