Il leader del centro islamico dovrà rispondere dell’accusa di terrorismo e di “raccolta fondi” all’interno di gruppi criminali fondamentalisti: gli inquirenti di Foggia e Bari hanno infatti considerato quasi certa l’origine di raccolta di denaro fluente e immediato all’interno della moschea “pro-Isis”. Una sorta di “zakat” – la raccolta fondi islamica – operata tra i frequentatori del centro islamico foggiano in maniera molto poco trasparente: la Guardia di Finanza ha operato una ricerca di diversi mesi che ebbe origina con un’altra operazione nel luglio 2017, quando venne arrestato un militante ceceno legato a Daesh, anch’esso come l’egiziano Rahman indagato per associazione a delinquere con finalità di terrorismo internazionale. Indottrinamenti, radicalizzazioni, incitazione all’odio e al martirio islamista contro i “miscredenti cristiani”: glia accusati e arrestati dovranno dimostrare la propria estraneità visto che al momento le prove paiono schiaccianti sulla loro tentata “formazione” di terroristi all’interno del nostro Paese. (agg. di Niccolò Magnani)



“MESSAGGI PATOLOGICI INDIRIZZATI AI GIOVANI”

Il leader del centro islamico dovrà rispondere dell’accusa di terrorismo e di “raccolta fondi” all’interno di gruppi criminali fondamentalisti: gli inquirenti di Foggia e Bari hanno infatti considerato quasi certa l’origine di raccolta di denaro fluente e immediato all’interno della moschea “pro-Isis”. Una sorta di “zakat” – la raccolta fondi islamica – operata tra i frequentatori del centro islamico foggiano in maniera molto poco trasparente: la Guardia di Finanza ha operato una ricerca di diversi mesi che ebbe origina con un’altra operazione nel luglio 2017, quando venne arrestato un militante ceceno legato a Daesh, anch’esso come l’egiziano Rahman indagato per associazione a delinquere con finalità di terrorismo internazionale. Indottrinamenti, radicalizzazioni, incitazione all’odio e al martirio islamista contro i “miscredenti cristiani”: glia accusati e arrestati dovranno dimostrare la propria estraneità visto che al momento le prove paiono schiaccianti sulla loro tentata “formazione” di terroristi all’interno del nostro Paese. (agg. di Niccolò Magnani)



“MESSAGGI PATOLOGICI INDIRIZZATI AI GIOVANI”

Emergono nuovi dettagli a proposito del presidente del centro culturale “Al Dawa” di Foggia, un cittadino di nazionalità egiziana che è sospettato di essere affiliato all’ISIS e che, stando alle intercettazioni delle lezioni che teneva, indottrinava i suoi giovani allievi all’odio religioso e alla Jihad. Dopo che sono state rese note da parte degli inquirenti che hanno seguito l’indagine alcuni particolari raccapriccianti degli insegnamenti che il 59enne Abdel Rahman impartiva ai giovani frequentatori del centro (“Sgozzate i miscredenti”), si è appreso nelle ultime ore che il presidente che ora è accusato di terrorismo internazionale e il cui materiale didattico è stato sequestrato dalla DDA di Bari, traviava dieci ragazzini coi concetti di Guerra Santa e di martirio. Infatti, non solo ha istigato per mesi a combattere gli infedeli e morire in battaglia quale unica strada per “ottenere il Paradiso”, ma faceva seguire loro abitudini massacranti: i bambini venivano svegliati all’alba e dovevano anche guardare video in cui erano protagonisti altri minori che si puntavano delle pistole alle tempie. Per questo motivo, i pm che hanno portato avanti l’indagine non esitano ora a parlare di “messaggi patologici indirizzati ai più giovani” da parte di Rahman, definito un “cattivo maestro” per il quale anche la “Pasqua e il Natale sono feste maledette”. (agg. di R. G. Flore)



INDOTTRINAVA BIMBI ISLAMICI A SGOZZARE CRISTIANI

Quanto emerge dai dettagli dell’operazione Bad Teacher di Foggia è se possibile ancora più inquietante di quanto scoperto già finora: il 58enne presidente di un centro islamico, Abdel Rahman, indottrinava i bambini e le bambine durante le “lezioni di religione” (se così si possono chiamare, ndr) al martirio e non solo. Come riportano alcuni stralci delle intercettazioni fatte dalla magistratura barese, sia video che audio, l’arrestato affiliato all’Isis esclamava «Vi invito a combattere i miscredenti, con le vostre spade tagliate le loro teste, con le vostre cinture esplosive fate saltare in aria le loro teste. Occorre rompere i crani dei miscredenti e bere il loro sangue per ottenere la vittoria». Il 58enne egiziano poi condivideva spesso in rete video e documenti in cui si invitava a costruire le armi per poter distruggere le Chiese dei miscredenti trasformandole poi in moschee: «l’Italia deve essere un obiettivo dell’attività terroristica». Proseguono le indagini e le perquisizioni nel centro “Al Dawa” di Foggia dove l’uomo organizzava eventi e incontri a sfondo fondamentalista e radicalizzante: sequestrati poi i conti correnti per un  valore complessivo di circa 370mila euro. (agg. di Niccolò Magnani)

INIZIÒ TUTTO NEL 2017

Nelle scorse ore è stato arrestato il 58enne presidente del centro culturale Al Dawa, con l’accusa di essere affiliato all’Isis. L’indagine che ha portato all’arresto dell’uomo facente parte dello Stato Islamico, è nata nel 2017 e precisamente durante l’espulsione dall’Italia di Eli Bombataliev, foreign fighter (un lottatore straniero dell’Isis), di origini cecene, che veniva ospitato proprio dalla comunità foggiana di cui sopra. L’arresto avvenne precisamente il 5 luglio del 2017 da parte della Digos della Questura di Bari, nell’ambito di un’operazione chiamata Caucaso Connection. Gli inquirenti decisero di tenere aperto il fascicolo, e di scavare più a fondo, scoprendo quindi alcune connessioni fra il 58enne arrestato quest’oggi e appunto il mondo del terrorismo islamico. Le conferme sono arrivate dopo che è stato esaminato il computer dello stesso terrorista, che fin dal 2015 ricercava sul web contenuti riguardanti l’Isis, esaltandone poi le loro azioni. Inoltre A.R. (le iniziali dell’arrestato, di origini egiziane), pare che indottrinasse alcuni giovanissimi, che teneva nella sua associazione, per favorire il loro inserimento nell’Isis. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

ARRESTATO UN 58ENNE EGIZIANO

Un importante operazione antiterrorismo ha portato all’arresto di un 58enne egiziano, presidente del centro culturale islamico Al Dawa di Foggia, accusato di essere affiliato all’Isis. Come riportato da La Repubblica, le indagini sono state coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari, che ormai da mesi è concentrata nel tenere il fenomeno terrorismo sotto controllo, come dimostrano le recenti espulsioni di migranti accusati di apologia del terrorismo verificatesi tra maggio e dicembre 2017. L’ultima operazione, denominata “Bad teacher” ha interessato nello specifico la città di Foggia, facendo emergere le responsabilità di questo 58enne egiziano, in possesso di cittadinanza italiana, impegnato in una serie di attività volte a favorire l’Isis. Ad incastrare l’uomo, sposato con una donna italiana, anche una serie di pubblicazioni su internet oltre che i riscontri investigativi effettuati da polizia e guardia di finanza.

LE ALTRE PERQUISIZIONI

Ma l’operazione anti-terrorismo condotta a Foggia dalla Digos di Bari e Foggia con il supporto della Divisione centrale della polizia di prevenzione nonché dal Gico della guardia di finanza per quanto riguarda la parte patrimoniale, oltre a portare all’arresto per associazioni ai fini di terrorismo e apologia del terrorismo del 58enne egiziano presidente del centro culturale islamico Al Dawa hanno interessato anche altri soggetti. Come riferito da La Repubblica, perquisizioni personalie e domiciliari a tappeto hanno riguardato altre 3 persone, così come la sede dell’associazione culturale in cui operava il 58enne è stata prima perquisita e poi posta sotto sequestro preventivo. Gli inquirenti, che hanno accertato l’attività dell’uomo come insegnante di religione di diversi bambini, hanno effettuato inoltre delle verifiche su una serie di conti correnti a lui riconducibili per accertare la presenza di eventuali punti di contatto di natura economica con l’Isis.