Le parole di Barbara Balzerani contro le “vittime di mestiere” delle Brigate Rosse pesano, hanno lasciato il segno: ma non solo nei familiari di Aldo Moro e della sua scorta, ora anche in Procura. Il pm di Firenze ha deciso di aprire un fascicolo (per ora senza alcun reato ipotizzato) sulle frasi dette dalla ex Br al Centro Sociale-CPA di Firenze sud dello scorso 16 marzo, in occasione del quarantennale del rapimento di Aldo Moro. La 65enne non si è mai pentita e non si è mai dissociata da quell’attentato orrendo messo a segno contro il più importante dei politici di quel tempo: ha scontato in carcere la condanna a 25 anni e da svariati anni rappresenta il pensiero non-pentito del terrorismo rosso, intervenendo a convegni e interviste dove spiega la sua posizione a favore della lotta armata contro lo Stato. Ad inchiodare la Balzerani è stata la trasmissione Matrix che ha mandato in incognito un inviato con telecamera nascosta che ha riportato tutto l’intervento nel Centro sociale plaudente alla ex brigatista. Ora la Procura di Firenze indaga e il sindaco Dario Nardella commenta anche eventuali decisioni future sulla struttura del CPA sotto piena bufera dopo l’intervento della Balzerani: «Ho rispetto e guardo con attenzione tutti gli atti che vengono votati dal Consiglio comunale, come sempre accade valuteremo anche l’invito contenuto in questa risoluzione», annunciando che nei prossimi giorni terrà un vertice con la Prefettura per valutare, eventualmente, anche lo sgombero.



LA FRASE INCRIMINATA E LA “CRIMINALE BENEVOLENZA”

«C’è una cosa in questo Paese che ci riporta…altro che alla caverne! Ci riporta ad un livello insopportabile…c’è una figura, la vittima, che è diventato un mestiere. Una figura stramba, per cui la vittima ha il monopolio della parola. Io non dico che non abbiano diritto a dire la loro, figuriamoci! Ma non ce l’hai solo te il diritto! Non è che la storia la puoi fare solo te!”»; questo è solo un estratto dell’intero incontro dove Barbara Balzerani ha di fatto rivendicato la possibilità di dare la sua versione dei fatti di Moro e degli anni di piombo, senza che «parlino solo le vittime». «Questa isteria che c’è oggi nel voler ridurre la ricchezza di quegli anni, le conquiste di quegli anni… concentrati in un episodio, in una mattinata. Come se il 16 marzo fosse venuto da Marte..», spiegava tonante la Balzerani che poi aggiunge, «Non si discute di come sia stato possibile che in questo Paese ci sia stata una guerriglia comunista armata, che è durata per più di dieci anni… Sarebbe interessante saperlo, no? Cosa facevano, ad esempio, le altre forze politiche? Perché la guerra non la fai certo da solo!». Come giustamente diceva il direttore della Gazzetta di Parma, Michele Brambilla, intervenendo a Matrix, c’è una sorta di “criminale benevolenza’ nell’approcciarsi in generale al fenomeno dei tanti ex Br che intervengono in questi anni dopo le battaglie del passato. «La signora Balzerani si può permettere di dileggiare le vittime dei suoi delitti a causa di un pregiudizio», scrive il giornalista che affonda le radici del suo commento nei bui anni di Piombo, non solo durante il rapimento del Presidente Dc. «È il pregiudizio, positivo, che ha contagiato tanta cultura e tanta informazione, secondo il quale i terroristi rossi vanno distinti da tutti gli altri perché sono animati in fondo da un nobile fine: una società più  giusta. La liberazione degli oppressi, dare a ciascuno secondo il suo bisogno; si certo, hanno ucciso, però avevano in mente un mondo migliore. Non si possono mettere sullo stesso piano degli altri terroristi»

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