Dopo che il caso è balzato agli onori delle cronache nazionali e la madre della neonata ha annunciato che presenterà un esposto all’Ordine dei Medici, emergono nuovi particolari a proposito dell’episodio che ha sconvolto il teramano e ha riacceso anche i riflettori sul mondo della pediatria e delle visite domiciliari: come è noto, un pediatra della zona si era rifiutato di visitare la bimba che presentava sintomi quali catarro e tosse e aveva anche 40 di febbre. Nel racconto della donna al Messaggero, c’è tutto il dramma di una donna che, mamma di due gemelli, si è sentita lasciare sola. “Dal giorno dell’ultima telefonata sto ancora aspettando che il nostro pediatra ci richiami” ha rivelato la mamma, spiegando comunque che la bimba di due mesi è sotto cura antibiotica e che il suo fratellino è sotto osservazione dato che anche lui è stato colpito da una bronchiolite. “I bimbi si riprenderanno ma quello che è successo non mi sembra giusto” incalza la donna che pare decisa a voler andare fino in fondo e l’esposto presentato all’Ordine potrebbe servire ad evitare che si ripresentino casi simili, in cui la salute dei più piccoli non debba essere legata a formalità e a conflitti di competenza ma sia legata anche a un minimo di sensibilità e al buonsenso. (agg. di R. G. Flore)



PEDIATRA SI RIFIUTA DI VISITARE NEONATA CON 40 DI FEBBRE

Da tempo i pediatri non effettuano praticamente più visite a casa: troppi clienti, troppi casi da visitare in studio. La figura del vecchio medico di famiglia che passava a visitare i bambini a casa è scomparsa da decenni e si è obbligati a portare bambini con la febbre alta fino allo studio medico, magari anche in giorni invernali e di pioggia. Funziona ormai così. Il caso successo a Teramo è però un po più grave, perché, se già portare fuori per strada un bambino di 5 o 6 anni con la febbre alta non è sano, per poi aspettare lungo tempo in ambulatori pieni di altri bambini malati, magari in condizioni più gravi con quel che ne consegue nella trasmissione di virus, chiedere di portare un neonato con 40 di febbre è decisamente un’altra cosa. Quando una mamma ha telefonato al suo pediatra dicendo appunto che il figlio di due mesi aveva 40 di febbre, secondo quanto riporta oggi il quotidiano Il Messaggero si è sentita rispondere che non aveva tempo di andare da lei, mettere una supposta di tachipirina e andare il giorno dopo all’ambulatorio che l’avrebbe visitato. La mattina dopo la donna ha telefonato di nuovo dicendo che  non riusciva a passare, in quanto ha due gemelli entrambi di 9 mesi e non poteva muoversi, ovviamente,. Ha chiesto se poteva passare lui, ma ha risposto di no. A quel punto i genitori si sono rivolti a un pediatra privata, a pagamento, che ha fatto la visita e che segue la situazione tutti i giorni: entrambi i gemellini hanno la bronchite. La donna presenterà un esposto all’Ordine dei medici.



TRA LEGGE E SANITÀ PUBBLICA

Sanità pubblica sempre in affanno, sanità privata pronta a intervenire, è la situazione medica in Italia. Secondo i dati disponibili, circa il 25% delle richieste di visite a domicilio viene respinta, si fanno la maggior parte delle volte dei semplici consulti medici telefonici. Il pediatra o il medico hanno l’obbligo di fare visite domicilierai solo se il paziente è in condizioni di salute così gravi da non potersi recare in ambulatorio: era esattamente il caso di Teramo. Ovviamente la legge italiana non specifica quali siano i casi “di non trasferibilità” del paziente, per cui ogni medico se la gioca come vuole, e allo stesso tempo capita che dei pazienti chiedano la visita a domicilio quando non è proprio il caso. Attenzione: la visita del medico a domicilio è sempre gratuita, tranne in quel caso, del tutto soggettivo da parte del medico, in cui questi una volta giunto stabilisca che non era il caso di effettuare la visita a domicilio: allora potrà chiedere un pagamento a titolo oneroso. Teniamo anche conto che la legge stabilisce che il pediatra debba rimanere in ambulatorio 5 giorni alla settimana dalle 8 alle 20 nei giorni feriali e dalle 8 alle 10 in quelli festivi e dalle 8 alle 14 nei giorni prefestivi con un massimo di 800 clienti.

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