E’ stata svelata l’identità della ragazza che ieri è salita alla ribalta delle cronache per non aver servito in una gelateria milanese, il leader della Lega, Matteo Salvini. Come scrive questa mattina il quotidiano IlGiornale, si chiama Nadia Mohammedi, ha 20 anni, ed è di origini algerine: lei è nata in Italia mentre suo padre è nato in Algeria. Curioso il fatto che sua madre, Cristina Villani (che nelle scorse ore ha accusato Salvini di aver fatto licenziare la figlia, fake news), sia stata un ex assessore di Forza Italia nel paese di Corsico. Nadia, intervistata dopo l’accaduto dai microfoni del Corriere della Sera, non sembra essersi pentita per quanto fatto: «È uno che semina odio, che gioca col razzismo per fini elettorali. È vero: mi sono rifiutata e mi sono messa a fare altro». La ragazza, in prova per 10 giorni e assunta attraverso un’agenzia di lavoro, ha quindi sostenuto la sua versione dei fatti, ovvero, che lo stesso Salvini abbia telefonato alla gelateria in questione per lamentarsi: «Aggredendomi la titolare mi ha urlato che aveva telefonato Salvini lamentandosi del mio comportamento. Mi ricordo addirittura che lo indicava come ‘il prossimo premier’. Me ne sono andata per dignità». Quindi la 20enne ha concluso con un colpo di scena: «Mio papà è un elettore proprio di Salvini, mia mamma è stata assessore di Forza Italia a Corsico. In famiglia l’unica di sinistra sono io». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
SALVINI: “CI TORNERO'”
E’ scoppiato il caso sul web in queste ultime ore, riguardante la gelataia della locale Baci Sottozero in Milano, che si è rifiutata di servire il gelato al leader della Lega, Matteo Salvini, ritenuto dalla stessa “Un razzista”. Nella vicenda è voluto intervenire anche lo stesso candidato Premier del centrodestra, che attraverso il proprio profilo Facebook ufficiale, ha replicato con ironia e facendo un po’ di chiarezza sull’accaduto: «Anche in gelateria “è colpa di Salvini” – scrive il politico – fiordilatte e fragola, se i compagni permettono…». Salvini ha quindi aggiunto: «I titolari del locale hanno fatto quello che ritenevano giusto, ovviamente tornerò da Baci Sottozero (hanno dei gusti squisiti) per un altro gelato!». Salvini è un cliente habitué del locale meneghino sito in piazza Siena, e non sembra assolutamente intenzionato a lasciarsi scappare quel gelato squisito per il gesto della dipendente di cui sopra. Resta da capire se la stessa lavorerà ancora da Baci Sottozero, visto che ricordiamo, non è stata al momento licenziata per l’accaduto. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
LE DUE VERSIONI SULL’ACCADUTO
Sarebbero due le versioni emerse nell’affaire che ha visto da una parte una gelataia in prova prezzo una nota gelateria milanese e dall’altra Matteo Salvini, cliente fisso. La prima si è rifiutata di servire il leader leghista per evidenti ragioni politiche ma, mentre la madre sosterrebbe di essere stata licenziata proprio per colpa di Salvini, la proprietaria della gelateria, come riporta Corriere.it, avrebbe invece fornito una versione del tutto differente. La signora Rosaria Di Stefano, sulla pagina Facebook del suo locale ha spiegato: “La ragazza (in prova) si è rifiutata di servire un cliente (Salvini in questo caso) per ideologie politiche, dunque è stata ripresa dalla direzione come giusto che sia credo. Il suo comportamento ci é stato riferito dai colleghi in turno con lei. Durante la discussione si è tolta la divisa e se n’è andata abbandonando il posto di lavoro a metà turno esclamando cose che poco hanno a che vedere con il nostro lavoro”. A sua detta, dunque, non ci sarebbe stato alcun licenziamento, come invece asserito dalla madre, né alcuna chiamata da parte di Salvini. La stessa proprietaria ha quindi spiegato quale sia la politica della sua gelateria: “Da noi può essere servito chiunque con qualunque ideologia politica o culturale e quando la cosa è stata fatta notare alla signorina, lei se n’è andata lasciando i suoi colleghi e il posto di lavoro”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
IL CASO DELLA GELATAIA E SALVINI
Un caso che si è chiarito a poco a poco quello accaduto presso la gelateria Baci Sottozero di Piazzale Siena a Milano, ma non prima che i social network esplodessero nelle proteste. Le prime ricostruzioni parlano di un netto rifiuto da parte di una commessa a soddisfare la richiesta del leader della Lega Matteo Salvini che come qualunque cittadino era entrato perché aveva voglia di un gelato. Ma la ragazza, riconosciutolo, glielo nega: “Non la servo perché lei è razzista”. Forte gesto politico, seppure non sia il massimo della correttezza, anche perché la giovane non era la proprietaria del negozio, ma una semplice dipendente che ha preso una iniziativa contro un cliente pagante decisa da lei. Insomma, non è che un dipendente può decidere chi servire o no, l’incasso da cui arriva il suo stipendio sono prerogative del proprietario. Salvini che è cliente fisso della gelateria in cui va spesso con i figli, è stato allora servito da un’altra commessa che poi riferisce l’accaduto alla proprietaria che giustamente rimprovera la commessa che si è rfiutata di dare un gelato a Salvini. Ma intanto un post sta diventando virale sui social. E’ la mamma, Cristina Villani, ad accusare Salvini di aver telefonato alla proprietaria dicendole quanto accaduto e accusandolo che per colpa sua la figlia è stata licenziata.
LE SMENTITE E LE POLEMICHE
Ma il post sparisce dopo un po’, cancellato dalla stessa signora Villani. Il motivo? Un successivo post della proprietaria del negozio che dice che è stata la commessa a licenziarsi da sola dopo aver ripetuto che lei non serve “i razzisti”. Una commessa ancora in prova arrivata da una agenzia interinale. Inutile dire che il post che diventa virale è quello (cancellato) della mamma a cui tutti aggiungono commenti che fanno della commessa una eroina. E Salvini? Cade dalle nuvole ovviamente ed è costretto a intervenire: “Sta scherzando vero? Mai fatta nessuna telefonata. Cosa si inventano pur di fare polemica”. Morale: la signora Villani verrà querelata dalla titolare della gelateria. Ennesimo caso di come le notizie non approfondite o diffuse con le parole di una parte soltanto e non di entrambe, vengano prese per buone quando si vuole attaccare qualcuno su cui esiste una pregiudiziale di partenza.