Nell’intervista che andrà in onda domani sera a “Belve” sul Nove, torna a parlare in esclusiva Francesca Immacolata Chaouqui: indagata e condannata al processo per Vatileaks a dieci mesi di reclusione con pena sospesa, è certamente uno dei personaggi più controversi e discussi degli ultimi anni di inchieste e “presunti scandali” interni alla Santa Sede. In particolare, il ruolo della Chaouqui – oltre che pizzicata in atteggiamenti poco chiari con alcuni prelati del Vaticano – resta al centro delle fughe di notizie che sia sotto Papa Benedetto XVI e sia sotto Francesco hanno costituito i cosiddetti “Vatileaks” inseriti nei libri-denuncia di Emanuele Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi. Nella lunga intervista rilasciata a Francesca Fagnani in onda domani sera sul canale Nove, la “papessa” svela «Ho una cassaforte piena di documenti riservati. Le informazioni che conoscono a memoria però sono quelle ad essere la mia assicurazione sulla vita», azzarda probabilmente a metà tra la mitomania e la realtà. Fa intuire di avere segreti ancora “inconfessabili” tutti per sé e ammette di essere tornata in Vaticano, nonostante non dovrebbe nemmeno avvicinarsi alla Santa Sede dopo i suoi trascorsi. «Da quel mondo non si esce mai…», sottolinea sibillina la Chaouqui a “Belve”.
“CHIEDO LA GRAZIA A PAPA FRANCESCO”
Una lobbysta che fa intuire senza esplicitare nulla di quanto ancora vi sarebbe negli eventuali prossimi Vatileaks: finora, a parte le roboanti campagne giornalistiche e scandalistiche, i contenuti dei documenti trafugati in Vaticano da qualche “corvo” non hanno portato grandi e sconvolgenti elementi di rilevanza mondiale. Lei è di sicuro uno dei “corvi” che hanno fatto uscire informazioni dalle stanze segrete dei conti vaticani, ma nello stesso momento sembra “pentirsi” di quanto avvenuto: «Se non commetto reati nei prossimi 5 anni la pena è estinta. Avevo giurato al mondo che non avrei chiesto la grazia, perché è un reato che non ho commesso. Però mi sono resa conto di aver commesso un grande errore», spiega la “bomba sexy” come qualcuno l’aveva soprannominata prima dello scoppio di Vatileaks, per i suoi legami con alcuni prelati e collaboratori. A “Belve” la Chaouqui spiega poi che nelle prossime settimane potrebbe chiedere la grazia al Pontefice per quanto da lei provocato: «Dall’accusa di divulgazione dei documenti – continua – sono stata assolta, ma sono stata condannata perché non sono stata in grado di gestire il potere che avevo in mano: preservare quelle informazioni da persone che avrebbero potuto metterle in pericolo. ho pensato che è arrivato il momento di chiedere scusa per questo errore al Pontefice. Perciò ho deciso di chiedere la grazia».