Nel pomeriggio di oggi, 28 marzo, si è svolta l’importante udienza del processo d’Appello a carico di Antonio Logli per l’omicidio della moglie Roberta Ragusa. La sentenza, attesa entro la serata odierna, tuttavia, è stata rinviata al prossimo 14 maggio, anche il tribunale del secondo grado deciderà se accogliere o meno la richiesta del pg che ha chiesto la conferma a 20 anni in carcere a carico dell’imputato, ritenuto l’unico responsabile della morte della giovane madre scomparsa misteriosamente nel gennaio 2012. Nella prossima udienza sarà dato spazio alle possibili repliche prima della sentenza da parte della Corte d’Assise d’Appello. La giornata è stata all’insegna dell’alta tensione, durante la quale Logli è stato letteralmente preso d’assalto dai giornalisti, rischiando due volte di cadere, ma sempre scortato dalla sua difesa. Presente in aula anche il figlio di Antonio e di Roberta Ragusa, Daniele Logli, il quale in un memoriale consegnato ai giudici ha preso le difese del padre definendolo innocente. La difesa di Logli, come spiega Leggo.it, ha chiesto di poter far sentire nuovi testimoni ma dopo un breve ritiro in camera di consiglio la Corte ha respinto le richieste. Sia l’imputato che il figlio, all’uscita dall’aula, sono stati intercettati dalle telecamere di Pomeriggio 5 ma entrambi sono rimasti impassibili e non hanno risposto ad alcuna domanda della giornalista, andando via con i rispettivi difensori. Per la sentenza, dunque, occorrerà ancora attendere alla metà del mese successivo. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

AL VIA IL SECONDO GRADO

Sarà probabilmente un’udienza fiume quella che domani, mercoledì 27 marzo 2018, darà il via al processo d’appello a Firenze che vede imputato Antonio Logli, marito di Roberta Ragusa, la donna scomparsa da Gello la notte tra il 13 e il 14 gennaio di sei anni fa. L’ennesima tappa di una vicenda processuale che, per decisione della Procura di Pisa, nel dicembre 2016 aveva visto condannare il 55enne dipendente comunale a 20 anni di reclusione per omicidio volontario e distruzione di cadavere della moglie. Da questa sentenza era derivato anche l’obbligo di dimora nei comuni di Pisa e San Giuliano Terme, quest’ultimo lo stesso in cui Logli – dopo aver vinto un contenzioso – risulta impiegato. Logli, fin dal giorno della scomparsa di Roberta Ragusa, ha sempre professato il convincimento che la moglie si fosse allontanata volontariamente. Ne è convinto anche il figlio della coppia, Daniele Logli che, come riporta La Nazione, ha trasmesso alla corte di assise d’appello una memoria tramite il suo avvocato Beatrice Vestri.

IL MOVENTE

Ma se Antonio Logli continua a dirsi innocente dal giorno della scomparsa di Roberta Ragusa da Gello di San Giuliano Terme, allora perché gli inquirenrti sono convinti che dietro l’improvvisa sparizione della donna vi sia la sua mano? Tutto prende le mosse dal racconto di un rapporto coniugale ormai in crisi, fatto di incomprensioni e tradimenti da parte di Logli. Quella notte, secondo l’accusa, la Ragusa avrebbe scoperto l’identità dell’amante del marito, quella Sara Calzolaio che negli anni aveva ottenuto la sua fiducia al punto di diventare babysitter dei loro bambini. Dopo una pesante litigata in casa, la Ragusa sarebbe uscita per le strade in piena notte con indosso un pigiama; a quel punto Logli sarebbe uscito a sua volta e l’avrebbe costretta a salire in macchina, dove questa avrebbe poi sbattuto la testa. Una ricostruzione ritenuta credibile anche in relazione alle dichiarazioni di uno dei testimoni chiave di questa vicenda, il giostrio Loris Gozi, che dice di aver visto quella notte l’impiegato litigare con una donna. Dal canto suo Logli non vacilla e, fanno sapere i suoi legali Roberto Cavani e Saverio Sergiampietri, sarà presente in aula.