Tutti sanno che in montagna, come in mare aperto, valgono regole che in altri ambiti si possono trascurare; purtroppo, perché si tratta di regole dettate dall’umanità e da un desiderio di bene naturali, universali, giuste e preziose. In mare aperto o in montagna quando si lancia un sos, si corre; quando si vede una persona in difficoltà, la si aiuta, chiunque sia, foss’anche un nemico. Figurarsi se la guida alpina Benoît Ducos non doveva prestare soccorso a una donna incinta, su una cresta in mezzo alla neve. Accade in un inizio marzo travolto dal Burian, con la primavera che si nega, e a 1900 metri, sul Monginevro, fischia il vento e infuria la bufera, come cantano gli alpini, senza alcuna esagerazione. 



È già notte, lassù, alle 9 di sera, e la guida, con altri colleghi, scorge ombre nella notte. Ma non sgattaiolano fugaci, non mostrano prestanza e abilità nell’occultarsi. Pare, non è possibile, ma sì, caracolla, sta male, è una donna, e con lei, mio Dio, due piccini, e un uomo, stanco, rassegnato. Aria di neve stasera e qualcuno, disposto ad aprire la porta ed il cuore? canta una melodia di Natale. Ducos si avvicina, vede, capisce. La donna è incinta, stremata. In un attimo, senza neanche pensare, perché in questi casi non bisogna pensare, carica su tutti e porta la poveretta in ospedale. 



E’ chiaro che si tratta di profughi, clandestini, in cerca di un varco per la Francia, dalla frontiera italiana. Frontiere che non ci sarebbero più, in quest’Europa che chiamiamo unita. Frontiere che c’erano, ma i passeur delle Alpi suoi avi le facevano attraversare, per soldi o più spesso per pietà. Eppure, al controllo improvvido che si fa a campione alle auto, le guardie doganali scoprono il misfatto. Per la legge francese chi aiuta uno straniero ad entrare illegalmente nella France sacrée è passibile di denuncia e di condanna. Fino a 30mila euro di multa, e 5 anni di carcere. 



Ducos lo sa bene, ma proprio non immaginava; proprio non ci ha pensato, di fronte all’emergenza, al presepe che gli era posto innanzi agli occhi, a una verità che supera ogni legge. E’ lo spirito di Antigone, che alberga per fortuna in noi, e ci soccorre quando rischiamo di diventare automi. 

La donna ha partorito il suo bambino, è salva la sua vita. Che sarà di lei, della sua famiglia, non è dato saperlo. Crediamo che l’attenzione mediatica sul caso porterà a risolverlo in modo accettabile. Che sarà della Francia, della sua grandeur, con questa piccineria di spirito, non è dato egualmente saperlo. Ma quando il giovane e brillante Président sugli Champs Elysées mostrava al mondo il suo trionfo, con le note dell’Inno alla gioia dell’Unione Europea, nessuno poteva aspettarsi il cinismo, l’egoismo, la spregiudicatezza nel rompere un patto di civiltà e fratellanza, che toccherebbe stralciare dalla bandiera. Fraternité l’è morta. E con essa la libertà e l’eguaglianza. Resta il potere, e pare che paghi. Questo Macron piace a mezza Europa, ed è quella che conta. L’altra mezza, si arrangi.