I carichi di cocaina intercettati dalle forze dell’ordine, venivano trasportati dal litorale di Nettuno a Roma, grazie all’aiuto di clan della camorra e della ‘ndrangeta. Così le due mafie sono arrivate a collaborare contribuendo così a rifornire le piazze dello spaccio romane, in particolare quella di San Basilio. Le cosche, come riporta Corriere.it, avevano delle regole ben precise da far rispettare, tra cui quella di difendere il proprio territorio da intrusi anche con l’uso di armi, se necessario. Ad essere “violato” dalle forze dell’ordine, oggi intervenute nell’ambito di una maxi operazione con la presenza di 200 carabinieri, è stato il rione tra Tiburtina e Nomentana, vera roccaforte del clan. In tutto 21 le persone arrestate, 18 in carcere, le restanti ai domiciliari, oltre al sequestro di numerose partite di cocaina e un’arma, un fucile a canne mozze. Dalle indagini delle forze dell’ordine è emerso come la zona di San Basilio, in via Maiolati, fosse stata trasformata in una sorta di Scampia, in cui erano stati adottati i medesimi metodi di spaccio utilizzati dalla malavita campana, secondo un organigramma che prevedeva la presenza di un capo piazza, vedette e spacciatori. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



19 ARRESTI PER TRAFFICO DI ARMI E COCAINA

Non è una novità che la camorra abbia messo i suoi tentacoli anche a Roma, lo si sapeva dai tempi della banda della Magliana. I rapporti tra criminalità locale e quella napoletana sono sempre stati molto intensi. L’operazione portata a termine oggi dalle forze dell’ordine si spera possa portare se non alla fine a un rallentamento di tale attività: 19 arresti e 44 perquisizioni tra la capitale e il capoluogo campano. E’ soprattutto il traffico di cocaina al centro dell’indagine. In mezzo, anche esponenti della ‘ndrangheta, esponenti delle cosche della provincia di Reggio Calabria, le famiglie Filippone e Gallico. E per gradire anche alcuni albanesi, tra i quali un nome noto alle autorità, Arben Zogu. I fermati purtroppo sono criminali minori: pusher, vedette, corrieri della droga (Paolo Vites)



CAMORRA E ‘NDRANGHETA A ROMA: LE INDAGINI

Armi e cocaina si intrecciano negli affari di due gruppi criminali colpiti dall’operazione dei Carabinieri e della Procura della Repubblica di Roma. Il procuratore aggiunto Michele Prestipino si occupa da tempo della mafia nella Capitale, una realtà che esiste da tempo. «Mai abbiamo ipotizzato il dominio di Mafia capitale su tutta la città, consci della plurima soggettività del fronte criminale e mafioso», aveva dichiarato a La Stampa nei mesi scorsi. La realtà romana però è diversa da quelle di Palermo, Napoli o Reggio Calabria, «perché coesistono diverse organizzazioni». Michele Prestipino è stato pretore ad Avezzano dal 1985, poi magistrato di sorveglianza a L’Aquila dal 1992, sostituto procuratore a Palermo dal 1996. È stato procuratore aggiunto a Reggio Calabria, e con delibera è stato applicato come sostituto procuratore a Palermo. Al suo attivo ha numerose e importanti indagini su mafia e ‘ndrangheta, ultima quella venuta alla ribalta nazionale oggi. (agg. di Silvana Palazzo)



CAMORRA E ‘NDRANGHETA A ROMA: SGOMINATI DUE CLAN

Camorra e ‘ndrangheta a Roma: nel mirino dei carabinieri sono finiti due gruppi criminali, uno a connotazione camorristica e l’altro che si avvaleva della collaborazione di esponenti della ‘ndrangheta. Entrambi operavano a Roma, ma nel blitz andato in scena stamane è stata coinvolta anche Napoli. Coinvolti duecento carabinieri, che sono intervenuti con elicotteri e unità cinofile. Il bilancio dell’operazione è di 19 arresti (16 in carcere, 3 ai domiciliari) e 44 perquisizioni. Le accuse sono, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico illecito di cocaina, aggravata dall’uso delle armi. A due delle persone finite in carcere sono in carcere viene contestato il reato di lesioni gravi, commesse con modalità mafiose e arma da fuoco. Tra i fermati c’è anche una donna e alcune persone di origine albanese. I narcotrafficanti, armati, erano pronti a entrare in azione per regolare i conti con rivali e con chi sgarrava. Come riportato dal Corriere della Sera, al centro degli interessi della malavita c’era la piazza romana, in particolare quella di San Basilio.

19 ARRESTI, ANCHE ULTRÀ LAZIO VICINO A CARMINATI

L’inchiesta dei carabinieri del nucleo investigativo di Roma avrebbe accertato l’operatività di due organizzazioni criminali distinte, ma in stretta sinergia tra loro, entrambe armate e impegnate nel narcotraffico. Una di tipo mafioso a connotazione camorristica, capeggiata dai fratelli Salvatore e Genny Esposito, figli di Luigi detto “Nacchella”, e l’altra con a capo Vincenzo Polito, il quale – come riportato da Repubblica – si avvaleva della collaborazione di esponenti delle cosche di ‘ndrangheta della provincia di Reggio Calabria, le famiglie Gallico e Filippone, presenti nella Capitale. Tra i destinatari dell’ordinanza richiesta dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, notificata dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma sin dalle prime ore del mattino, c’è anche Arben Zogu, di origini albanesi. Come riportato da Il Messaggero, è noto negli ambienti ultras della Lazio e considerato vicino a Massimo Carminati. Contemporaneamente agli arresti sono partite le perquisizioni a carico di soggetti che sono risultati gravitare nell’orbita dei due gruppi criminali. Si tratta di pusher, vedette e vari galoppini. Sono per lo più residenti nel quartiere romano di San Basilio, ma anche a Napoli, Nettuno e paesi limitrofi a Roma.