La Francia scende in piazza contro il presidente Emmanuel Macron, proprio nell’anniversario del 22 marzo 1968 che segnò l’inizio del cosiddetto “maggio francese”. I dipendenti pubblici e i ferrovieri della Sncf, contrari alle riforme della pubblica amministrazione e del sistema ferroviario, hanno partecipato a cortei in quasi tutte le città transalpine (in totale sono stati 180). Domani invece sciopero nel settore aereo, in primis Air France che però prevede di riuscire a garantire il 75% dei voli previsti nel corso della giornata. A Parigi, come riportato da Rainews, non sono mancati scontri tra manifestanti e polizia: i primi hanno scatenato un lancio di oggetti contro il cordone delle forze dell’ordine che dal canto loro hanno risposto azionando cannoni ad acqua e lanciando lacrimogeni. Un gruppo di giovani ha distratto la vetrina di un’agenzia della compagnia di assicurazioni Axa, nell’undicesimo arrondissement, dove è stata anche incendiata un’auto. In carica da meno di un anno, Macron sta affrontando la sfida più grande, quella delle riforme sul lavoro che includono un piano per l’eliminazione di 120mila posti di lavoro nel servizio civile, con l’obiettivo di tagliare la spesa pubblica. (agg. di Silvana Palazzo) 



FRANCIA, I FERROVIERI SFIDANO MACRON

Disagi per la circolazione ferroviaria nel Paese e manifestazioni di diverse sigle sindacali in tutto l’Esagono: lo sciopero indetto oggi dai ferrovieri e dagli statali ha messo oggi in ginocchio la Francia e lanciato un segnale forte ad Emmanuel Macron, principale ispiratore di quella riforma del settore che era stata promessa tempo addietro in campagna elettorale e che, tra le altre cose, prevede anche l’abolizione dello Statuto dei Lavoratori delle Ferrovie. Secondo quanto si apprende dai media transalpini, l’adesione allo sciopero sarebbe stata quasi del 35%: quanto basta per causare notevoli problemi ai pendolari e bloccare letteralmente alcune esitazioni; inoltre, come spiegato da alcuni commentatori nella mattinata di oggi, l’agitazione di quest’oggi aveva anche lo funzione di una sorta di prova generale delle iniziative che i sindacati di categoria hanno in programma nei prossimi mesi, lanciando una sfida a tutto campo al Presidente della Repubblica in quella che potrebbe essere una primavera molto “calda” dal punto di vista della mobilitazione sociale contro l’esecutivo guidato da Edouard Philippe.



SCIOPERO DEGLI “CHEMINOT” CONTRO LA RIFORMA DI MACRON

Lo sciopero che nella giornata di oggi ha letteralmente fatto andare in tilt mezza Francia si preannuncia come la prima grande prova di forza da parte di ferrovieri contro Emmanuel Macron e nasce dalla contestata riforma del sistema voluta dall’inquilino dell’Eliseo: tra i punti-cardine di quella che era stato uno dei capisaldi della propaganda elettorale del leader di En Marche! Prevedeva infatti non solamente il taglio di 120mila posti di lavoro nella pubblica amministrazione transalpina (motivo per cui oggi sono scesi in piazza anche gli statali) ma anche una riorganizzazione del settore ferroviario con una “apertura al mercato” che pare essere indigesta ai sindacati. Tale riforma, infatti, punta soprattutto ad abolire lo Statuto dei Lavoratori della Ferrovia che, a detta del Presidente della Repubblica, è troppo “protettivo” rispetto a quello previsto per altre categorie di lavoratori in Francia. Inoltre, uno dei temi più dibattuti sui media d’Oltralpe nelle ultime settimane è che lo stesso Macron è deciso ad andare a toccare un settore nel quale ha lavorato un suo zio (ferroviere anch’egli), sottolineando che oramai i tempi sono cambiati e quello sui treni non è più un lavoro equiparabile ad altri logoranti: dunque la pensione anticipata a 52 anni non s’ha da fare.



I SINDACATI, “TRE MESI DI AGITAZIONI”

Non la pensano così i sindacati degli “cheminot” che oggi sono scesi in piazza con ben sette sigle, per un totale di 180 manifestazioni in tutto il Paese: i leader che hanno organizzato lo sciopero odierno hanno parlato apertamente di “un primo avvertimento” rivolto a Macron, dato che la mobilitazione costituisce l’antipasto di quello che accadrà, a loro dire, nei prossimi mesi. Da aprile a giugno, infatti, le agitazioni dovrebbero moltiplicarsi al fine di difendere lo Statuto dei Lavoratori e contrastare alcune norme contenute nella riforma che riguardano i piani di licenziamenti volontario e soprattutto l’apertura della SNCF (Société Nationale des Chemins de fer Français) al libero mercato e dunque alla concorrenza attraverso la privatizzazione. In attesa di capire come evolverà la situazione (il Governo pare voglia andare al muro contro muro, determinato a “proseguire le trasformazioni”), i dati di parlano di una buona adesione, tanto che due TGV su cinque sono rimasti fermi: nel corso del pomeriggio, intanto, alcuni cortei in quel di Parigi hanno cominciato a convergere verso la Bastiglia, luogo simbolo che lascia prevedere come sarà movimentata la primavera in campo sociale per Macron.