Mentre Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, dallo scoppio del caso Cambridge Analytica ad oggi non si è ancora espresso, lo stesso non hanno fatto utenti ed investitori che invece hanno intrapreso le prime azioni contro il noto social. Come spiega Corriere.it, infatti, sarebbe già stata presentata un’azione legale alla corte distrettuale di San José, in California da parte di un utente che a nome di molti altri ha chiesto un risarcimento per la violazione della privacy subita. Questa potrebbe essere solo la prima di una lunga serie di cause collettive che potrebbero giungere. Intanto, dal punto di vista del mercato borsistico, come procede sul lato finanziario? Dopo due giorni assolutamente da dimenticare, il titolo di Facebook che in totale aveva perso circa 7 miliardi di dollari, ha visto un’inversione di rotta tornando ad essere positivo e salendo dello 0.98%, ovvero raggiungendo 169.73 dollari. A determinare il calo finanziario era stato proprio lo scandalo della Cambridge Analytica nel quale il social non avrebbe fatto nulla, pur sapendo cosa stava accadendo, per evitarlo. La fiducia sul controllo della multinazionale sulla sua piattaforma era così crollata drasticamente così come il titolo in Borsa. Basti pensare che lo scorso lunedì la perdita aveva riguardato il 6.8%, sceso poi di altri 6 punti il giorno seguente. Questo aveva portato anche alla reazione degli azionisti contro Facebook. La Cnn ha riferito che un azionista, Fan Yuan, ha depositato una citazione presso il tribunale federale di San Francisco a nome di alcuni investitori che hanno acquistato azioni del social tra febbraio e marzo accusando lo stesso di “informazioni materialmente false e fuorvianti” e che avrebbero determinato una “precipitosa perdita di valore della società” in Borsa. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



USA, CLASS ACTION: SANZIONE DA 40MILA DOLLARI A UTENTE?

Cambridge Analytica e Facebook, altri guai in arrivo. Negli Stati Uniti è scattata la prima class action: l’azione legale è stata avanzata in California, presso la corte distrettuale di San Josè, per la richiesta di risarcimento dei danni provocati dalla mancata protezione dei dati personali. Non è da escludere che sia stata così aperta la strada ad altre cause collettive. I promotori della class action hanno spiegato che i dati raccolti senza alcuna autorizzazione sono stati usati per avvantaggiare la campagna di Donald Trump. Questa notizia non sembra comunque influenzare i mercati, visto che dopo giorni di caduta libera il titolo di Facebook inverte la rotta e Wall Street sale dello 0,62%. Intanto la Federal Trade Commission (Ftc), agenzia governativa americana per la protezione dei consumatori e la concorrenza, ha aperto un’inchiesta: stando a quanto riportato dal Washington Post, potrebbe imporre una sanzione di 40mila dollari per ogni violazione constata. (agg. di Silvana Palazzo)



LA TALPA WYLIE INCHIODA BANNON. FB, “INGANNATI”

Tutto parte da una “talpa” del Washington Post, l’ormai divenuto famoso Chris Wylie, che sta mettendo in serio imbarazzo la Casa Bianca visto il coinvolgimento dell’ex stratega e braccio destro di Trump, Steve Bannon, nonostante ora i due si odino in maniera profonda dopo gli scandali degli ultimi mesi. Secondo la “talpa” del WP – ex dipendente di Cambridge Analytica – «fu Bannon che aiutò a lanciare la società grazie ai finanziamenti dei suoi ricchi sostenitori, a partire dalla famiglia miliardaria dei Mercer. «Nix non aveva l’autorita’ di spendere tutti quei soldi, afferma Wylie, che spiega come Bannon approvo’ nel 2014 una spesa di circa un milione di dollari per acquistare dati personali raccolti anche su Facebook. Bannon  ha ricevuto dalla Cambridge Analytica nel 2016 oltre 125 mila dollari in compensi per le sue consulenze e ha posseduto una parte della societa’ per un valore tra un milione e i 5 milioni di dollari», scrive il Washington Post su imbeccata della “talpa”. Dopo il crollo in Borsa e il danno di immagine enorme che sta colpendo il social network più famoso al mondo, è la stessa Facebook a reagire: «L’intera società è indignata, siamo stati ingannati; Siamo impegnati a rafforzare le nostre policy per proteggere le informazioni personali e prenderemo qualunque iniziativa perché questo accada», riporta la nota della società di Mark Zuckerberg. (agg. di Niccolò Magnani)



SPUNTA IL NOME DI STEVE BANNON

Si allarga a macchia d’olio lo scandalo che ha colpito Facebook in queste ore, con il noto social network colpevole di aver “spiato” milioni di utenti sul web a fini politici. Nelle ultime ore è infatti spuntato un nome di spicco, leggasi Steve Bannon, ex stratega dell’attuale presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Il programma Cambridge Analytica per la raccolta dati del noto social network fu avviato proprio sotto la supervisione dell’ex braccio destro dell’uomo più potente al mondo, come riferito da Chris Wylie, la talpa del Washington Post che ha fatto scoppiare lo scandalo. In poche parole, Bannon avrebbe testato su svariati milioni di utenti i messaggi populisti diffusi durante la campagna elettorale di Trump, per comprenderne l’efficacia o meno. L’obiettivo era quello di costruire dei profili dettagliati delle persone, di modo da capire se i messaggi del futuro presidente, avrebbero fatto breccia o meno nel cuore degli stessi cittadini americani. «L’intera società é indignata, siamo stati ingannati», fa sapere Facebook, ma ora rischia davvero molto il colosso a stelle e strisce. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

ZUCKERBERG CONVOCATO DAL PARLAMENTO EUROPEO

Facebook, Cambridge Analityca nella bufera per lo scandalo dei dati personali acquisiti e utilizzati per scopi politici. Il social network più importante al mondo sta attraversando un periodo nero a livello economico, con il titolo di Facebook che ieri è arrivato a perdere oltre il cinque per cento: il fondatore Mark Zuckerberg, che ci ha rimesso quasi 5 miliardi di dollari nel giro di 24 ore, è stato convocato dal Parlamento inglese per affrontare un comitato che indaga sulla diffusione di fake news. Zuckerberg dovrà fornire prove rilevanti sulla sua attività e, nelle ultime ore, è arrivata anche la convocazione del Parlamneto Europeo, con il presidente Antonio Tajani che ha sottolineato che “Facebook ha bisogno di chiarire davanti ai rappresentanti di 500 milioni di europei che i loro dati personali non vengono utilizzati per manipolare la democrazia. A Washington, inoltre, la Federal Trade Commission ha aperto una indagine sul caso della Cambridge Analytica, in particolare sui suoi rapporti con la campagna di Donald Trump.

CAMBRIDGE ANALYTICA, SOSPESO AD NIX

La società di consulenza politica è finita nell’occhio del ciclone, come vi abbiamo riportato, per aver acquisito e in seguito utilizzato a scopi politici i dati raccolti da oltre cinquanta milioni di utenti Facebook, vantandosi inoltre di aver avuto un ruolo centrale nella vittoria di Donald Trump contro Hillary Clinton alle presidenziali americane del 2016. Cambridge Analytica ha effettuato la prima mossa: come sottolineato attraverso una nota diramata dalla società inglese, il consiglio d’amministrazione ha sospeso l’amministratore delegato Alexander Nix. “A giudizio del ca i recenti commenti di Nix segretamente registrati da Channel 4 e altre asserzioni non rappresentano i valori o le attività della società e la sua sospensione riflette la serietà con la quale consideriamo questa violazione. Abbiamo chiesto al dottor Alexander Tayler di prestare servizio come Ceo facente funzione, mentre una indagine indipendente viene avviata per riesaminare questi commenti e queste asserzioni”.