Sono le 20.30 e siamo bloccati da 160 minuti minuti nella pianura innevata fra Brescia e Treviglio. Forse ripartiremo fra un quarto d’ora, dice un annuncio dopo decine di “bugie bianche” (“non abbiamo ancora ricevuto l’autorizzazione a ripartire” e simili). Hanno perfino promesso un secondo giro di soft drinks e snacks, che però non è ancora arrivato. Il punto, tuttavia, non è questo: non che un Frecciarossa sia incagliato un venerdì sera nell’Italia del Nord (biglietto da 36 euro per un ultimo posto libero fra Verona e Milano). Non dovrebbe succedere, neppure con due dita di neve. Comunque il problema non è questo.
Il problema è che le Fs stanno mentendo da oltre due ore sapendo di mentire. Fin dalle 17.50 hanno messo sul sito un post per avvertire che la circolazione sulla linea fra Brescia e Milano “è sospesa all’altezza di Melzo Scalo per la presenza sui binari di persone estranee alle Fs”. Migranti dispersi? Ladri e/o sabotatori di binari? Tecnici delle ferrovie alle prese col gelicidio degli scambi privi di scaldiere?
Solo aprendo due siti locali, giusto per ingannare il tempo, abbiamo ricostruito la verità. Il giornaledibrescia.it ci informa che “dagli altoparlanti in stazione a Melzo il messaggio fa riferimento a un guasto a un treno bloccato sulla linea”. Un surfing più approfondito sulla rete ci porta alla cronaca completa, dal giornaleditreviglio.it: “Sta salendo la tensione sul treno fermo da quattro ore per un guasto in mezzo ai binari a Melzo. Molti pendolari nonostante il buio e il freddo hanno lasciato le carrozze e chiedono di salire sul passante arrivato per riportarli a Pioltello. Sono intervenuti anche i carabinieri, che hanno il difficile compito di mantenere la calma tra i viaggiatori, fermi ormai da quasi quattro ore in mezzo al gelo”.
Il post ha lo stesso orario di quello delle Fs, l’incidente al convoglio Trenord risale a prima delle 16. L’altoparlante interno, fra scuse gelide come la temperatura esterna, accenna di sfuggita a “inconvenienti”: come quella mattina del crash di Pioltello.
A bordo c’è solo silenzio rassegnato: il capotreno per primo tace, probabilmente conosce la verità fin dall’inizio e si stupisce che nessuno lo prenda a male parole.
Questo Paese ha “more than a problem” come l’Apollo 13 tanti anni fa. Quella volta, tra la Terra è la Luna, in realtà c’erano solo guai tecnici. In Italia alla vigilia del voto c’è un grosso “problema politico”, si sarebbe detto nell’Italia del ventesimo secolo. Nell’Italia-fake del ventunesimo secolo inoltrato, al vostro cronista — insensibile a ogni accusa di qualunquismo — rimane solo la curiosità di sapere quanti dei passeggeri di questo treno fra trentasei ore andranno a votare.