107 anni e non sertirli. La fame, la guerra, il boom economico e tutto quello che questo ha comportanto per la società e la cultura, e Gino Dorfles lì sempre attento, con la sua intelligenza pari a poche e una cultura atipica difficile al giorno d’oggi. Una sete che il critico e filosofo ha sempre con lo studio, la ricerca e i “segni”. Lo stessso Philippe Daverio conferma in un’intervista a ilgiorno.it: “Sperimentatore, esploratore inquieto, uno che era abituato a non partire dai principi, sa che era un medico, laureato in medicina e psichiatria con un forte spirito di indagine che gli veniva dall’ambito in cui si era laureato. Uno che nella cultura andava a cercare i segni, non partiva dai principi, privilegiava la concreta indagine della realtà“. Un filosofo poco astratto e molto pragmatico che è riuscito a mantenere corpo e mente sveglie anche alla sua veneranda età e fino all’arrivo della morte che proprio ieri lo ha portato via alla soglia di 108 anni che avrebbe compiuto il prossimo aprile. Proprio l’amico e critico d’arte ha ribadito la sua “perfetta” forma fisica scherzandoci un po’ su: “Ultimamente era diventato un pochino sordo ma bastava parlargli nelle orecchie…e che intelligenza, sveglia come poche. E, attenzione, anche fisicamente si difendeva bene, qualche annetto fa l’ho visto rincorrere il tram pur di non perderlo“.
L’INTERVISTA A IL CORRIERE DELLA SERA
Gillo Dorfles è morto ieri all’età di 107 anni, portandosi con sé un secolo di ricordi e di rapporti con alcune delle più grandi personalità di inizio ‘900. Nato a Trieste sotto l’Impero Austroungarico da una famiglia di origine austriaca, ebbe la fortuna di avere un nonno illustre: era infatti presidente del teatro Verdi, nel quale portò niente meno che Eleonora Duse. Nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera e ripubblicata in occasione della morte di Dorfles, vengono ripercorse quelle conoscenze illustri che segnarono la sua giovinezza: il famoso critico d’arte ebbe infatti la fortuna di giocare a bocce con Italo Svevo, a quell’epoca suo concittadino, ma anche di comprare libri da Umberto Saba e di litiare niente meno che con Eugenio Montale. Non solo: sua moglie arrivò all’altare al braccio di Arturo Toscanini, mentre la sua bisnonna gli raccontò quando era bambino la cronaca delle Cinque Giornate di Milano alle quali lei stessa partecipò. Proprio la figlia di Saba, divenne una delle sue più grandi amiche poiché insieme frequentarono il liceo Dante Alighieri a Trieste. Mentre sul letterato, Gillo ricordò quanto fosse una persona difficile: ” E passavamo dalla libreria antiquaria di via San Nicolò, gestita da un uomo burbero: “Cos’ti vol picio? No xe roba per ti!”. Era Umberto Saba”. [Agg. di Dorigo Annalisa]
UN LUNGO SECOLO DI RICORDI
Gillo Dorfles, scomparso all’età di 107 anni, rilasciò la sua ultima intervista ad Aldo Cazzullo, pubblicata su Il Corriere della Sera nel febbraio scorso. In quell’occasione, il critico d’arte e filosofo parlò di com’era la sua vita dopo i 100 anni: “Non amo l’argomento. Ci si annoia, perché si fatica a leggere. Le novità mi piacciono, ho anche preso il cellulare. Non sono morigerato, ho sempre mangiato le cose che mi piacevano: gli gnocchi alla romana, i carciofi, i tartufi; e i fritti. Sono un discreto cuoco, specialità fiori di zucca. Ho sempre bevuto vino rosso, ho una passione per il cannonau”. Parlando di Milano, invece, Dorfles asserì di non vedere tutto questo nuovo slancio culturale: “Dopo la seconda guerra mondiale, Milano era diventata la capitale culturale d’Italia. Con Munari e Soldati, fondammo l’arte concreta. C’erano il design e la grande editoria: Sereni, Vittorini, che oltretutto era un uomo affabile, a differenza di Moravia, un po’ presuntuoso. Ora la società letteraria non esiste più, e non vedo nuovi protagonisti. L’ultimo è stato Umberto Eco”. (Aggiornamento di Fabio Morasca)
L’OMAGGIO DI SERGIO MATTARELLA
Anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricordato, con immensa commozione, Gillo Dorfles, scomparso, oggi, a 107 anni: “E’ una personalità di grande spessore, che ha saputo esplorare i termini della cultura moderna nelle sue diverse espressività. La sua morte priva la comunità internazionale della sua creatività, artistica e intellettuale, che ha avuto il dono della longevità rendendone partecipe, fino agli ultimi giorni di vita, l’intero Paese”. Ha, poi, proseguito, “Desidero esprimere vicinanza e solidarietà alla famiglia di Dorfles, a quanti a lui erano legati da affetto, stima e amicizia, ai tanti che lo hanno conosciuto e ne hanno tratto insegnamenti, idee, spirito critico per arricchire il proprio pensiero e il proprio talento”. Il Capo dello Stato ha inoltre lodato la sua immensa maestria nel mondo dell’arte e l’enorme patrimonio lasciato all’umanità: “La sua ricerca ha attraverso il secolo, da quando la sua Trieste non era ancora italiana ad oggi, confrontandosi sempre con la modernità, per comprenderla criticamente, per sfidarla. E’ stato uomo di avanguardia, non alla moda. La molteplicità dei suoi interessi e la grande sensibilità lo hanno spinto, molto presto, a un approccio multidisciplinare, a tenere insieme la pittura con la filosofia, la poesia con l’architettura e le nuove scienze della comunicazione. Ha guardato avanti e lo ha fatto senza accondiscendenza, talvolta con spirito provocatorio, sempre con intuito e genialità. La sua opera è apprezzata e studiata nel mondo. Il nostro Paese lo annovera tra i suoi artisti e i suoi pensatori illustri” (Aggiornamento Sebastiano Cascone)
IL RICORDO DEL MINISTRO FRANCESCHINI
Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, ha lasciato un messaggio di cordoglio per la scomparsa del poliedrico artista, Gillo Dorfles: “Mancherà il suo sguardo profondo sui nostri tempi. Gillo Dorfles ha condotto nel corso della sua lunga esistenza una lucida e penetrante opera in favore della cultura italiana. Dalle colonne del Corriere della Sera, nelle sue tele, tra le pagine dei suoi autorevoli saggi traspare la documentata sapienza di una personalità curiosa e poliedrica. La sua scomparsa priva l’Italia di un artista e un intellettuale capace di gettare uno sguardo profondo sull’estetica del Novecento e dei nostri tempi”. L’assessore alla Cultura del Comune di Milano, Filippo Del Corno, ha ricordato il grosso impegno del critico d’arte per l’arricchimento culturale della nostra società: “Il suo sguardo attento, la sua capacità di ascolto, l’acutezza del suo pensiero e la forza, che sembrava inesauribile, della sua vitalità ne hanno fatto un uomo difficile da dimenticare, la cui lucidità di interpretazione mancherà a tutti coloro che guardano alla realtà e al mondo dell’arte con la curiosità intelligente di chi la vuole comprendere profondamente” (Aggiornamento Sebastiano Cascone)
IL SUO LEGAME CON LAJATICO
Il mondo dell’arte tutto e Lajatico piangono oggi Gillo Dorfles, il rivoluzionario critico d’arte venuto a mancare all’età di quasi 108 anni nella sua casa a Milano. Le ultime 24 ore prima del decesso, come spiegato dal nipote, erano state caratterizzate da un repentino peggioramento delle sue condizioni di salute tale da portare poi al decesso. A Lajatico, piccolo comune in provincia di Pisa, era legato da un doppio filo poiché, come spiega Il Tirreno, proprio qui i suoi genitori cercavano un luogo dove trasferirsi. Era lui stesso a scrivere: “Dopo aver visitato vari luoghi della Toscana abbiamo scelto questa terra inserita nel Volterrano, zona che amo molto e che ha particolari caratteristiche paesaggistiche che non si trovano altrove”. Il legame si era rafforzato al punto tale da portare nel 2011 ad essere nominato assessore onorifico alla Cultura e alle arti del Comune di Lajatico, con tanto di targa che gli fu consegnata dall’allora sindaco Fabio Tedeschi. nella pergamena veniva esaltato l’ampio contributo che Dorfles aveva dato allo sviluppo dell’estetica, “dimostrando, con le sue numerose pubblicazioni, la sua interdisciplinarità che spazia dallo studio dei fenomeni culturali fino ad arrivare all’analisi del rapporto fra arte e comunicazione che trova applicazioni concrete nel cinema e nell’architettura”. Lo stesso fu professore di estetica presso le Università di Milano, Cagliari e Trieste fondando nel 1948 il Mac, ovvero il Movimento per l’Arte concreta. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
IL SALUTO DEL SINDACO DI MILANO
Si è spento quest’oggi Gillo Dorfles, noto e poliedrico critico d’arte, che avrebbe compiuto 108 anni il prossimo mese di aprile. Una figura affascinante, che ha dedicato la sua vita all’arte e alla cultura. Diverse le città in cui ha vissuto, fra cui Milano, che ha sempre amato e rispettato, e dove tra l’altro si laureò nel 1934. E della scomparsa di Dorfles ne ha parlato proprio il primo cittadino del capoluogo lombardo, Beppe Sala, che attraverso il proprio profilo ufficiale Twitter, ha voluto ricordare così il geniale artista: «Un uomo di cultura e un critico d’arte di fama internazionale. Milano perde una figura fondamentale, a cui eravamo molto legati. Ora resta un grande vuoto, che tenteremo di colmare continuando ad amare l’arte nel modo in cui ci ha insegnato». Proprio nella città meneghina, il mese di gennaio, Dorfles aveva presentato l’ultima sua mostra con quindici tele inedite, sorprendendo tutti. E sempre a Milano, Gillo aveva ricevuto il premio Ambrogino d’Oro, consegnato a tutti colori che più si sono distinti nella nota città lombarda. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
L’ULTIMA MOSTRA A GENNAIO
Si è spento all’età di 107 anni, il critico d’arte Gillo Dorfles. Nato a Trieste nel lontano 12 aprile 1910, ci ha detto addio quest’oggi, a poche settimane dalla sua ultima sorpresa. Il 13 gennaio, infatti, aveva inaugurato alla Triennale di Milano una sua mostra di dipinti, quindici nuove tele: «Ho sempre nuovi progetti — aveva detto Dorfles per quell’evento, per certi versi, memorabile — se no sarei già morto. Riguardano soprattutto la pittura, la mia grande passione. Anche se è pittura per modo di dire: come artista non posso considerarmi riuscito in maniera assoluta. Come critico no, ma come pittore sono stato sempre un dilettante».
LA LAUREA NEL 1934 E LA CREAZIONE DEL MAC
Una vita sempre in movimento quella di Dorfles, che dopo essere nato a Trieste, si era trasferito a Genova subito dopo la prima guerra mondiale, per poi fare rientro a casa e quindi spostarsi a Milano nel 1928 per studiare medicina. Qui si laurea, nel 1934, specializzandosi in neuropsichiatria. E’ proprio in questi anni che inizia la sua attività di critico d’arte, collaborando con «La Rassegna d’Italia», «Le Arti Plastiche», «La Fiera Letteraria», «Il Mondo», «Domus», «Aut Aut», «The Studio», «The Journal of Aesthetics». A questo punto, però, Gillo cambia nuovamente percorso, esordendo direttamente nella pittura e creando nel 1948 il Movimento Arte Concreta (MAC) «con l’obiettivo di dar vita a un linguaggio artistico nuovo, in grado di assimilare e di superare le ricerche astratte europee dei decenni precedenti».
LA CARRIERA DA CRITICO E LE PUBBLICAZIONI
Iniziano quindi i decenni in cui Dorfles esordisce come teorico e critico, un’attività rivolta in particolare «ai fenomeni comunicativi di massa, alla moda e al design, soffermandosi pur sempre sulla pittura, sulla scultura e sull’architettura moderna e contemporanea». Moltissimi i riconoscimenti ottenuti da Gillo sia come critico, sia come artista, basti pensare che negli ultimi decenni gli sono state dedicate mostre ovunque, da New York a Milano, passando per Roma, Lugano ed altre città ancora. Dagli anni sessanta ha insegnato estetica nelle università di Milano, Trieste e Cagliari, mentre a partire dagli anni ottanta aveva ripreso l’attività pittorica e grafica. Fra le sue ultime pubblicazioni, Irritazioni(2000), La (nuova) moda della moda (2008), Itinerario estetico(2011).