Arriva il primo commento del sostituto procuratore di Genova, Enrico Zucca, dopo il suo intervento al convegno sul caso Regeni che ha scatenato le tantissime polemiche da parte dei vertici dello Stato e della Polizia italiana. «La rimozione del funzionario condannato è un obbligo convenzionale, non una scelta politica, e queste cose le ho dette e scritte anche in passato», spiega il pm in una nota che segue l’apertura di un procedimento sulle sue frasi ingiuriose – «i nostri torturatori sono ai vertici della Polizia» – da parte della Cassazione, sotto giurisdizione del procuratore generale Riccardo Fuzio. L’impressione, anzi la certezza, è che Zucca non intenda minimamente provare a “spegnere” il fuoco delle polemiche: anzi, lo alimenta, «Il governo deve spiegare perché ha tenuto ai vertici operativi dei condannati. Fa parte dell’esecuzione di una sentenza». Legnini, vice presidente Csm, prova a ridimensionare la “gravità” delle parole di Zucca, spiegando che quelle dichiarazioni sono «rappresentative dell’esigenza che venga affrontato il nodo dei limiti e delle modalità di esternazione dei magistrati sui procedimenti a loro affidati o di cui si sono comunque occupati». (agg. di Niccolò Magnani)



PM ZUCCA: IL MINISTERO CHIEDE L’ACQUISIZIONE DEGLI ATTI

Parole che forse il pm Enrico Zucca poteva evitarsi e infatti il ministero della giustizia vuole vederci chiaro, ha disposto l’acquisizione degli atti cartacei ed eventuali video del convegno in cui il magistrato ha paragonato la polizia italiana a quella egiziana che ha massacrato Giulio Regeni. A parte che il caso Regeni è tutt’ora aperto e diversissimo, il riferimento ai pestaggi dei manifestanti nella caserma Diaz durante il G8 di Genova appare un esempio totalmente fuori luogo. Allora si trattava di un giorno di sommosse e incidenti, il caso Regeni è il rapimento di un singolo per motivi vari non si sa ancora a opera di chi. “L’11 settembre 2001 e il G8  hanno segnato una rottura nella tutela dei diritti internazionali. Lo sforzo che chiediamo a un paese dittatoriale  uno sforzo che abbiamo dimostrato di non saper far per vicende meno drammatiche” ha detto fra le altre cose l’attuale  sostituto procuratore presso la Corte di appello. Anche il paragone all’11 settembre appare del tutto fuori luogo. Già in passato Zucca aveva moog pesanti critiche ai vertici della polizia. L’allora ministro della giustizia Alfano aveva chiesto un’azione disciplinare nei suoi confronti (Agg. Paolo Vites)

LA “MACELLERIA MESSICANA”

Nel corso di un convegno sulla vicenda di Giulio Regeni il sostituto procuratore della Corte di appello di Genova ha denunciato pesantemente: “Chi ha coperto i torturatori della Diaz si ritrova ai vertici della nostra polizia”, con chiaro riferimento ai tragici fatti avvenuti nel corso del G8 di Genova del 2001. Lente di ingrandimento sui fatti della scuola Diaz, sita nel quartiere di Albaro a Genova. La sera del 21 luglio 2001, nella scuola Diaz, divenuta centro del coordinamento del Genoa Social Forum, fecero irruzione i Reparti mobili della Polizia di Stato con il supporto operativo di alcuni battaglioni dei Carabinieri. Furono fermati novantatre attivisti e sessantuno di loro vennero portati in ospedale, tre in prognosi riservata e uno in coma. Per la vicenda finirono sotto accusa 125 poliziotti, compresi dirigenti e capisquadra: i fatti vennero definiti come pestaggi da “macelleria messicana” dal vicequestore Michelangelo Fournier. (Agg. Massimo Balsamo)

ENRICO ZUCCA SUI FATTI DELLA DIAZ

G8 Genova, la denuncia del pubblico ministero Enrico Zucca. Una delle storie più tragiche della storia recente italiana e europea continua a fare discutere, parliamo dei fatti occorsi tra il 20 luglio e il 22 luglio 2001 a Genova, contestualmente allo svolgimento della riunione del G8, riunione dei capi di governo dei maggiori paesi industrializzati. Manifestazioni di dissenso da parte dei no-global e delle associazioni pacifiste furono seguite da gravi tumulti in piazza con scontri tra forze dell’ordine e manifestanti. Nel corso di una di queste risse, morì il manifestante Carlo Giuliani. Nel corso degli anni successivi lo Stato italiano venne condannato in sede civile e in sede penale. Procedimenti aperti anche nei confronti di funzionari pubblici, forze dell’ordine e manifestanti. Il 7 aprile del 2015 la Corte europea dei diritti dell’uomo ha dichiarato che è stato violato l’articolo 3 sul “divieto di tortura e di trattamenti inumani o degradanti” durante l’irruzione della scuola Diaz. Qualche mese fa, il 6 aprile 2017, di fronte alla stessa Corte, l’Italia ha raggiunto una risoluzione amichevole con sei dei sessantacinque ricorrenti per gli atti di tortura subiti presso la caserma di Bolzaneto, ammettendo la propria responsabilità.

G8 GENOVA, PM ZUCCA

E proprio i fatti del G8 sono stati chiamati in causa dal sostituto procuratore della Corte di Appello Enrico Zucca, tra i giudici del processo Diaz, nel corso in un incontro sulla difesa dei diritti internazionali presso l’Ordine degli avvocati a Genova, in cui si è parlato a lungo del caso Giulio Regeni. Zucca ha dichiarato che “l’11 settembre 2001 e il G8 hanno segnato una rottura nella tutela dei diritti internazionali. Lo sforzo che chiediamo a un paese dittatoriale è uno sforzo che abbiamo dimostrato di non saper far per vicende meno drammatiche. I nostri torturatori, o meglio chi ha coperto i torturatori, come dicono le sentenze della Corte di Strasburgo, sono ai vertici della polizia, come possiamo chiedere all’Egitto di consegnarci i loro torturatori?”. Una denuncia chiara e forte da parte del pubblico ministero, con chiaro riferimento a Gilberto Caldarozzi, uno dei principali condannati del processo Diaz e oggi nominato vice direttore della Dia.